Daniele Marini, la Stampa 30/9/2013, 30 settembre 2013
PARTECIPAZIONE, LA RICCHEZZA NASCOSTA DEL PAESE REALE
C’ è una ricchezza che il Pil non misura: le molteplici forme della partecipazione dei cittadini. Ed è una risorsa rilevante e diffusa sul territorio nazionale. Le attività di volontariato, quelle legate ai temi dell’ambiente e del territorio, della cultura, del «loisir» e sportive: tutte contribuiscono a generare il nostro capitale sociale. Che è fatto di dimensioni assieme simboliche ed economiche.
Perché la partecipazione attiva a forme associative crea condivisione di valori, unisce le persone e le comunità in una visione comune della propria esistenza e del futuro. Come tante formichine brulicanti sul territorio, attraverso le diverse forme del volontariato, alimentano reti di relazione, si scambiano informazioni e iniziative, si ordisce quel filo che consente di sperimentare l’integrazione e il sostegno fra persone. Anche di provenienze diverse.
Anche in quei territori dove i mezzi di comunicazione danno voce solo, per esempio, a chi è contrario ai migranti.
Proprio lì, paradossalmente, troviamo iniziative diffuse di solidarietà e di sostegno. Tutte queste attività sono elementi fondamentali della nostra coesione sociale. L’obiezione che più spesso si sente fare, ed è anche la preoccupazione ricorrente, è che le persone partecipano poco: è difficile chiamare a raccolta i cittadini.
Certo, sono oggi molto poche le organizzazioni volontarie in grado di mobilitare – come si usa dire – le masse, com’era un tempo per le grandi associazioni o i partiti (spesso portati a predisporre partecipazioni prezzolate). Oggi la mobilitazione delle persone avviene su singole istanze, magari anche limitate nel tempo, sicuramente meno ideologicizzate: la questione ambientale del proprio quartiere o al più della città; la raccolta di alimenti o di denaro per le famiglie con problemi; le emergenze climatiche e i disastri ambientali (negli anni recenti, come non ricordare i giovani «Angeli del fango» dell’alluvione di Genova, i cittadini – locali e immigrati assieme – delle alluvioni in Veneto, i volontari nei terremoti, oltre a quelli della Protezione civile).
Iniziative mirate, concrete, dove chi partecipa può misurare tangibilmente gli effetti del proprio impegno. È una partecipazione pragmatica dove contano le dimensioni relazionali, il contatto e il confronto con le altre persone, e l’intervento materiale. Il brulichio delle iniziative e della quantità di persone che vi partecipano, come dimostra la ricerca Community Media Research - Questlab per La Stampa, raccontano dell’esistenza di un sostrato partecipativo diffuso. Di un radicamento associativo sui territori e sulle questioni concrete che si è spostato dal piano della partecipazione ideologica a quella pragmatica. In ogni caso, generatrice di valori e di identificazioni.
Ma la partecipazione non ha solo una dimensione simbolica. Questa miriade di iniziative produce anche un valore economico non indifferente. Anche soffermando l’attenzione solo sul versante delle iniziative culturali, basti pensare all’indotto economico che generano le circa 1.200 manifestazioni stimate dei molti festival che si sono sviluppati negli anni recenti lungo lo Stivale su diversi temi: dall’economia di Trento, alla filosofia di Modena; dalla musica della Notte della Taranta, ai libri di Pordenonelegge e alla letteratura di Mantova; dal festival della Spiritualità di Torino, a quello biblico di Vicenza, solo per citare alcuni casi.
Ciascuno di questi eventi culturali muove centinaia di migliaia di persone che raggiungono le città, generando una domanda di turismo, di ospitalità e di consumi. Alimentando valore economico e simbolico. Evidenziando una volta di più il volto di un Paese che spesso non vediamo o non vogliamo vedere. Cultura, turismo, ambienti territoriali, economie locali costituiscono un mix importante per lo sviluppo del Paese. Un’Italia che esprime voglia di partecipazione e una domanda di crescita culturale. Sono dimensioni che non contribuiscono ad alimentare le statistiche del Pil della ricchezza. Ma sono fondamentali per costruire il (futuro) Pil della felicità.