Fabio Di Chio, Il Tempo 28/9/2013, 28 settembre 2013
RICICLA, NON SPARA, OPERA IN SILENZIO COSA NOSTRA ROMANA È «LIQUIDA»
A Roma la mafia porta i soldi del pizzo, delle estorsioni, deliri droga, e li reinveste. C’è chi fornisce documenti falsi al super latitante Matteo Messina Denaro, chi affitta camere agli stragisti in trasferta, e chi fa la pace per gestire meglio gli affari sul litorale. Cosa nostra nella Città Eterna non spara, ricicla, resta in silenzio. Le forze di polizia hanno ridisegnato la geopolitica criminale siciliana. Negli ultimi tempi, grazie al nuovo e decisivo impulso dato dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, in più zone della città sono state identificate presenze di famiglie mafiose come i Barcellonesi, i Cammarata, Vella-Corleonesi, Ciaculli, Madonia, gruppi della zona di Porta Nuova, delle famiglie Priviteri, Ribisi, Badalamenti, Rinzivillo, San Lorenzo e Santapaola. Ma è una cartina che cambia. Il 27 luglio scorso, a Ostia i Triassi, originari di Agrigento (e molto vicini agli storici Cuntrera-Caruana di Siculiana nell’agrigentino) hanno subito un duro colpo inferto dalla Squadra mobile che ha messo le manette a una cinquantina di sodali, compresi i loro soci del clan Fasciani con i quali avevano stretto una pax mafiosa della quale faceva parte anche il camorrista Michele Senese allo scopo di gestire gli affari sul litorale.
Per la mafia Roma è sempre Stata provincia di Palermo. Senza scomodare il boss al confino fuori Roma, Frank Coppola, oppure il cassiere della mafia e vicino alla Magliana, Pippo Calò che viveva in via Tito Livio dopo aver lasciato la splendida casa in via delle Carrozze, in centro, e lo studio a via Margutta, a due passi da piazza di Spagna, dov’era l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino. Oggi i mafiosi in doppiopetto, colletti bianchi e studi londinesi, si confondono nei circoli più influenti della Capitale. Cosi come si annidano nelle zone di Tor Bella Monaca o Centocelle dove si può trovare chi ha fornito tre stanze al killer Gaspare Spatuzza, implicato nelle stragi del ’92-93. Lui si chiama Alfredo Bizzoni. Il 4 luglio scorso la Dia gli ha sequestrato beni per 10 milioni di euro. All’ombra del Colosseo è stata individuata Nunzia Graviano, sorella dei fratelli Graviano coinvolti nelle stragi siciliane dei giudici Falcone e Borsellino. La donna, 47 anni, al quartiere Africano, è stata scoperta titolare del bar «Caffè e...». Un anno prima, a novembre, la serranda del locale è stata colpita da alcuni proiettili. Forse un avvertimento. Poi e stata la volta di Domenico Di Nardo, sospettato di stampare documenti falsi per Matteo Messina Denaro, erede del capo dei capi Bernardo Provenzano. Ma a leggere le ultime analisi antimafia le cosche sfuggono, intercettare il viavai di soldi sporchi è complicato.
Spiegano alla Dia: «Qui da noi la criminalità siciliana è diventata liquida, oleosa. Cambia in fretta. Fa parlare poco di sé». Le catture degli ultimi anni sono la punta dell’iceberg mafioso. Spalmati sul litorale sino a Nettuno sono stati pizzicati soggetti del calibro di Antonio Torrisi e Concetto Spataro (Tor San Lorenzo).
A Roma la lista e più fitta. Da Placido Tomasello, reggente della cosca mafiosa catanese Gurgone-Mazzaglia scovato nella Capitale dai carabinieri fino a Salvatore Rinzivillo, della mafia di Gela, presente in forze a Prima Porta, catturato sulla via Nomentana. Giusto qualche giorno fa è stato accusato dai carabinieri di essere stato il mandante di un omicidio avvenuto nel ’90 al Salario. E che dire di Rosario Vizzini, anche lui di Gela, preso a Tor Pignattara. Per capire come si dipana quel che resta di Cosa nostra occorre prendere il via dalle maxiconfische da 25 milioni di euro per Luigi Faldetta, uomo di fiducia del boss Pippo Calò o dagli arresti di Giuseppe Miceli Corchettino, di Canicattì (Agrigento) ma trasferitosi invia della Vignaccia, alla Pisana e di Paolo Cannizzo, delle cosche ragusane, catturato a Ciampino. Tanti i boss che a Roma fanno il bello e cattivo tempo, come il catanese Corrado Favara trovato a spassarsela in un hotel di via Veneto. Recentemente, al Laurentino 38, fermato un mafioso del clan Santapaola. Nel maggio 2011 la Dda va giù dura: «Per la mafia Roma e un mancato ideale per investire i capitali illeciti. Grazie ad appalti pubblici acquisiscono attività commerciali e immobili di pregio». Dal primo gennaio i provvedimenti penali sono stati 247. A ottobre l’altro colpo di scena: Rosario Gambino, noto boss della mafia italo-americana, viene arrestato in una clinica romana, inseguito da una sentenza della Corte d’Appello di Parma. Nell’aprile 2012 finisce nella blacklist Fortunato Stassi, mafioso di Trapani, spesso in affari anche con i calabresi. Tra i clienti anche uno che viaggiava con la targa dell’ambasciata finlandese. Capito?