Gian Luca Pasini, La Gazzetta dello Sport 2/10/2013, 2 ottobre 2013
VETTORI, L’ITALIA CHE AVANZA
«Dicono che il mio talento sportivo lo abbia ereditato dal nonno (Umberto Belledi, ndr) che ha vinto uno scudetto nel rugby negli Anni 50 a Parma...». Luca Vettori non si «allarga» neppure ora che è stato, in maniera unanime, riconosciuto come «il personaggio» dell’Europeo dell’Italia d’argento a Copenaghen.
Fine torneo «Fino a quando non è finita la manifestazione non me ne sono reso conto». Luca parla proprio così: tono pacato e termini non usuali, viaggia su un doppio binario: la sua testa da una parte, il suo braccio dall’altra «Sì un po’ è vero», racconta. Sorride quando gli si ricorda l’equazione: il bomber è uno che non pensa, non ragiona. Tira solo più forte che può. «Sarà per questo che hanno cercato di farmi cambiare ruolo più volte da giovane...». Ironico Luca è arrivato in Nazionale dopo lunga meditazione. Qualche anno fa aveva anche pensato di lasciare perdere il volley per dedicarsi completamente allo studio, Dams. «Vero. Forse all’epoca ero un po’ bigotto, ritenevo che la pallavolo mi portasse via qualcosa, mi limitasse le prospettive. Poi, invece, ho fatto valutazioni differenti. Ho capito che questa poteva essere una nuova opportunità. Il mio lavoro poteva aiutarmi in qualcosa che avrei fatto domani». Usa la parola lavoro. Ma precisa. «Per me lavoro ha una valenza positiva. Dietro quella parola ci sono valori importanti: la fatica, il sacrificio, l’applicazione. Non è un termine negativo... Certo il piacere è diverso da quello che ti può dare la lettura di un libro. Ma sempre di piacere si tratta».
Personaggio Sui social network, nell’ultima settimana, l’interesse per Luca è semplicemente esploso. Lui fa la voce interrogativa di chi non sa se crederci fino in fondo, quando gli si racconta i “numeri” che genera. Tituba un: «Non lo sapevo... Sì mi fa piacere anche se penso debbano restare nettamente separate le posizioni: da una parte la persona e dall’altra il personaggio... Ritengo sia giusto che io governi il timone...».
Stupito? Sorpreso da tanta attenzione? «Un po’. Non ero del tutto preparato. Stupito per quello che ho fatto? Sì, vorrei dire di sì. Ma allo stesso tempo vorrei che fosse “normale”. Anche se mentre uso questo termine so che qualcuno può pensare che ci sia superbia, ma non è così. Sono molto orgoglioso di quello che è successo all’Europeo». Paura per quello che potrebbe accadere? «Un po’ sì. Ma sono anche molto curioso. Certo non so cosa mi chiederà Piacenza, cosa si aspetta da me. Cosa vuole che faccia. Ma sono convinto di avere compagni di squadra fantastici che mi sapranno aiutare. Comunque un po’ di paura c’è. C’era anche in Nazionale. Perché se entri in campo dalla panchina, come accadeva nel club, è abbastanza facile. Se, invece, parti titolare tutte le sere è un altro discorso. Inizi a pensarci... E alla vigilia delle ultime gare era più difficile addormentarsi». Un bomber per definizione non pensa... «Ci ho riflettuto tanto su questo aspetto. Quando ero più giovane subivo molto l’errore. Ci stavo a pensare e ripensare. Poi ho lavorato tanto su me stesso. Ho pensato: se una cosa la riesco a fare durante la settimana, normalmente, come può essere diverso farla la domenica in partita? Piano piano le cose sono cambiate, ho modificato certi atteggiamenti. All’Europeo è stato così ed è stato anche molto divertente: sono curioso di veder se accadrà lo stesso anche nel club. Me lo auguro...».
Dams Gli studi del Dams sono interrotti, ma non abbandonati. «Vedo la pallavolo come uno strumento per fare altro. Non so ancora cosa. Mi piace scrivere...». E parlare. «Sono una persona timida, i primi tempi in Nazionale non è stato facile, poi mi sono vinto e ho allargato la mia cerchia... Ho trovato molte persone con cui parlare: Lanza che conoscevo dai tempi delle giovanili, ma anche Ivan Zaytsev che mi ha aiutato tantissimo con consigli tecnici. Con lui e con altri ragazzi abbiamo parlato molto: dalla musica al perché uno sport come la pallavolo non ha penetrazione... Io credo molto nei valori etici che trasmette questa disciplina e mi piacerebbe poter fare qualcosa per favorirne la diffusione». Dietro alle schiacciate c’è di più...