Piero Soria, la Stampa 3/10/2013, 3 ottobre 2013
TOM CLANCY E IL SUO ALTER EGO A CACCIA DI OTTOBRE ROSSO
Tom Clancy è morto a 66 anni nella sua Baltimora dopo un disperato ricovero in ospedale. Per tutti rimarrà l’uomo che ha inventato Jack Ryan, l’eroe col volto cinematografico di Harrison Ford.
Il suo primo grande successo è stato La grande fuga dell’Ottobre Rosso, un esordio col botto a soli 29 anni, ispirato da un fatto di cronaca veramente accaduto, cioè il tentativo di diserzione di una fregata russa nel mare di Svezia. A quel tempo Jack Ryan era un semplice agente della Cia dotato di grandi intuizioni e di buon coraggio. Ma la successiva epopea, durata una quindicina di romanzi, l’ha elevato via via di grado e di onori, sino a condurlo alla presidenza degli Stati Uniti.
Clancy aveva lo spionaggio nel sangue. Le sue storie tra tecnologia e Guerra fredda sono sempre state colorate dal quel suo animo profondamente di destra che gli aveva fatto amare Reagan oltre misura. Patriottico a oltranza, è sempre stato affascinato dalla vita militare da cui però era stato escluso a causa di una fortissima miopia, adattandosi così a un’esistenza da civile piuttosto detestata, soprattutto quando si era dovuto adattare a fare l’assicuratore per campare e pagarsi gli studi. Sempre però scribacchiando e costruendosi nella mente fattezze e carattere di un protagonista che riuscisse a fare col sogno ciò che lui non era riuscito a imporre alla realtà. Una sorta di doppio, un amico con cui dissipare le frustrazioni.
Ed eccome se ci è riuscito: le carriere di Tom e Jack, col successo, sono cresciute quasi di pari passo. A Washington si mormorava che Clancy fosse diventato in breve uno dei consiglieri più ascoltati dei Presidenti e dei pezzi grossi di Langley. Una sorta di superconsulente che, con le doti tipiche del grande scrittore e dello sceneggiatore di classe, riusciva a immaginare scenari politico-militari là dove gli altri tentennavano. A conferma delle sue frequentazioni «riservate», da lui sempre negate, un ricordo personale: mi è capitato una volta di rifare dopo qualche tempo il numero che mi aveva dato per un’intervista telefonica, e sono stato massacrato dal suo stupore che l’avessi conservato e richiamato, accusandomi di aver infranto una sorta di regola segreta, un patto di fiducia. Avrei dovuto cancellarlo per sempre dalla mia mente e dalla mia agenda: era un’informazione «sensibile». Così era il tipo: gentile ma militaresco, vagamente arrogante, mascella quadrata, occhiali a specchio a riflettere perennemente domande e questioni dei suoi interlocutori, studioso instancabile di metodi e tecnologia da guerra, il cappelletto da baseball sempre piazzato in testa, tattica e strategie il suo pane quotidiano.
Di certo le amicizie nell’ambiente gli hanno aperto innumerevoli porte, offrendogli la possibilità di imbarcarsi su sottomarini, navi, aerei (anche Stealth), elicotteri e di entrare nelle più segrete «sale giochi» da battaglia elettronica. La sua passione l’ha addirittura portato a procurarsi un Hummer e un carro armato M4 Sherman del 1943 (regalatogli per Natale dalla moglie Wanda, da cui ha divorziato nell’88, e dai suoi quatto figli). Inoltre possedeva un poligono personale sotterraneo, dove amava sparare con la sua pistola, una Beretta 92F. Ciò nonostante, non si può dire che abbia vissuto una vita esagerata se non nelle sue fantasie. Jack Ryan è stato il suo compagno assoluto, l’alter ego quotidiano che difendeva i sacri confini della patria e il modello di vita americano, che incarnava ogni aspetto del suo pensare politico e sociale.
Di origine irlandese, l’ha fatto crescere dal basso, lui figlio di Emmet William Ryan, sottotenente della squadra omicidi, veterano della Seconda guerra mondiale. Sua madre, Catherine Burke Ryan, era infermiera. Diplomato alla Loyola High School a Towson, nel Maryland, Jack si laurea in storia al Boston College, e serve come secondo tenente dello United States Marine Corps. Assegnato alla portaelicotteri Guam, rimane vittima di un grave incidente a Creta. Riporta lesioni alla schiena che pongono fine alla sua carriera militare. I suoi genitori muoiono solo 19 mesi dopo in un incidente aereo. La combinazione dei due eventi porta Ryan a odiare il volo, fobia che non lo abbandonerà mai del tutto. Poi Jack si innamora di Caroline Muller (detta Cathy), una studentessa di medicina, che sposerà dopo poco. Si dedica alle attività di Borsa alle dipendenze del suocero. Accumulato un mucchio di soldi, si ritira per dedicarsi all’insegnamento della storia. Poi, la Cia. Chissà: le biografie di Tom e di Jack non hanno molti punti in comune, ma è come se fossero la stessa persona. Indissolubilmente legate a Attentato alla corte d’Inghilterra, a Il cardinale del Cremlino, a Debito d’onore, a Potere esecutivo, a La mossa del drago e a I denti della tigre, tanto per citare i titoli più noti assieme a Ottobre rosso.
A loro si sovrappone indissolubilmente l’immagine di Harrison Ford, altro compagno fedele di una vita, a formare un trio di moschettieri che hanno segnato un’epoca e un modo di raccontare con vigore gli anfratti più misteriosi della storia.