Corriere della Sera 1/10/2013, 1 ottobre 2013
INTERVENTI
& REPLICHE–
Ancora su Telecom e Bankitalia
L’interrogativo espresso nella cortese replica di Edoardo Segantini (Corriere,29 settembre) non può rimanere senza una risposta. Egli, affermando che Franco Bernabé avrebbe ottenuto dal Governatore dell’epoca, Antonio Fazio, la garanzia che la Banca d’Italia avrebbe votato nell’assembla Telecom come l’allora a.d., che intendeva opporsi all’Opa Colaninno e alleati, avrebbe voluto, chiede, dopo avere rammentato che ciò non avvenne, se «sia azzardato supporre perché convinto (il Governatore: nota mia) da una moral suasion al più alto livello». L’episodio nei termini in cui è stato ricordato non mi risulta. Intanto, però, noto che da un’affermazione netta, senza dubbi, contenuta nell’articolo del 25 settembre, secondo la quale il presidente del Consiglio dell’epoca, Massimo D’Alema, avrebbe chiesto a Bankitalia di non partecipare alla predetta assemblea, si è passati all’interrogarsi se non sia un azzardo supporre: siamo molto lontani dall’apoditticità della precedente affermazione. In questi termini ogni supposizione, nel presupposto che il dottor Segantini sia aperto a considerarla anche infondata, è ovviamente ammissibile. È, insomma, una scelta di chi desidera supporre, anche a costo di collidere con il fatto che la linea della Banca fu adottata, nella sua piena autonomia, sulla base di analisi approfondite e documentate che concludevano per la convenienza della non partecipazione all’assemblea, a tutela degli interessi dell’Istituto: un aspetto che nessuna supposizione può appannare e che sono sicuro che il dottor Segantini non sottovaluta perché non sarebbe stato ammissibile un favore alla partecipazione a danno della predetta tutela.
Angelo De Mattia
Angelo.DeMattia@fondazionegenerali.it
Con un «non mi risulta» Angelo De Mattia tenta di liquidare il punto centrale: cioè che Franco Bernabé ottenne (e non «avrebbe ottenuto», come egli scrive) dall’allora governatore Antonio Fazio la garanzia che Bankitalia avrebbe partecipato all’assemblea e votato a sostegno del management, «come sempre». La risposta dell’ex collaboratore di Antonio Fazio alla mia domanda non elimina affatto la fondatezza della supposizione sulla repentina svolta decisionale di Palazzo Koch. Al contrario, semmai aggiunge un altro dubbio: come si fa a sostenere che non partecipare all’assemblea degli azionisti potesse servire a tutelare gli interessi dell’istituto? Se uno vuole proteggere i suoi interessi, partecipa all’assemblea e lì si prende la responsabilità di una decisione. A meno che non ritenga quella decisione in realtà già presa da altri.
Edoardo Segantini