VARIE 1/10/2013, 1 ottobre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - IL PDL SI SCINDE
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«Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti». La dichiarazione del segretario Angelino Alfano offre la migliore sintesi del chiarimento avuto nel Pdl all’indomani delle minacciate dimissioni dei ministri berlusconiani. Una dichiarazione maturata al termine di una giornata convulsa, che ha visto Alfano al centro di una serie di incontri e riunioni. A Palazzo Grazioli, col leader Silvio Berlusconi, prima alla presenza dei capigruppo Schifani e Brunetta, del coordinatore Verdini e del vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, poi faccia a faccia col Cavaliere. In tutto la visita del segretario del Pdl è durata tre ore. Alfano è poi andato a Palazzo Chigi per incontrare il presidente del Consiglio alla presenza anche degli altri ministri dimissionari, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello, Nunzia De Griolamo e Beatrice Lorenzin. Al termine di questo valzer di porte girevoli, il segretario ha dato la linea a tutto il partito: «Si vota la fiducia».
LA CONTA - Mentre Alfano era ricevuto a Palazzo Grazioli e Palazzo Chigi, montava l’onda dei dissidenti. Soprattutto al Senato, dove i senatori pdl pronti a seguire il segretario in un gruppo a sostegno di Letta venivano stimati tra i 20 e i 30. Addirittura 40 stando a quanto ha sostenuto Carlo Giovanardi, che all’Ansa ha dichiarato: «Ci sono i numeri per nuovo gruppo. Voteremo la fiducia». Le voci di una imminente scissione del Popolo delle Libertà, con le colombe pronte a volare via dal nido berlusconiano, ormai trasformato in un fortino dai falchi Santanchè, Bondi e Verdini, sono state quindi ridimensionate dallo stesso segretario del Pdl: «Nel nostro partito - ha dichiarato - non esistono gruppi e gruppetti».
IL GOVERNO CHIEDERÀ LA FIDUCIA - In attesa di maggiore chiarezza sulla linea adottata dal Pdl, il ministro dei rapporti col parlamento Dario Franceschini ha confermato che il governo andrà per la sua strada: «Domani il governo porrà comunque la questione di fiducia in modo che ogni scelta avvenga in Parlamento, alla luce del sole, senza ambiguità e ipocrisie e senza alcuna trattativa. Soprattutto sul principio di netta e totale separazione».
IL COLLE: PERCORSO CHIARIFICATORIO - Letta, in sostanza, continua per la sua strada. E verificherà in Parlamento la reale consistenza della sua maggioranza. Una conferma arriva anche dal Colle, per bocca dell’ufficio stampa: «Nell’incontro di questa mattina (tra Letta e Napolitano) si è configurato con il presidente del consiglio il percorso più limpido e lineare sulla base di dichiarazioni politico-programmatiche che consentano una chiarificazione piena delle rispettive posizioni politiche e possano avere per sbocco un impegno non precario di sviluppo dell’azione di governo dalle prime scadenze più vicine agli obiettivi da perseguire nel 2014».
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È l’ora del chiarimento nel Pdl. E Daniela Santanchè è disponibile a «offrire la propria testa ad Alfano» in nome dell’unità del partito. Le colombe, guidate dal vicepremier dimissionario e dagli altri ministri «dubbiosi» sulla scelta di lasciare il governo Letta, hanno chiesto un chiarimento dopo i convulsi fatti degli ultimi giorni. L’ex premier e leader del Pdl Silvio Berlusconi ha incontrato lo stesso Alfano, nelle vesti di segretario del Pdl, nella sua residenza romana di palazzo Grazioli. Un faccia a faccia che ha seguito la riunione con i capigruppo Pdl di Senato e Camera Renato Schifani e Renato Brunetta, il coordinatore del partito Denis Verdini e il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. In tutto la visita del segretario del Pdl a Palazzo Grazioli è durata tre ore. Erano presenti anche Niccolò Ghedini e Gianni Letta. Quest’ultimo si è poi recato dal ministro dei Rapporti col Parlamento Dario Franceschini, mentre Alfano è andato a Palazzo Chigi per incontrarsi col presidente del Consiglio alla presenza anche dei ministri dimissionari Gaetano Quagliariello, Nunzia De Griolamo e Beatrice Lorenzin.
LA RICHIESTA DI SANTANCHÈ - Secondo la coordinatrice organizzativa, Daniela Santanchè, Alfano avrebbe preteso il suo siluramento: «Mi risulta che il segretario ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l’unità del Pdl-Forza Italia - ha dichiarato in una nota -. Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose. Pertanto la mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d’argento, perchè l’unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell’Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi».
