Davide Frattini, Corriere della Sera 3/10/2013, 3 ottobre 2013
PALLIDA, SMAGRITA, SPETTINATA I TORMENTI DI ASMA ASSAD
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Il viso smagrito, i capelli disordinati, gli occhi che fissano sbarrati l’obiettivo. Asma Assad è vestita di nero come la donna che circonda con il braccio per la foto ufficiale: sta incontrando a Damasco i parenti dei soldati uccisi nei ventidue mesi di guerra. In un altro scatto abbraccia una vedova in lacrime, la didascalia spiega che la moglie del presidente Bashar «ha già incontrato quattromila famiglie in tutta la Siria».
Le immagini sono meno tranquillizzanti di quelle di solito diffuse dal regime. In passato Asma, 38 anni, è stata esibita sorridente vicino agli studenti migliori dell’anno, mentre accompagna i tre figli a scuola come se nella Damasco sotto assedio fosse tutto tranquillo o seduta sull’erba a parlare con gli scout durante un campeggio estivo. Sempre con il viso sereno, l’acconciatura appena risistemata, inquadrature così contrastanti rispetto al conflitto che sta demolendo il Paese da generare reazioni indignate su Internet. Nata e cresciuta a Londra, fino alla rivolta era considerata «un raggio di luce — definizione del settimanale francese Paris Match — in una nazione dalle molte ombre». Adesso la paragonano a Maria Antonietta.
La pagina Instagram della presidenza è stata inaugurata a luglio con l’obiettivo di mostrare che la vita della coppia al potere va avanti senza scossoni. Chi non appare mai nell’album di famiglia è Maher, il fratello minore del leader: avrebbe potuto essere il successore scelto dal padre Hafez e lasciare il fratello maggiore Bashar agli studi di chirurgia oculistica in Gran Bretagna, se a una cena di quindici anni fa non avesse sparato nello stomaco al cognato Assef Shawkat, già allora uno degli uomini più potenti del Paese. Assef aveva osato replicare all’ordine di starsene fuori dagli affari politici di casa (anche se è il marito di Bushra, primogenita e unica figlia femmina di Hafez).
Troppo anche per il clan, che ha incanalato gli impulsi feroci di Maher nell’esercito e gli ha dato da comandare la Quarta Divisione corazzata, quindicimila uomini per la maggior parte alauiti come lui, la minoranza al potere in Siria da oltre quarant’anni. I ribelli accusano la 155a Brigata, agli ordini proprio della Quarta Divisione, di aver lanciato i razzi con gli agenti chimici nel bombardamento del 21 agosto.
Assef è morto nell’attentato a Damasco del 18 luglio 2012 che ha colpito i vertici militari, Bushra si è ritirata a Dubai accompagnata dalla madre Anisa. Le due donne più forti della famiglia se ne sono andate, tra le poche persone con una grande influenza su Bashar. Restano i due fratelli: a Damasco si sono spenti gli slogan dei lealisti che invocano un ruolo più importante per l’Assad guerresco: «Bashar a lavorare in ospedale, Maher al comando». È il presidente ad apparire in prima linea, mentre il generale resta nell’ombra. Anche perché Maher sarebbe rimasto ferito nell’attacco del 18 luglio, gli oppositori sostengono che avrebbe perso una gamba.
Gli analisti paragonano il rapporto tra Bashar (48 anni) e Maher (di un paio più giovane) a quello tra il capostipite Hafez e il fratello minore Rifaat, che ha guidato le forze d’élite incaricate della repressione negli anni Settanta-Ottanta fino a quando non ha voluto troppo potere per sé ed è stato spedito in esilio. Eppure Maher non sembra ambire alla presidenza. Di lui si è sempre saputo molto poco, chi lo ha incontrato racconta del suo disinteresse per la politica: nelle riunioni governative — dicono — si rianimava solo quando gli raccontavano qualche gossip sulle cantanti e attrici arabe.