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 2013  settembre 30 Lunedì calendario

LA MOZIONE GIACHETTI E LA LEGGE ELETTORALE

Una delle questioni laterali di cui si discute oggi ha a che fare con la legge elettorale e Roberto Giachetti, deputato del PD e vicepresidente della Camera, e riguarda anche Enrico Letta e Beppe Grillo. La storia è questa, per chi se la fosse persa.

Lo scorso 28 maggio una mozione promossa da Giachetti e sottoscritta da un centinaio di deputati fu bocciata dalla Camera. La mozione invitava il governo ad abolire il cosiddetto Porcellum così da far tornare in vigore – ammesso che fosse costituzionalmente possibile – la legge elettorale maggioritaria precedente, il cosiddetto Mattarellum. Secondo i proponenti era una “legge di salvaguardia”: lo scopo non era scegliere il Mattarellum come futuro sistema elettorale del paese ma dare modo al Parlamento di lavorare alle riforme istituzionali, legge elettorale compresa, senza la minaccia di tornare a votare col Porcellum in caso di rottura con il PdL e scoglimento delle camere. La mozione fu votata dai deputati di SEL e del M5S, più lo stesso Giachetti e Martino del PdL. PD e PdL votarono contro su richiesta dello stesso Letta, secondo cui bisognava lasciare che la maggioranza trovasse un accordo complessivo sulle riforme istituzionali, legge elettorale compresa.

In questi mesi più volte i parlamentari del M5S hanno detto che quel voto è la prova che PD e PdL non vogliono rinunciare al Porcellum (sebbene poi Grillo abbia anche accusato più volte PD e PdL di voler abolire il Porcellum per evitare che il M5S possa ottenere la maggioranza). Domenica sera Enrico Letta a Che tempo che fa ha detto di essere favorevole al ritorno del Mattarellum e ha accusato Grillo di volersi tenere il Porcellum. Il M5S ha risposto oggi con un post sul blog di Grillo, che accusa Letta di aver detto «una menzogna che meriterebbe non solo una denuncia per diffamazione ma un intervento da parte di Roberto Fico in qualità di Presidente della Vigilanza Rai soprattutto per l’accomodante comportamento di Fazio che non poteva non sapere che quella era una balla colossale e non è minimamente intervenuto smentendo ciò che Letta stava asserendo» (oggi Grillo e altri esponenti del M5S erano in RAI a protestare anche per questo).

Letta ha dato la sua versione dei fatti con una nota pubblicata su Facebook: ha ribadito di essere favorevole al ritorno al Mattarellum e ha di nuovo accusato Grillo (e il PdL) di non volere una legge elettorale che restituisca “il diritto di scelta ai cittadini”. Sulla mozione Giachetti, Letta ha scritto:

«La mozione Giachetti è stata contestata – nel metodo, non nel merito – dal PD perché focalizzava l’attenzione (e precipitava il confronto) solo sulla legge elettorale, mentre il dibattito urgente e necessario doveva riguardare l’intera materia delle riforme istituzionali per il cambiamento dell’articolo 138 della Costituzione. Dunque, in prospettiva, non solo il sistema di voto, ma anche, tra l’altro, la riduzione del numero dei parlamentari e il superamento delle storture causate dal bicameralismo paritario».

È arrivata allora la risposta di Giachetti, che dà torto un po’ a Grillo ma di più a Letta:

«Siccome il mio amico Enrico Letta oggi mi chiama direttamente in causa, penso sia doveroso da parte mia uscire dall’amaro riserbo di queste ore e dire poche cose. Io non so cosa voglia in questo momento Grillo. Ho visto superficialmente la proposta di riforma elettorale del Movimento 5 Stelle e mi sembra forse peggiore del Porcellum. Solo qualche giorno fa lo stesso Grillo ha detto che a questo punto è meglio tornare a votare con l’attuale legge elettorale. Sì, bene, questo è vero. Ma non è tutto. Io penso che in politica, al di là delle dichiarazioni (sono anni che inseguiamo dichiarazioni roboanti sulla volontà di cancellare il Porcellum), delle buone o delle cattive intenzioni, contano i fatti. Ed i fatti purtroppo parlano chiaro: quando più di quattro mesi fa 100 deputati di quasi tutti i gruppi misero a disposizione del Parlamento la possibilità di passare dalle parole ai fatti, cioè di cancellare il Porcellum, Letta chiese al Pd di votare contro quella mozione, ponendo sostanzialmente una questione di fiducia; il Pd si sottomise a quella richiesta e quella mozione fu votata solo da Sel, dal Movimento 5 stelle, dal deputato PDL Martino e dal sottoscritto. Questi sono i fatti. Avrei tanto voluto che i fatti stessero in altro modo. Oggi non saremmo in queste condizioni ed in questa trappola. Oggi Enrico, per replicare a Grillo, spiega che il Pd non era contro nel merito ma sul metodo. Mi viene da sorridere: l’accusa sarebbe quella che 4 mesi fa occuparsi di legge di salvaguardia sarebbe stata un’accelerazione impropria visto l’avvio del percorso delle riforme istituzionali. A prescindere da ogni valutazione sul concetto di accelerazione, dopo anni in cui si chiacchiera inutilmente di abolizione del Porcellum, anche in questo caso parlano i fatti. Stoppare quella iniziativa è servito solo a farci trovare nell’attuale situazione d’impasse. Oggi tutti mi spiegano che per cambiare il Porcellum non ci sarebbero i numeri e che quindi si potrà fare solo qualche correzione (legata ai possibili interventi della Corte Costituzionale) e quindi, addirittura, peggiorare l’attuale legge elettorale. Non so se sarà così ma certamente questo ragionamento vale per l’oggi. Il 28 maggio vi erano le condizioni per farlo e se non lo si è fatto è perché Letta, Franceschini, Finocchiaro e vertici del PD non hanno voluto. La conseguenza, temo di non sbagliarmi, è che torneremo a votare con questa legge o con una peggiore senza aver per lo meno garantito quello che tutti gli italiani si attendono: scegliere i propri rappresentanti. Ed i primi responsabili di questo siamo noi. Occorre dirlo. Un’ultima osservazione. A sentire il Presidente del Consiglio sembrerebbe che al Senato sia imminente l’approvazione di un testo di riforma della legge elettorale su cui vi sarebbe una sorta di largo accordo. Temo che abbia informazioni sbagliate. A due mesi dallo scippo del dibattito da parte del Senato stiamo ancora in alto mare. Anzi nei prossimi giorni ci è stato annunciato che avremo un “pillolario”, cioè una serie di punti su cui verificare convergenze. Ancora lontano appare un testo vero sul quale magari votare. Cioè siamo più o meno al punto di partenza. Una fotografia molto simile a quella che abbiamo visto nello scorcio della precedente legislatura».