CONFRONTO - Il confronto tra Berlusconi e Alfano avrà anche inevitabili ripercussioni sul destino del governo guidato da Enrico Letta. Se ci fosse una scissione nel partito c’è chi giura che una quarantina di senatori Pdl potrebbe votare mercoledì la fiducia all’esecutivo. Non è detto però che anche in caso di riconciliazione tra Berlusconi e quello che una volta era il suo «delfino» il Pdl rimanga compatto. Sul fronte cattolico infatti molte sono le perplessità dei parlamentari legati al ministro Maurizio Lupi. Si parla di una quindicina di senatori Pdl pronti comunque a votare la fiducia. Ipotesi fondate o pure fantasie? Solo mercoledì sapremo la risposta. Ma una tappa molto importante si corre in queste ore.
FIDUCIA - Non è chiaro poi neanche che tipo di fiducia il premier Letta chiederà alle Camere mercoledì. Il presidente del Consiglio «non può chiedere un voto di fiducia prima di aver sciolto il nodo delle dimissioni» dei cinque ministri Pdl, prima deve risolvere questo «rebus» e «solo dopo può chiedere alle Camere di esprimersi favorevolmente o meno rispetto al suo governo: l’alternativa è dimettersi» sostiene il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta in una lunga dichiarazione.
LUPI - Sono sempre ottimista, molto ottimista». Il ministro dimissionario Lupi invece non mette neanche in discussione la legittimità della richiesta di Letta e, in piazza Montecitorio, ai cronisti che gli chiedono se il Governo «ce la farà» a superare la questione di fiducia che sarà posta in Parlamento risponde: «Sono sempre ottimista, molto ottimista». Quanto al confronto interno nel Pdl e alla crisi, afferma: «La mia posizione la conoscete».
NAPOLITANO - Intanto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto al Quirinale il premier Enrico Letta e il ministro per i Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di governo, Dario Franceschini.
1 ottobre 2013 | 16:40
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Le voci di un gruppo di senatori pronti a sostenere un Letta bis fanno schizzare Piazza Affari, dopo la chiusura negativa di lunedì. Milano, che aveva aperto la giornata con il segno più, chiude scommettendo su una soluzione della crisi politica italiana e mette a segno un +3,1%. Bene anche le principiali piazza europee ad esclusione di Londra, giù dello 0,03%%. Francoforte segna +1,1%, Parigi +1,28% e Madrid sale dell’1,69%.
RENDIMENTO - La possibile fiducia al governo Letta fa scendere lo spread tra Btp e bund: il differenziale, partito in avvio di seduta a 288, ha chiuso a 260 punti base con un rendimento al 4,4%. Lo spread tra i decennali di Spagna e Germania è invece a 241 punti base (tasso dei Bonos spagnoli al 4,20%). Oltre alla corsa dei bancari, Piazza Affari ha visto come protagonista Finmeccanica (+6,1%) grazie alla commessa da oltre 840 milioni di dollari ottenuta dalla joint venture con Eads per la fornitura di 25 aerei. Acquisti anche su Telecom Italia (+5,16%) premiata dalle valutazioni degli analisti che ritengono più probabile al momento una cessione delle attività brasiliane per ridurre l’indebitamento rispetto a un consistente aumento di capitale. In luce Fiat (+4,4%) grazie all’incremento delle vendite di Chrysler negli Usa a settembre (+1% anno su anno). Nel mese però la quota di mercato di Fiat Group Automobiles, si è fermata in Italia al 27,48%, contro il 30,22% di un anno fa e il 29,65% di agosto.
1 ottobre 2013 | 19:05
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Una lettera durissima in cui non risparmia nessuno, nemmeno il presidente della Repubblica: è quella che Berlusconi ha inviato al settimanale Tempi, in uscita il 3 ottobre, ma scritta martedì mattina: «Enrico Letta e Giorgio Napolitano - scrive l’ex presidente del Consiglio - avrebbero dovuto rendersi conto che, non ponendo la questione della tutela dei diritti politici del leader del centrodestra nazionale, distruggevano un elemento essenziale della loro credibilità e minavano le basi della democrazia parlamentare. Come può essere affidabile chi non riesce a garantire l’agibilità politica neanche al proprio fondamentale partner di governo e lascia che si proceda al suo assassinio politico per via giudiziaria?».
