Cesare Giuzzi, Corriere della Sera 1/10/2013, 1 ottobre 2013
LA BANDA DEI RAGAZZINI VIOLENTI CHE FILMAVA LE BOTTE A GAY E SENZATETTO
I bravi ragazzi di via Creta lanciavano sfide. «Dite a Quarto Oggiaro che quelli di via Creta sono arrivati fin qua. Li aspettiamo...». Uno di loro lo urlava nella movida dell’Arco della Pace mentre la sera del 24 maggio scorso in venti pestavano a sangue un clochard. E poi pestavano anche un ragazzo che aveva solo tentato di difendere quell’uomo. Giovani violenti che, come ha scritto il gip del Tribunale dei minori, «non hanno la benché minima adesione allo Stato». Una gang di quartiere cresciuta in una strada senza uscita e circondata da casermoni popolari alla periferia Ovest della città, una banda di minorenni tutti residenti in via Creta. Venti ragazzi custoditi come piccoli boss dall’omertà dei loro coetanei. Protetti e temuti dalle loro vittime che, spesso, neppure hanno denunciato.
Sono quattro i ragazzi arrestati dagli agenti del commissariato Lorenteggio, dodici quelli denunciati. Una volta davanti agli inquirenti sono scoppiati in lacrime. Una decina i casi venuti alla luce: il 25 ottobre 2012 un ragazzo di 17 anni finisce al pronto soccorso con una frattura al volto; il 15 gennaio uno studente ebreo viene massacrato in strada, l’aggressione finisce su Facebook con tanto di insulti razziali; il 17 gennaio un cinquantenne omosessuale viene aggredito davanti a casa e derubato di soldi e cellulare; meno di un mese dopo lo colpiscono a bastonate mentre va al supermercato, lo riempiono di insulti omofobi: per tre mesi in preda al terrore non uscirà più di casa; il 24 maggio la doppia aggressione all’Arco della Pace. Quattro giorni dopo fuori da un kebab tocca a tre eritrei. Hanno un gruppo rap, una casa discografica gli ha offerto un contratto. La gang agisce per gelosia. Uno viene colpito con i caschi sul viso: i medici dovranno operarlo per ricostruirgli orbita oculare e mascella. Gli altri due si rifugiano in una farmacia. Dalla confessione di una delle vittime sbuca un’altra aggressione, questa volta a Corsico, alle porte di Milano: un uomo ha perso un occhio, è stato in coma per tre giorni. Le indagini sono ancora in corso. Ma gli investigatori, guidati dal vice questore Luca Gazzilli e dalla sua vice Debora Luzzi, lanciano un appello a chi finora non ha denunciato: «Venite in commissariato, ogni elemento sarà utile».
Dei quattro arrestati soltanto uno è maggiorenne: Pierre Lorenzo Lablache, originario delle Seychelles, all’epoca delle aggressioni aveva 17 anni. A guidare la gang due fratelli gemelli, L. L. e Y. L., sono i «capi carismatici del gruppo», come li ha definiti il pm dei Minori Anna Maria Fiorillo (lo stesso magistrato che ha seguito la vicenda dell’affidamento di Ruby). Ragazzi difficili e problematici. «Lavoro dodici ore al giorno. Mio figlio dorme due ore per notte, il resto del tempo è in strada...», ha detto in lacrime la mamma di uno degli arrestati.
In mezzo ci sono storie di abbandono scolastico, di crisi familiari e di un quartiere, quello che sorge lungo via delle Forze Armate, dove alcune zone restano enclave della malavita. La banda «controllava» solo via Creta, le strade vicine (via Nikolajewka, via Mar Nero) sono terra di spaccio con vedette ai balconi. Per questo la banda sceglieva vittime «facili» e indifese: studenti, anziani, disabili e omosessuali. Dopo la sfida lanciata all’Arco della Pace («Ditelo a quelli di Quarto Oggiaro...») in via Creta si sono presentati una quarantina di ragazzi di un altro quartiere difficile, la Barona, periferia Sud-Ovest. Hanno massacrato il primo ragazzino sceso da casa. Lui con questa storia da Arancia meccanica non c’entrava niente. Dal profilo di uno dei capi della banda è partito un nuovo messaggio: «Siete venuti in quaranta. Appena vi becchiamo in giro vi gonfiamo e stavolta ditecelo quando venite perché noi non siamo a casa alle cinque del pomeriggio» .
Cesare Giuzzi