Marco Franchi, Il Fatto Quotidiano 1/10/2013, 1 ottobre 2013
CORRIERE, IL CDR SFIDA IL CDA CON LE NOTIZIE
Il consiglio di amministrazione di Rcs ieri ha deciso di proseguire le trattative con il fondo Usa Blackstone per la cessione degli immobili di via San Marco e via Solferino, nel centro di Milano. La battaglia, dunque, continua per i cinque moschettieri Alfio Sciacca, Biagio Marsiglia, Giuseppe Sarcina, Lavinia di Gianvito e Andrea Garibaldi. Sono le penne del Corriere della Sera che compongono il comitato di redazione, ovvero il sindacato interno del giornale che fino a qualche anno fa era considerato quasi un Soviet sotto la guida del capo storico, Raffaele Fiengo, oggi in pensione. Altri tempi e altre battaglie. Oggi i moschettieri alzano barricate a colpi di comunicati aziendali che vengono pubblicati sul quotidiano.
Non solo proteste o annunci di sciopero, ma anche proposte. Come le tre avanzate la scorsa settimana per evitare la vendita della sede storica: cartolarizzazione; coinvolgimento di enti previdenziali; costituzione di una fondazione aperta a soggetti istituzionali ed eventualmente alla partecipazione dei dipendenti Rcs. Proposte su cui il cdr è tornato ieri con l’ultimo comunicato apparso alla vigilia del cda. “Facciamo solo l’esempio della cartolarizzazione: un’operazione finanziaria che permette di incassare il ricavato della vendita dell’immobile senza perderne la proprietà. Nel caso del Corriere , si può prevedere che una società controllata al 100% da Rcs compri l’immobile Solferino-San Marco, pagando in contanti grazie al finanziamento di una banca. Questa stessa società potrebbe riaffittare lo stesso immobile a Rcs. II credito che ne deriva – aggiunge il sindacato - viene cartolarizzato e ceduto a una seconda società (una Spv), che emetterà le obbligazioni da collocare a investitori istituzionali. I bond saranno ripagati (interessi e capitale) grazie ai flussi di cassa del contratto di affitto”. Il cdr elenca anche gli ultimi casi di cartolarizzazione: da quello che ha visto come protagonista l’hotel Four Season di Milano, a quello di Telecom Italia che, dietro un prestito ipotecario di Morgan Stanley e Lehman Brothers, ha venduto alcuni immobili, per poi riprenderli in affitto, passando per il caso dell’Eni, che prima della crisi finanziaria, ha fatto ricorso alla cartolarizzazione, con l’aiuto di Lehman Brothers, per valorizzare parte del proprio patrimonio immobiliare.
Più che comunicati, insomma, quelli del cdr del Corriere paiono delle vere controinchieste.
“L’unico modo per scrivere le notizie ormai è farlo negli spazi sindacali”, è la battuta amara raccolta da un collega di via Solferino . Che ha un certo fondo di verità considerato il peso e il numero degli azionisti che siedono nel salotto di Rcs.
C’è chi, dietro agli ultimi comunicati, vede lo zampino di Ivo Caizzi. Il giornalista e azionista che anche all’ultima assemblea dei soci di Rcs, nel maggio di quest’anno, ha consegnato ben 27 domande ai vertici del gruppo editoriale. Compresa quella sui conti della controllata spagnola Unidad che fece emergere gli oltre 500 milioni di perdite nel 2012.
Caizzi, del resto, a marzo era riuscito in una missione quasi impossibile: scrivere un durissimo atto di accusa alla gestione Montezemolo-Elkann-Perricone partendo dalla ricostruzione dell’acquisto (per 1,1 miliardi) di Recoletos anticipata sullo stesso giornale con un comunicato-inchiesta firmato da tutto il Cdr. Assunto a il Mondo (sempre Rcs), Caizzi è poi stato inviato a Bruxelles. Ma ha sempre fatto sentire la sua voce in assemblea dopo aver speso un migliaio di euro per comprare altrettante azioni, seguendo così l’esempio di Fiengo che quando era ancora capo carismatico delle penne via Solferino aveva deciso di far acquistare una manciata di titoli dal comitato di redazione, in modo da esercitare un “controllo democratico e professionale” sui manager. L’alternativa, ora, sono le controinchieste sindacali firmate dai cinque moschettieri.