«PD IRRESPONSABILE»- Poi il Cavaliere attacca il Pd: «Tutti (compreso Matteo Renzi) hanno tenuto un atteggiamento irresponsabile soffiando sul fuoco senza dare alcuna prospettiva politica - prosegue il Cavaliere -. Resistere per me è stato un imperativo morale che nasce dalla consapevolezza che senza il mio argine - che come è evidente mi ha portato ben più sofferenze che ricompense - si imporrebbe un regime di oppressione insieme giustizialista e fiscale. Per tutto questo, pur comprendendo tutti i rischi che mi assumo, ho scelto di porre un termine al governo Letta».
1 ottobre 2013 | 18:51
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Una telefonata di Berlusconi, in cui il Cavaliere sostiene di aver saputo che il Colle ha esercitato pressioni sulla Cassazione per il Lodo Mondadori. Nell’audio che è stato trasmesso integralmente da «Piazzapulita», si sente il Cavaliere che afferma: «Mi è stato detto che il Capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata». Teorie che vengono seccamente smentite dal Colle e dal primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce.
«UNA COSA CHE NON SUCCEDE MAI» - Berlusconi, esausto, confessa di non aver dormito per 55 giorni e si rivolge ad un parlamentare del Pdl e aggiunge: «Dopodiché ha ritelefonato da capo, ha fatto ritelefonare da Lupo (Ernesto Lupo, consigliere giuridico del Quirinale ed ex presidente della Cassazione, ndr) al Presidente della Cassazione (Giorgio Santacroce, ndr) che ha chiamato il Presidente di Sezione (Francesco Trifone, ndr) costringendolo a riaprire la camera di consiglio. Cosa che non succede mai! Perché la sentenza era già pronta il 27 di giugno». Nel seguito della conversazione Berlusconi spiega anche quali sono stati secondo lui gli effetti concreti di questo presunto intervento del Quirinale. Effetti che si sarebbero tradotti in un danno ancora maggiore di quanto fissato in precedenza – sempre nella ricostruzione del leder Pdl – dai giudici.
LA REPLICA - Accuse molto gravi, dunque, che il Colle respinge con parole durissime: «Quel che sarebbe stato riferito al Senatore Berlusconi circa le vicende della sentenza sul Lodo Mondadori è semplicemente un’altra delirante invenzione volgarmente diffamatoria nei confronti del capo dello Stato». Reagisce anche il primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce che afferma: «È pura fantascienza: è semplicemente assurdo ed offensivo solo pensare» che Napolitano «abbia potuto interferire in un giudizio in corso».
LE PRESSIONI DI GHEDINI - Il legale di Berlusconi Ghedini prima che il video andasse in onda ha annunciato provvedimenti: «Se fosse vero si tratterebbe di una gravissima violazione dei principi costituzionali. Ovviamente procederemo in tutte le sede giudiziarie del caso invitando nel contempo i responsabili della trasmissione a non voler utilizzare il materiale palesemente vietato», ha spiegato Ghedini.
FORMIGLI: «TELEFONATA NON INTERCETTATA» - La telefonata di Berlusconi trasmessa lunedì sera da «Piazzapulita» «non è stata intercettata» ed «era una notizia». Lo ha detto il conduttore Corrado Formigli aggiungendo che «Uno dei problemi di questo Paese, forse, è quello di pensare che dietro a ogni immagine mandata in onda ci sia un calcolo politico, una logica luciferina». «La verità - ha detto ancora il giornalista - è che spesso le notizie ti passano semplicemente accanto e tu devi avere l’abilità di coglierle». Formigli ha poi tenuto a fare sapere che «alle 20.50, a venti minuti dalla partenza di "Piazzapulita", gli avvocati e i collaboratori di Berlusconi hanno provato a bloccare la messa in onda minacciando l’intervento di giudici e forze dell’ordine».
LE REAZIONI - Subito sono scattati poi i comunicati di solidarietà al presidente della Repubblica: «Rivolgo la nostra solidarietà e stima al Capo dello Stato per le parole calunniose e inaccettabili su di lui pronunciate da Silvio Berlusconi. Ritengo sia stato passato il segno. Berlusconi ha evidentemente perso il controllo di se stesso», ha scritto Danilo Leva, responsabile Giustizia del Partito democratico. «La portata intimidatoria e mestatoria delle dichiarazioni di Berlusconi nei confronti del presidente Napolitano, a cui va tutta la rinnovata stima e solidarietà di Scelta Civica, si commenta da sé», ha affermato per parte sua Gianluca Susta, presidente dei senatori di Scelta civica.
30 settembre 2013 (modifica il 1 ottobre 2013)