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 2013  ottobre 01 Martedì calendario

MATEMATICA CONCRETA

«Sono nato a Cremona da genitori contadini che non avevano finito le elementari. Dovevo andare a la­vorare dopo la terza media...». Ma Alfio Quarteroni, classe 1952, qua­si per uno scherzo del destino l’u­niverso dei numeri lo portava già scritto nel cognome e il bambino votato al lavoro nei campi oggi è uno dei pilastri della matematica applicata a livello mondiale. Tito­lare della cattedra di Modellistica e calcolo scientifico presso l’Ecole Polytechnique Fédérale di Losan­na e docente di Analisi numerica al Politecnico di Milano, riceverà il 3 ottobre a Pavia il Premio Ghi­slieri per le Scienze matematiche alla carriera.
Ben lungi dall’imma­gine astratta che spesso si attribui­sce alla matematica, Quarteroni è rinomato nel mondo proprio per l’applicazione concreta dei suoi studi agli oggetti più utili nella vita quotidiana, dai costumi da bagno per campioni olimpici alla stabi­lità degli edifici in caso di terremo­ti, dalla sicurezza dei caschi per moto alle strategie di sfruttamento dei pozzi petroliferi, dalla scelta dei siti per lo stoccaggio delle sco­rie nucleari alla fluidodinamica (suo il progetto di Alinghi, l’imbar­cazione svizzera che ben due volte ha vinto l’America’s Cup). Ma so­prattutto gli ambiti più disparati della medicina cardiovascolare, dalla riapertura delle arterie occlu­se al disegno delle protesi alla si­mulazione delle conseguenze in caso di operazioni delicatissime, così da poter prevenire ogni ipote­si e scegliere di conseguenza le strategie vitali.
E tutto questo c’entra con la ma­tematica?
«È l’unica scienza in grado di de­scrivere ogni cosa che esiste e che avviene nel mondo. Non c’è limite oggi possibile all’applicazione del­la matematica, la trova nella carta di credito con cui opera online, o nei motori di ricerca che sul suo computer selezionano tra miliardi di pagine il sito che serve a lei, o nelle foto che invia col cellulare... Tutto è il risultato di equazioni con centinaia di migliaia di incognite, su cui lavoriamo con calcolatori molto potenti...».
Lei è uno dei cervelli usciti dal Ghislieri di Pavia, il collegio universitario che per secoli ha prodotto geni in ogni ambito (tra gli altri fu ghislieriano anche Carlo Goldoni). Quanto conta la scuola?
«L’Italia è un Paese che si parla malissimo addosso, ha un tasso di autolesionismo impressionante: ci sono realtà fantastiche e nemme­no ce ne rendiamo conto. Tra que­ste c’è la preparazione scolastica e universitaria. I nostri migliori ra­gazzi competono nel mondo e vincono contro i migliori degli altri Paesi, tant’è che i dipartimenti u­niversitari esteri sono pieni di ge­nio italiano, cui vengono affidati i posti di responsabilità. Questo però fa capire quanto talento spre­chiamo: il nostro sistema investe un mare di risorse per preparare i suoi giovani, poi, una volta pronti, cede gratis il prodotto ad altri che immediatamente lo valorizza­no... Se avvenisse nel mondo a­ziendale sarebbe assurdo. Ebbene, noi siamo questo. Un Paese ricco di fantasie e intelligenze, ma che piazza solo i figli dei raccomanda­ti, mandando all’estero i suoi cer­velli migliori. Anche le nostre due figlie lavorano all’estero».
Lei però è la dimostrazione che può avvenire il miracolo oppo­sto...
«A 33 anni ero già ordinario alla Cattolica di Brescia, a 36 ero ordi­nario negli Usa, sono stato chia­mato in tutti e cinque i continenti con vari titoli e responsabilità, tut­to grazie alla fortuna di aver in­contrato le guide giuste sul mio cammino, dal commissario agli e­sami di terza media che ha insisti­to perché proseguissi gli studi (co­sì mio padre mi ha iscritto a ragio­neria col sogno del posto in ban­ca), al professore della maturità che ha insistito perché mi iscrives­si all’università, al rettore del colle­gio Ghislieri che ha insistito per­ché facessi il concorso per entrare a Matematica, al docente dell’Uni­versità di Pavia che dopo la laurea, quando avevo un tranquillo im­piego alla Montedison, ha insistito perché facessi il concorso per in­segnare all’università... Quante in­sistenze importanti! Ma la scuola di vita più grande è quella di mio padre: piedi per terra e tanta u­miltà. Al Ghislieri mi sentivo sem­pre l’ultimo, così ho imparato da tutti. La svolta quando a 28 anni mi ha chiamato la Nasa e lì è nato il mio interesse per le applicazioni della matematica alla vita concre­ta».
I suoi progetti richiedono il lavoro di squadra di decine di suoi colla­boratori. Chi paga?
«Tutto funziona su base competi­tiva, è per questo che in Italia non funziona: presenti il progetto, or­ganismi appositi in tutto il mondo lo valutano e se vale lo finanziano, altrimenti no, ed è giusto così».
Nel suo mondo di numeri che po­sto occupa la fantasia?
«Tutto. La matematica è poesia pura, dà la possibilità di inventare tutti i giorni, come i colori per il pittore. È estrema astrazione ed e­strema concretezza, perché è la chiave per capire e descrivere i fe­nomeni».
Che però già esistono. È solo la chiave per decriptare gli ingra­naggi immensi che muovono l’u­niverso?
«Il credente scienziato pensa che tutta la scienza sia stata “data” da Qualcuno e l’uomo debba solo ri­scoprirla, e forse è così: l’uomo con i suoi talenti e l’aiuto di Dio si pone nella sua solitudine davanti al problema e lo riscopre. Newton invece diceva: “Ho camminato sulle spalle dei giganti”, intenden­do che doveva la conoscenza agli scienziati venuti prima di lui. Han­no ragione entrambi, Chi ha in­ventato tutto non ti vuole frustra­re, ti dà l’impressione che sia tu a scoprire le meraviglie. Quel che è certo è che il matematico non è l’archeologo, non si limita a scava­re ciò che è sepolto là sotto, ma costruisce, inventa, crea una teo­ria dal nulla, ci mette la fantasia: scienza e fede non si escludono, ormai siamo quasi arrivati a rico­struire una teoria consistente e credibile di tutta l’evoluzione dell’universo ma per il Big Bang manca ancora un pezzetto infini­tesimale, un tempo sconosciuto, il vero mistero. Spieghi l’universo e poi resti attonito: come è avvenuto il Big Bang? Chi ha concepito il di­segno iniziale così perfetto che in milioni di anni l’ordine non si è guastato? La scienza è rigorosa ma il mistero persiste. E io, il matema­tico, resto attento, curioso, intriga­to, dibattuto. E commosso».