Umberto Broccoli, Sette 27/9/2013, 27 settembre 2013
UNA ROTONDA SUL MARE
1964 È l’anno della “congiuntura”. Di che si tratta? È uno dei tanti termini coniati dalla politica e, in questo caso, doveva spiegare la crisi economica: “Crisi congiunturale dell’economia” si diceva. Iniziata nel 1963, si aggrava proprio nel 1964. Governa Aldo Moro con una coalizione di centrosinistra e si va alla ricerca di soluzioni per fronteggiare la situazione. A maggio ci pensa Antonio Giolitti, socialista, ministro del Bilancio e della Programmazione economica: presenta un documento ai sindacati chiedendo il contenimento delle richieste salariali e puntando tutto su investimenti e riforme. Quindi, nel 1964 – per uscire dalla crisi –, stipendi contenuti, investimenti e riforme: una novità. Non se ne esce e il tutto è arricchito dalla polemica politica fuori e dentro i partiti. Emilio Colombo, democristiano, ministro del Tesoro, scrive a Moro con toni preoccupati. La strada non è questa: semplifcando, i salari vanno contenuti “senza riguardo ai pericoli di defazione e disoccupazione”, né vanno attuati statuto dei lavoratori, regioni e riforma urbanistica. È l’ortodossia finanziaria, dalla linea keynesiana di Giolitti. La lettera nasce riservata e finisce sulle colonne de Il Messaggero, come ogni lettera riservata della politica: è polemica e un mese dopo – a giugno – il governo si dimette. Rinascerà dopo un altro mese, a fine luglio, il 22, sotto il segno del leone: dalla congiuntura alla congiunzione astrale. E, nel mezzo, una pagina scura della nostra storia. Alle consultazioni partecipa anche il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni De Lorenzo, già capo del Sifar (il Servizio Informazioni Forze Armate): è ricevuto al Quirinale. In tasca, pare abbia il Piano Solo. Non è lo spartito per un concerto di solo pianoforte, ma uno schema di intervento dell’Arma qualora la situazione politica fosse diventata grave: completo in ogni sua parte, compresa una lista di enucleandi derivata direttamente dalle attività del Sifar. Sarebbero dovuti andare in Sardegna, ma non per vacanza. Per fortuna è arrivata l’estate, preannunciata dalle serate tiepide di giugno.
Le kessLer e Don LUrio Quando tutte le finestre erano aperte per la migliore aria condizionata: quella fresca della sera, a basso tasso di inquinamento in quella metà dei Sessanta. In attesa della villeggiatura, nelle case brilla la luce azzurrina del televisore. È in bianco e nero, ma diffondeva immagini coloratissime: loro le Kessler, lui Don Lurio, ballerini leggeri e ballerine eleganti anche se un po’ barocche. Un francese, Marcel Amont, cantava e dava a tutto lo spettacolo un tocco di grande originalità nonché un respiro internazionale mentre in cucina le stoviglie erano state semplicemente sciacquate e accatastate sul piano orizzontale del lavello. Non si poteva perdere tempo, quando partiva la sigla di testa di Studio Uno. Era come andare a teatro. Luce spenta in salotto, poltrone di vinilpelle, un sentore vago di fumo di sigaretta, il rumore della città di notte via via a spegnersi, lasciando posto delicatamente alla colonna sonora a reti uniche e unificate: la voce di Mina. Canta, intrattiene, presenta. Si affacciano un cantante e una canzone destinati a caratterizzare tante estati a venire. La scena è vuota nello Studio Uno: fa da sfondo la grande orchestra al centro di quinte chiare. Lui, il cantante, è solo davanti al microfono ad asta. E attacca: “Una rotonda sul mare / il nostro disco che suona / vedo gli amici ballare / ma tu non sei qui con me”. È Fred Bongusto, da Campobasso, voce calda, interessante, un bel tipo. Ed è subito successo. Non c’è un jukebox di quell’estate del 1964, non c’è un locale notturno dove non si ascolti: “Amore mio dimmi se sei / triste così come me / dimmi se chi ci separò / è sempre lì accanto a te / se tu sei felice con lui / o rimpiangi qualcosa di me / io ti penso sempre sai / ti penso...”. E non c’è litorale italiano pronto ad autoassegnarsi La rotonda, quella rotonda sul mare. Un po’ difficile, visto e considerato come nascano quasi prima le rotonde del mare. Senigallia era in testa, perché vantava di essere storicamente la più antica. Ma Termoli reclamava il primato, perché molisana come Bongusto. Franco Migliacci il grande (autore con Faleni e Valleroni) spariglia tutto e ci parla di un’ispirazione venuta addirittura sul Trasimeno. Ma “una rotonda sul lago” non si può sentire. Ed ecco “Una rotonda sul mare / il nostro disco che suona”.