Irene Maria Scalise, la Repubblica 3/10/2013, 3 ottobre 2013
NIENTE INGLESE, SIAMO ITALIANI TUTTI A LEZIONE DI RUSSO E CINESE
Siamo tutti russi, arabi e cinesi. C’è Francesco che ha una moglie russa e sogna di riuscire a dirle “ti amo” senza traduttore. E Marco, architetto, che andrà a vivere negli Emirati ma conosce soltanto una parola: shukran.
Oppure Lucia, che deve gestire i rapporti con il mercato cinese. Sono solo alcuni dei tantissimi italiani che, negli ultimi mesi, hanno deciso d’investire il loro tempo nello studio di russo, cinese e arabo. È già un boom quello degli idiomi di un futuro che, a quanto pare, è già presente. Difficile fare un calcolo esatto, tra corsi privati, lezioni casalinghe e università, ma si stima siano parecchie decine di migliaia. E continuano ad aumentare. I motivi? Il lavoro, per chi ce l’ha e per chi lo cerca. Ma ci si mette anche il cuore: sono sempre più, infatti, i matrimoni misti. E le scuole d’inglese, costrette a combattere la nuova concorrenza, propongono corsi low cost.
Dal Sant George Institute di Roma non hanno dubbi: «Negli ultimi anni abbiamo registrato un aumento del 40 per cento di iscritti ai corsi di arabo, cinese e russo. La Cina è sempre più forte economicamente ma molti manager arrivano da noi disperati perché i cinesi non parlano inglese e lavorare con loro è impossibile». Precisa Rossanna Fulchini, responsabile della scuola Alce di Bologna: «Quasi sempre è il business a spingere gli italiani verso queste lingue. Chi studia il mandarino o il russo lo fa perché è in qualche modo coinvolto in attività di import- export, ma ci sono anche molti medici che vanno a lavorare in ospedali all’estero». Un target giovane è quello segnalato dall’Istituto di lingua russa di Roma: «Le iscrizioni sono salite del 20 per cento e se prima gli studenti si avvicinavano per interesse culturale, adesso lo fanno per completare la loro formazione universitaria con soggiorni studio all’estero». Diversa la fotografia dell’Associazione Italia-Russia di Milano: «L’età dello studente-tipo è tra i 25 e i 40 anni, il motivo è professionale e la crescita d’iscrizioni nell’ultimo anno è stata del 49 per cento».
Ma russo, cinese e arabo fanno concorrenza al “tradizionale” inglese anche nei piccoli centri. Spiega Monica Bossola di Hablando, in provincia di Verona: «Le richieste per i corsi d’inglese arrivano dagli studenti che hanno “debiti” mentre a mandarino, arabo e russo si iscrivono molti manager di aziende che operano nel settore del tabacco o dell’arredo ». Target ampio anche quello della Wall Street di Genova: «Negli ultimi anni la richiesta per russo, arabo e cinese è salita del 15 per cento e la forbice si è allargata, dai giovanissimi sino ai manager cinquantenni. Ma gli allievi con i capelli grigi sono in aumento».
Cambiano le motivazioni all’Istituto per l’Oriente Carlo Alfonso Nallino di Roma. «La metà sono universitari che vogliono conoscere l’arabo per arricchire la propria formazione» — spiega il responsabile della scuola, Fabio Pietrobarbaro — «l’altra metà ne hanno bisogno per professione o perché sono nati in Italia ma non vogliono perdere contatti con i parenti nel Paese di origine». Se nel 2000 erano circa 2 milioni i “non cinesi” che studiavano la lingua oggi sono più di 50 milioni. E per gli appassionati del mandarino l’indirizzo più popolare è quello degli istituti Confucio.
«La crescita degli studenti è vertiginosa» — dicono dalla sede di Roma — «aumentano i bimbi perché i genitori vogliono investire sul futuro dei figli e il cinese diventa la seconda lingua».
E l’inglese? Vista la concorrenza le scuole abbassano le tariffe. E l’offerta diventa low cost.
Le più allettanti sono quelle dei gruppi di acquisto. Come Groupon, che offre un corso british a 79 euro invece di 790 (sconto del 90%). La New York School di Roma propone singole ore a 7,80 euro l’ora. C’è poi lo Shenker Low Cost a 10 euro l’ora, l’Istituto Scolastico Internazionale 48 ore per 270 euro e il British Centre a 8 euro l’ora.