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 2013  ottobre 03 Giovedì calendario

«GLI ULTIMI MINUTI DI GIULIANO UNA TELEFONATA, POI L’INFARTO»


ROMA — Si erano conosciuti parlando di cinema. Lei, Daniela Baba Richerme, critico cinematografico e inviato speciale del Giornale Radio Rai. Lui Giuliano Gemma. «Era il 1985, al Festival di Nizza. Gli avevo chiesto un’intervista — racconta Baba a stento, con voce rotta dal dolore — ma non era stato facile ottenerla, perché Giuliano era impegnatissimo, tra i protagonisti insieme a Sergio Leone di una settimana-omaggio interamente dedicata al cinema italiano». Poi si erano persi di vista, finché una decina d’anni dopo si sono ritrovati, sempre parlando di cinema: «A un altro festival. Lui stava faticosamente ricomponendo la sua vita, dopo la grave perdita della moglie. Iniziava a riaffacciarsi alla normalità. Cominciammo a frequentarci». L’11 settembre 1997 si sono sposati a Roma: «Fu il nostro amico Francesco Rutelli a celebrare il matrimonio. Una cerimonia semplicissima. Non riuscimmo nemmeno fare la luna di miele, perché Giuliano era impegnato nelle riprese di un film a Marsiglia. Ma la nostra — aggiunge tra le lacrime — è stata una lunga luna di miele. Lui è stato il grande amore della mia vita».
Il giorno dopo la scomparsa dell’attore, la moglie Baba tenta penosamente di raccogliere le idee: «Non riesco a rendermene conto, non riesco a capire che lui non c’è più. Continuo a chiamarlo e lui continuerà a chiamarmi come ha fatto anche ieri, dicendomi “Pisi? — questo era il nomignolo che mi aveva dato — a che ora arrivi? Quando rientri a casa?”. Io ero in redazione, stavo lavorando... Poi, verso le 18, un’altra sua telefonata, mi dice “ho avuto un incidente, mi fa male una gamba, sono in ospedale...”. Come, in ospedale? Che è successo?, gli dico io... Mi sono precipitata, ma quando sono arrivata... — la commozione le si infila in gola e le parole tacciono, poi Baba trova la forza di sussurrare —. I medici mi hanno detto “Signora la situazione è molto critica, arresto cardiaco”. Non ho fatto in tempo a vederlo ancora vivo». La camera ardente sarà in Campidoglio domenica e lunedì i funerali a Santa Maria dei Miracoli a piazza del Popolo.
Un fiume di ricordi, di emozioni, di indimenticabili esperienze vissute accanto a una star del grande schermo: «Sì, ma non si è mai atteggiato a divo. Nonostante fosse un attore conosciuto in tutto il mondo che ancora oggi riceveva montagne di lettere dai fan, era la persona più semplice, umile, modesta che io abbia mai conosciuto nel suo ambiente. Non si prendeva sul serio e io, per questo, a volte lo rimproveravo. Era una persona che non si poteva non amare».
Baba aveva vent’anni di meno: «Sì, ma lui ne dimostrava almeno dieci di meno. Scherzavamo spesso sulla differenza d’età. Una volta — racconta — eravamo sposati da poco e, durante un ricevimento al Quirinale, una persona riferendosi a me gli chiese “È la tua figlia maggiore?”. Giuliano sbottò a ridere rispondendo “No, è mia moglie! Me la sono scelta giovane!”».
Gemma era padre di due figlie, Vera e Giuliana, nate dal primo matrimonio, e nonno felice di due nipotini, Stella e Maximus. «Io adoro le figlie di Giuliano, siamo sempre state tutta una famiglia. Dalla nostra unione, però, non sono nati altri figli: non sono venuti, ma non abbiamo insistito molto per averne». Un’unione perfetta, la loro, con gli stessi interessi per il cinema, il teatro, l’arte... «Era uno scultore bravissimo e autodidatta — sottolinea orgogliosa — ha realizzato statue in bronzo anche di due metri, come un gigantesco Chaplin... e poi avevamo la stessa passione per gli animali». Litigi? «Solo quando fumava. Non volevo e lo faceva di nascosto: mi arrabbiavo quando gli sentivo addosso la puzza di fumo e lui mi prendeva in giro, definendomi un “cane da tartufi”». Gli piaceva scherzare. «Sempre, e amava prendersi in giro. Sere fa eravamo in pizzeria. Un gruppo di giovani seduti al tavolo di fianco. Uno di loro viene da noi e gli dice “Signor Gemma, devo assolutamente farmi una foto con lei, perché per me è un mito”. E lui, ridendo, ribatte “Meno male che non mi hai chiesto di farti un autografo per tua madre!”».
Un antidivo davvero speciale: «Peccato che il cinema italiano, negli ultimi anni, lo abbia dimenticato», si rammarica Baba. Fa un sospiro e pensa con orrore a trascorrere la seconda notte senza di lui. «Non ho fatto in tempo a dirgli che avrei voluto diventare vecchia al suo fianco».