Paolo Siepi, ItaliaOggi 2/10/2013, 2 ottobre 2013
PERISCOPIO
Telecom è un’azienda che, da tempo, è messa male. Roba da stendere i tappeti rossi a chi volesse comprarla. E invece noi facciamo il contrario. Cose da matti. L’isteria collettiva su Telecom puzza molto di bruciato. C’è un problema di italianità? In che senso, che delle corposissime perdite dovremmo farcene carico noi italiani? No, grazie, abbiamo già dato. C’è un problema di sicurezza? Peccato scoprirlo troppo tardi. C’è un problema relativo alla rete? Speriamo che gli spagnoli se ne facciano carico e accendiamo un cero di ringraziamento. Antonio Salvi, preside della facoltà di economia Università Lum «Jean Monnet». Il Giornale.
È incredibile che un paese come l’Italia, di grande tradizione nell’industria dell’auto, oggi produca solo 400 mila vetture mentre la Spagna ne fa 2 milioni. Non è un problema solo di costo dal lavoro, la verità è che non siamo capaci di produrre vetture di lusso. Romani Prodi. Corsera.
No, qui da noi, per il concorso esterno bisogna prima aver vinto quello interno. Massimo Bucchi. il Venerdì.
Ho trovato nella camera americana di Guido, tuo nipote, accanto al tricolore appeso al soffitto sopra il suo letto come una zanzariera nelle zone tropicali perché sia l’ultima cosa che vede prima di addormentarsi e la prima quando si sveglia, tra i gagliardetti del Milan e la foto autografa di Enzo Ferrari che tu gli facenti avere, un ritaglio di giornale con la faccia di Mussolini. Proprio una delle pose più grottesche, quelle con il Nostro in divisa da Caporale della Milizia, le mani sui fianchi, il petto in fuori e la mascella volitiva. Avrei preferito sorprenderlo con una copia di Playboy. Guglielmo e Vittorio Zucconi: La scommessa - Cento ragioni per amare l’Italia. Rizzoli.
Se sei una femminuccia non sei costretta a tener conto, fin dall’adolescenza, delle dimensioni delle tue parti intime. Non è detto che se non ti piace il calcio tu sia gay. E il tuo organo sessuale è uno dei più efficaci strumenti di potere del mondo. Quando cambi canale non devi fermarti ad ogni scena di nudo femminile. E sei single, la tua casa si distingue da una cuccia per cani. Ma sì, diciamolo pure, è proprio gajardo essere donna. Se sei bona, te la puoi tirare. Trovi sempre qualcuno che ti paga la cena. E in caso di separazione il figlio è sempre tuo. Puoi parlare e pensare a due cose contemporaneamente. Ti capita spesso. Puoi entrare in profumeria e spendere una cifra folle senza chiederti se sei lesbica. Puoi avere un amico senza desiderarlo come amante. Non corri il rischio di fare un figlio a settant’anni. E non ti devi preoccupare di «fare cilecca». Quando è il tuo compleanno non ricevi in regalo la solita cravatta. Riesci a farti togliere la multa dai vigili allargando il torace e dicendo che il semaforo era «rosa». Puoi cambiare look quando ti pare. Puoi arrivare in ritardo ed essere comunque giustificata. Se hai qualche cosa di pesante da portare c’è sempre qualcuno disposto a farlo per te. Enrico Vanzina: Commedia all’italiana. Newton Compton editori.
Sole a catinelle l’ultimo film di Checco Zalone. Ansa.
Mio padre faceva il carbonaio, mia madre era una mestrina. Lei si innamorò di quest’uomo strano, un donnaiolo impenitente. Soffrì di gelosia come io avrei sofferto per tutto il resto. Abitavamo a Roma, in via Gesù e Maria, una traversa di via del Babuino. Proprio davanti casa c’era un postribolo. Un altro era in via Laurina, uno in via della Fontanella, e uno in via Panisperna. Li ho frequentati, a volta ci andavo senza una necessità precisa. Per fiutare l’ambiente, perdendomi in certe sensazioni. Erano luoghi di interclassismo patetico e di superflue perversioni. Frequentato da vecchi renitenti alla leva del tempo che passa. Di non rassegnati. Ma anche luoghi creativi. Un grande latinista, Antonio La Penna mi diceva: «Luca, a me le migliori idee sono venute al casino». Luca Canali, latinista. Repubblica.
Perfino le coppie «Dink» (Double income, no kids= doppio stipendio, nessuno figlio) oggi sono in difficoltà perché il loro benessere è minacciato. Nessuno riflette sul fatto che il ceto medio s’è impoverito perché si sono accorciate le distanze (di reddito e di status) dai tempi in cui un normale professionista poteva pagare un paio di cameriere con un miserabile salario (e non c’era termosifone nella chambre de bonne). Per di più, in pochi anni, il potere d’acquisto è crollato. Quando Berlusconi promise pensioni minime di lire 1 milione al mese, molti lo sbeffeggiarono come il solito baùscia. Oggi, chi incassa una cifra teoricamente paragonabile (5-600 euro) «non arriva alla quarta settimana». Giuliano Zincone. Il Foglio.
La mia colpa è di non aver mai avuto una terra, è per questo che dico che la mia patria è la fisarmonica. Jovica Jovic, rom, in La vita meravigliosa di Jovica Jovic. Feltrinelli.
A vedere gli uccelli in gabbia viene in mente la bella favola di Leonardo da Vinci (due secoli prima di La Fontaine) del «Calderugio». Un cardellino, non trovando più i figlioletti, li cerca disperatamente, finché li trova, pigolanti, prigionieri di una gabbietta. Col becco cerca invano di spezzarne le sbarre e, non riuscendoci e non resistendo a vederli soffrire così, li avvelena con l’erba tortomaglio. «L’uomo è il guastatore di ogni cosa creata» stava scritto già nel Libro delle profezie. E vengono in mente i delicati versi in veneziano di Andra Longega: «Gavé mai visto / i osèleti quando mor / che la testina tuta piume / no ghe sta più su?». Vivian Lamarque. Corsera.
Il terrazzo è, si sa, il regno della biancheria da stendere. Mbè, lei, certe mattine di tramontana, pareva che dovesse volà via pure lei, come un bolide da una pista di lancio di una portaerei. Co quele quattro bombe che ciaveva attaccate, davanti e di dietro. Carlo Emilio Gadda: Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Garzanti, 1957.
Perchè gli ebrei hanno tutti un naso enorme? Perchè l’aria è gratis. M.A. Ouaknin, D. Rotnemer: Così giovane e già ebreo, a cura di Moni Ovadia. Piemme.
Walter Chiari. Il ragazzo della via Bluff. Marcello Marchesi: Il Dottor Divago. Bompiani.
Dallo sguardo del medico, capisco come sto. Roberto Gervaso. il Messaggero.