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 2013  ottobre 02 Mercoledì calendario

LONDRA, BASTA ALLA LEGGE SUI DIRITTI UMANI


A poco meno di due anni dalle prossime elezioni, la Gran Bretagna sembra vivere una campagna elettorale permanente. Qualche giorno fa il segretario laburista Ed Miliband aveva detto che i caso di vittoria nel 2015, il Labour bloccherà le tariffe dell’energia. Ieri, al congresso conservatore di Manchester la ministra dell’Interno Theresa May ha promesso di cancellare la legge sui diritti umani (voluta dai laburisti nel 1998 per armonizzare la legge britannica con la convenzione europea), che impedirebbe al governo di espellere gli immigrati colpevoli di reati, come rumorosamente chiede la grancassa dei media popolari e conservatori.
Tra un paio di settimane dovrebbe vedere la luce, ha promesso dal palco la ministra, una nuova legge sull’immigrazione che consentirà di rispedire a casa almeno i criminali. Lo scorso anno il ministero aveva approvato, con l’appoggio del parlamento, una direttiva in tale direzione, che però era stata resa inefficace dagli appelli in tribunale degli immigrati, spesso vittoriosi.
Con involontari echi berlusconiani, la May ha detto: «Alcuni giudici hanno scelto di ignorare il parlamento e hanno messo la legge al servizio dei criminali piuttosto che dei cittadini. Ora voglio mandare un chiaro messaggio a quei giudici: il parlamento chiede che la legge stia dalla parte della gente, la gente chiede che la legge stia dalla propria parte e i conservatori nel governo metteranno la legge nelle mani della gente una volta per tutte».
Un’ovazione scuote la platea, tutta per Theresa «piccole-lady-di-ferro-crescono» May, la donna che dopo decenni di impotenza governativa, è riuscita a cacciare l’islamista radicale Abu Qatada. Pazienza se in Gran Bretagna il predicatore non avesse commesso alcun reato. In fondo è la retorica vincente con cui l’Ukip, il partito anti-europeo e anti-immigrati di Farange, ha eroso i voti conservatori in questi ultimi anni.
Il verbo che i tory al governo pronunciano con più voluttà è tagliare: il cancelliere Osborne vorrebbe tagliare qualsiasi cosa ma specialmente il welfare. La ministra dell’Interno invece ha detto che taglierà i possibili casi di ricorso degli immigrati da 17 a 4. Spera così di dimezzare gli attuali 70 mila appelli l’anno. Non solo: «I criminali stranieri saranno deportati e potranno fare appello solo dall’estero».
Il nemico numero uno del ministero è di conseguenza la Convenzione europea per i diritti umani. «È chiaro che se la condizione per realizzare la nostra nuova legge sull’immigrazione sarà di abbandonare la Convenzione europea, lo faremo senza esitazione». Il primo ministro Cameron già nei giorni scorsi aveva detto che Londra potrebbe lasciare la Convenzione. Ieri si è affrettato ad applaudire e ha dato il suo sostegno a una «legge britannica sui diritti».
La battaglia conservatrice rischia di porre dei problemi con gli alleati liberal-democratici al governo: il vicepremier Nick Clegg aveva da poco detto che la legge non si tocca. Tim Hancock, dirigente di Amnesty Uk ha dichiarato: «Il rullo di tamburi che annuncia l’indebolimento della protezione dei diritti umani è preoccupante, il rischio è di limitare l’accesso alla giustizia in questo Paese».
Mentre il partito tuona contro i diritti umani (o perlomeno quella che giudica una loro distorsione) in casa, il ministro Hague continua a farne un pilastro della politica estera e flagellare tutti quei Paesi che non li applicano.