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 2013  ottobre 02 Mercoledì calendario

NEW YORK COSTRETTA A CHIUDERE LA STATUA DELLA LIBERT


LA CITTÀ
NEW YORK I treni arrivano in orario, la metropolitana continua a marciare 24 ore al giorno e i taxi corrono per le strade disputando il traffico agli autobus. A prima vista la città di New York è “Open for Business”, aperta come ogni giorno dell’anno, ignara della tensione politica a Washington e dei tagli automatici alla spesa federale che sono scattati lunedì mattina. La prima risposta che la città ha dato all’emergenza che si è venuta a creare è stata una spallata di fiducia, con la borsa di Wall Street in decollo fino dalle prime battute dell’apertura settimanale. Il sindaco Bloomberg ha assicurato che manterrà tutti i servizi vitali per tutta la durata della crisi.
Sotto la solidità ostentata comunque affiorano i segni del disagio a cominciare dagli aeroporti cittadini. I controllori del traffico aereo sono al lavoro, così come il personale di sicurezza che controlla i passeggeri, quindi gli aerei arrivano con regolarità nell’area metropolitana. Ma gli uffici che rilasciano i visti ai visitatori stranieri lavorano già a ranghi ridotti da ieri, e alla lunga potrebbero inceppare il lavoro delle ambasciate e dei consolati. La posta continua invece a circolare, fedele al motto che la vuole inarrestabile.
In alcuni punti nevralgici della città sono apparsi cartelli che annunciano la chiusura dell’accesso ai turisti. Sono le aree di proprietà del governo, o amministrate da una delle sue agenzie. Quindi niente più coda per qualche tempo di fronte all’imbarco del traghetto che porta all’isolotto della statua della Libertà, e tantomeno a Ellis Island, meta di pellegrinaggio per chi cerca tracce di parenti immigrati negli Usa. I maggiori musei cittadini sono tutti aperti, e non soffriranno di nessuna interruzione perché la loro amministrazione è in mano al municipio e ai privati piuttosto che al governo centrale. Fanno eccezione il palazzetto neoclassico che sulla Quinta Avenue ospita il Cooper Hewitt, museo del design, e il Museum of the American Indian, che sulla punta di Manhattan di fronte alla baia racconta il passato dell’isola prima dello sbarco dei coloni.

CINQUANTAMILA LAVORATORI
Il blocco della spesa federale ha sospeso dal lavoro a New York circa 50.000 lavoratori. Sono a casa senza stipendio e quindi meno disposti a spendere in ristoranti e negozi, e presto l’effetto negativo del risparmio forzato si farà sentire con il solito volano che allargherà le perdite ad altri settori commerciali. È ancora presto per capire quanto peserà la loro assenza, e se si tradurrà in disagio per i cittadini. Si sa invece già che a New York come nel resto dell’America, tra meno di dieci giorni i tribunali saranno paralizzati dall’incapacità di pagare il salario dei giudici e degli uscieri. Questa è forse la incognita più grave in una città ad alta densità di popolazione, dove i processi criminali si incrociano con quelli per la protezione di interessi vitali, nel commercio come nella finanza.
I ristoranti sono tutti aperti, ma gli ispettori sanitari scarseggiano. Da ieri quindi il sistema di controllo che negli ultimi anni ha funzionato come un orologio, con le pagelle dell’igiene dei locali esposte in buona mostra in vetrina, sono a rischio.
Chiudessero almeno anche gli uffici di riscossione delle tasse federali. Quelli no, si è affrettata a dichiarare l’amministrazione. Resteranno aperti, e per giunta chi ha lagnanze o domande da rivolgere al fisco troverà invece chiusi gli sportelli e le linee telefoniche dell’ufficio reclami.
Fl. Pom.