Silvia Fumarola, la Repubblica 3/10/2013, 3 ottobre 2013
PAOLO BONOLIS
ROMA
Trionfo dell’egocentrismo, la porta del camerino è rivestita con una sua gigantografia. «Ha visto i miei amici che scherzo mi hanno combinato?» ride Paolo Bonolis «e questo è niente». Niente, rispetto alla copia del quadro di Warhol con i barattoli delle zuppe Campbell che riproducono la sua faccia. Studi Titanus, sulla Via Tiburtina, fortino Mediaset per le produzioni; Avanti un altro! è il circo preserale di Canale 5 di cui Bonolis, parole sue è «domatore, clown e qualche volta spazzo anche la cacca dei cammelli ». Cinico, veloce, folle, tutto improvvisato «perché lo confesso, la vecchia che cade mi fa ridere, mi piace il lato grottesco dell’esistenza. Ma la cattiveria non mi appartiene, gioco perché sto bene con le persone, è il cinismo classico alla Alberto Sordi. A 52 anni mi toccano il sedere, bacio le vecchie, non mi preoccupo di niente».
Bonolis, è di un maschilismo tremendo.
«Perché scherzo con la pin up?, è un cartone animato. Dico quello che pensano tutti. Se la concorrente non riesce a sedersi non resisto: “Non è lo sgabello che è alto, è lei che non supera la metrata”. Ridiamo insieme».
Come vede la stagione televisiva?
«Ci sono le stesse persone che si azzuffano, come sfogliare per la centesima volta le foto del matrimonio. I conduttori si spostano da un trasmissione all’altra per fare quello che facevano nella precedente. Per questo hanno successo le fiction, almeno cambia la trama».
I talk show, a parte rari casi, sono in crisi.
«Per forza: la notizia è una e la spolpano tutti».
Maria De Filippi ha detto che l’informazione di Mediaset è a senso unico. Che ne pensa?
«L’informazione non può che essere di parte: un tempo si davano notizie, oggi si vendono. Deve aiutare qualcuno e colpire qualcun altro. Forse Mediaset, agli occhi di Maria, ha “un presunto padrone”. La Rai ne ha diversi, non è più democratica perché una volta privilegia uno e la successiva un altro».
Un po’ riduttivo. Il “presunto padrone” è Berlusconi. Anche lei, Bonolis, lavora per lui.
«Mai posto il problema, ma riflettuto sulla necessità di dovermi porre argini rispetto alle mie intenzioni o doverle cosmetizzare. Non sono proprietario di tutto quello che faccio».
Ha lavorato in Rai e a Mediaset: dove si è sentito più libero?
«Al momento faccio ciò che mi piace. La libertà è un’illusione in ogni settore, è la capacità di accettare le libertà altrui. Le libertà delle aziende Rai e Mediaset non collimano con le tue, sono i limiti dettati dalla politica e dall’interesse».
Allora dove ha avvertito di più l’influenza della politica?
«Non esiste la politica in Italia, si vuole raccontare la realtà ma non gestirla. I problemi sono gli stessi da 50 anni, e diciamo di essere un popolo intelligente: se non siamo riusciti a risolverli o non siamo così intelligenti o c’è interesse a mantenere uno stallo nel quale la politica ricava la sua ragione d’essere».
Una visione tremenda, non crede?
«La politica vive di partigianerie, c’è bisogno di un nemico. Manca una politica economica che dovrebbe determinare le scelte conseguenti perché l’Italia è un Paese utile ma non conta. Dal Piano Marshall siamo uno scaffale degli Stati Uniti. Perché dobbiamo comprare gli F35?».
Va a votare?
«No. Da un bel po’ ho perso qualsiasi ideale. Berlusconi è uno dei tanti diversivi, la destra e la sinistra sono l’uno il fornitore di alibi dell’altro. Non riesco a vedere un progetto, però mi sento con Matteo Renzi».
Strana coppia, che vi raccontate?
«Ragioniamo. Sarà per l’età, sarà perché è libero di testa, prova ad avere una visione del Paese. Significa non doversi preoccupare di andare a comprare la rosetta giorno dopo giorno e svoltare il quotidiano, ma di capire come pianificare la spesa di un mese. Ognuno invoca obiettivi che poi non raggiunge».
Si confronta con Renzi: ci ha mai provato con Berlusconi?
«L’ho incontrato un paio di volte, è molto simpatico, ma non lo sento. Forse qualcuno lo farebbe volentieri ma nessuno può garantire che il Cavaliere ascolterebbe».
Tornando alla tv, fa un solo programma: un po’ poco, no?
«Nessuno vuole investire, io ho la fortuna di fare un programma che mi piace e piace al pubblico. Ci siamo inventati il format con gli autori, è venduto in otto paesi. Odio i quiz, che m’importa di vedere chi dà risposte esatte? Mi diverte lo show».
Eppure aveva costruito un progetto ambizioso come “Il senso della vita”...
«Era forte ma per la seconda serata ha un costo eccessivo e in prima serata non porta i numeri di cui Mediaset ha bisogno».
È vero che prepara il nuovo “Scherzi a parte”?
«Davide Parenti mi ha presentato un progetto che mi è piaciuto, ma non ci siamo più sentiti».
Perché il varietà è sparito?
«Il varietà dei professionisti è stato sostituito dalla varietà degli esseri umani che garantiscono una imprevedibilità maggiore».
Il suo contratto scade quest’estate, gira voce che torni in Rai.
«Non ne so niente. Dipende da cosa andrei a fare. Non è elegante parlare di soldi ma guadagnavo dodici miliardi lordi a Mediaset, e passai in Rai a prenderne uno. Conta quello che fai».
Rifarebbe il Festival di Sanremo?
«Nel 2005 e nel 2009 l’ho costruito, bella esperienza. Oggi non ci penso, è un impegno importante. Nessuno me l’ha chiesto».
Cosa guarda in tv?
«La seguo poco. Mi manca sempre Corrado Guzzanti: qualsiasi cosa faccia mi fa ridere».