Valeria Di Corrado, Il Tempo 2/10/2013, 2 ottobre 2013
GARE, RIPICCHE, REGOLE INFRANTE ECCO LA TRISTE VERITÀ SU TULLIANI
[Guido Paglia]
«L’entrata in scena di Giancarlo Tulliani ha distrutto non solo un’amicizia storica che mi legava a Fini da 30 anni, ma soprattutto la presenza di Alleanza Nazionale in Rai». Guido Paglia, ex direttore delle Relazioni esterne di viale Mazzini in quota An, in pensione da un anno, lo incontriamo fuori dall’aula. E’ ancora molto amareggiato da ciò che per lui ha rappresentato l’inizio della fine. Siamo a giugno del 2008. Il centrodestra è da poco tornato al potere e le nomine dei dirigenti Rai sono in discussione.
Quando incontra per la prima volta Giancarlo Tulliani?
«Una telefonata di Rita Marino, segretaria di Fini, mi preannuncia l’incontro. La prima impressione che ho di Tulliani è quella di un ragazzotto arrogante e pieno di gel. Era giovane e inesperto, ma la gioventù non è un alibi per la prepotenza. Mi spiega che il suo obiettivo è quello di metter su una società di distribuzione cinematografica. Io che conosco la Rai e il mondo dell’intrattenimento come le mie tasche, cerco di fargli capire che creare, avviare e gestire una società del genere non è come tirare un calcio al pallone. Tulliani però mi ribatte deciso che ha una grande disponibilità economica. Come se bastasse, penso tra me e me».
Come decide di comportarsi?
«Ho cercato di assecondare come potevo la sua intemperanza. Lo mandava Fini, mio amico da sempre. Non potevo dire di no. Così ho chiesto a un grafico di aiutarlo nel creare il logo della società e un sito web. L’ho messo anche in contatto con Giancarlo Leone, allora ad di Rai Fiction, e con Adriano Coni, presidente di "01 Distribuzione", società controllata dalla Rai. Ho cercato di fare il possibile, nel rispetto degli step che l’azienda prevede: in primis l’iscrizione all’albo dei fornitori. Va bene l’amicizia con Fini, ma le regole aziendali non possono essere infrante con un colpo di spugna».
E Tulliani si accontenta dell’aiuto?
«Assolutamente no. Le sue insistenze diventano sempre più tenaci, assillanti, moleste. Mi chiama continuamente. Prima di mandarlo a quel paese cerco di capire quanto Fini sia a conoscenza del suo comportamento. Mi riceve e io gli riferisco delle idee balzane del cognato. Con aria perplessa mi risponde: "Cinema? Ma la loro famiglia si occupa di costruzioni. Se vuole buttare i soldi…". Il fare di Fini era distaccato, ma solo apparentemente, visto che pochi giorni dopo perse tutto il suo distacco».
Cosa succede a quel punto?
«Tulliani ha fretta, vuole che gli venga assegnata subito qualche ricca commessa. Per l’ennesima volta provo a spiegargli le procedure Rai. Ma non c’è niente da fare, l’incontro si trasforma in uno scontro. Alla fine sono costretto a metterlo alla porta. In fondo non c’era ancora nulla che mi facesse pensare che Fini c’entrasse qualcosa. Il 18 novembre 2008 vengo convocato nel suo appartamento di rappresentanza presso la Camera dei deputati. Ci vado fiducioso. Le nomine in Rai sono temporalmente dietro l’angolo. Forse finalmente si parlerà della mia carriera, penso. La fedeltà al partito verrà ripagata. Con mio grande stupore trovo Giancarlo Tulliani seduto sul divano accanto a un Fini visibilmente imbarazzato. Dice che la società del cognato deve avere un "minimo garantito" in intrattenimento, fiction e cinema. Nel frattempo Tulliani continua ad accusarmi di aver favorito Barbareschi e la moglie di Bocchino. A quel punto gli ricordo che loro erano già in Rai prima che arrivassi io. Me ne vado scioccato dalla trasfigurazione di un amico che credevo di conoscere bene e che invece era un succube».
Da allora vi siete rivisti con Fini?
«Il 22 novembre arriva improvvisa la morte di Sandro Curzi, consigliere d’amministrazione Rai. Incontro anche Fini alla camera ardente in Campidoglio. Gli vado incontro per salutarlo, ma lui non mi dà la mano e mi dice serio "L’altro giorno ti sei comportato molto male". Resto sconcertato. Decido quindi di scrivergli una lettera accorata, rimasta senza risposta. Da allora i nostri rapporti si sono rotti, così come la mia carriera. Fini ha puntato tutto su Mauro Mazza, che a ottobre 2009 è diventato direttore di Rai Uno. L’assalto di Tulliani arriva presto anche a lui. La famosa casa di Montecarlo gli impone però maggiore attenzione. Decide di usare la società di cui è socio di maggioranza la madre, Francesca Frau. Un vero colpo di genio, non se ne accorgerà nessuno. E così ottiene delle commesse all’interno dell’intrattenimento pomeridiano di Rai1».
Valeria Di Corrado