t.ci., la Repubblica 1/10/2013, 1 ottobre 2013
UN ERRORE LA CRISI, SILVIO FINIRÀ NELL’ANGOLO
[Fabrizio Cicchitto]
Onorevole Cicchitto, ha dissentito apertamente da Berlusconi. E l’ha pregato di non fare cadere il governo.
«Condivido quello che Berlusconi ha detto sull’uso politico della giustizia, perché l’attacco giudiziario ha reso il bipolarismo selvaggio. È un errore far cadere il governo sia per quello che riguarda Berlusconi, sia per il Pdl che per l’Italia».
Un errore ancora evitabile?
«Un errore che io auspico venga superato. L’esecutivo, pur con certi limiti, ha fatto alcune cose positive. E poi c’è il quadro internazionale ed europeo e tutti le forze sociali e le categorie più legate al centrodestra che ci chiedono che ci sia un esecutivo reale e fondato su una maggioranza».
Immaginiamo invece che il Cavaliere perseveri nell’errore.
«Sarebbe un percorso totalmente negativo. Per Berlusconi e per il centrodestra. E sa perché?».
Dica.
«Perché è un sogno di una notte di mezza estate pensare che si voti a novembre con questa legge elettorale. Questa legge, tra l’altro, a dicembre sarà messa in discussione in due o tre punti dalla Consulta. Si tratta insomma di una strada impraticabile. Rischiamo di passare da un governo Letta- Alfano, che garantiva - pur con dei limiti - entrambe le parti, a un esecutivo di scopo. Non si sa chi lo presiederebbe e sarà comunque ostile al Pdl. Senza contare che farebbe una legge elettorale su cui il Pdl potrebbe fare pochissimo: saremmo emarginati».
Insomma, le urne a novembre sono impossibili.
«Facendo cadere oggi il governo Letta facciamo anche un favore al Pd, che era diviso sulla necessità di tenere in piedi l’esecutivo. E, probabilmente, facciamo un favore anche a Renzi».
Alla riunione dei gruppi ha parlato solo Berlusconi...
«Intanto mi lasci dire che è positivo che ci sia stato un qualche ripensamento rispetto a posizioni più dure, come la scelta di far rientrare le dimissioni dei parlamentari. Il problema, ora, è trovare un percorso politico per realizzare i punti programmatici indicati. La legge di stabilità prevede tempi non minimi e un governo nella pienezza dei suoi poteri. Le indicazioni positive di Berlusconi richiedono il coraggio di una scelta di responsabi-lità: si ritirino le dimissioni dei ministri o si voti la fiducia».
Nessun altro ha potuto parlare. Si è cercato di evitare che la situazione degenerasse in una spaccatura?
«Possibile. Ma non ne faccio una tragedia, il problema è che non è stato definito il percorso politico. Non possiamo decidere di non votare la fiducia - evidentemente sulla base di un discorso di Letta coerente con quello che è stato fatto in questi cinque mesi e aperto nei confronti del Pdl - lasciare fuori i ministri e pensare che un governo senza maggioranza faccia ciò che ci interessa in sette giorni, dall’Iva alla legge di stabilità».
Lei voterà comunque la fiducia?
«Io sto proponendo al Pdl nel suo complesso di seguire questo percorso. Quello che farò, lo vedremo. Non assumo con quel che dico atteggiamenti scissionistici».
(t.ci.)