Sergio Bocconi, Corriere della Sera 30/9/2013, 30 settembre 2013
LA SVOLTA DELLA BANCA PENSANDO AI MERCATI I DUE ANNI DEL MANAGER DELLE POLIZZE
La chiusura anticipata della partita sul vertice cons entirà oggi a Intesa Sanpaolo di ripresentarsi in Borsa con la «sola» zavorra comune a tutto il listino rappresentata dalla crisi politica. Inoltre, consumata la svolta nel weekend, i temi relativi alla più grande banca del Paese non aggiungeranno ulteriore peso alla già difficile situazione del sistema-Italia sui mercati. In ogni caso la rottura tra Enrico Cucchiani da una parte e Giovanni Bazoli e i soci maggiori dall’altra era ormai non più ricucibile e l’attesa fino ai consigli convocati per martedì avrebbe solo alimentato incertezza nell’istituto e fra gli investitori, soprattutto internazionali.
Anche la questione relativa alle «modalità» di uscita del manager arrivato da Allianz due anni fa per sostituire Corrado Passera cooptato nel governo di Mario Monti sembra essersi rivelata meno difficile del previsto, visto che il negoziato si sarebbe mosso sui binari contrattuali e su quanto previsto nella relazione sulle remunerazioni, prevedendo inoltre clausole come quella legata alla riservatezza che sono sempre comprese in casi come questo, che riguarda il cambio di vertice della più grande banca italiana.
Così, a sei mesi dalla riconferma, si chiude per Cucchiani il capitolo Intesa. Un capitolo che, nonostante la confermata fiducia da parte delle fondazioni più importanti (Compagnia di San Paolo e Cariplo) in occasione del rinnovo dei due consigli in aprile, ha visto profilarsi diversi segnali di divisioni che hanno poi portato alla rottura. Le preoccupazioni dei grandi soci di Intesa Sanpaolo per ciò che è stata definita inefficienza della struttura hanno raggiunto i livelli di guardia. Cucchiani del resto, reclutando dall’esterno un proprio team ed entrando con una certa frequenza in conflitto con manager di prima linea della banca, in questi due anni non sembra essersi integrato nell’istituto.
Una non integrazione che ha pesato sui rapporti con il presidente e con le fondazioni, che avevano anche pensato di rivolgersi alla loro authority di riferimento, il ministro delle Finanze Fabrizio Saccomanni, con una lettera, poi non inviata. Un segnale di tensioni era arrivato per esempio dalle dichiarazioni rilasciate a «Report» da Cucchiani a Cernobbio sulla vicenda Tassara («quando veniva finanziato Zaleski io non c’ero», ha detto il manager, precisando anche però che Bazoli, come presidente del consiglio di sorveglianza dell’istituto, non ha avuto alcun ruolo operativo nei crediti concessi). Vicenda che ha visto Cucchiani nell’ultima semestrale di Intesa passare 800 milioni di crediti da prestiti in ristrutturazione a incagliati. Capitolo peraltro che dovrebbe vedere nelle prossime ore la sigla di un accordo sul nuovo piano relativo al debito, pari a 2,2 miliardi, che vede come principali istituti esposti Intesa (per 1 miliardo, per metà non coperto da garanzie) e Unicredit (500 milioni): nel pomeriggio si riunisce il consiglio della finanziaria di Romain Zaleski presieduta da Pietro Modiano e l’ accordo prevede la conversione di 650 milioni di credito in strumenti partecipativi (quasi-equity) e una proroga da stabilire (se al 2015 o al 2017) per la vendita degli asset fra i quali le partecipazioni ancora in portafoglio (fra le quali figura quella in Intesa pari all’1,7%).
La soluzione-lampo alla questione del cambio al vertice, con il passaggio delle deleghe al direttore generale vicario Carlo Messina, responsabile anche della Banca dei territori, riporta il timone della banca nel perimetro «storico» dell’istituto. Messina, che dopo la laurea alla Luiss ha iniziato in Bnl, è in «casa» dal ‘95, quando entra in ciò che allora era il Banco Ambrosiano Veneto come responsabile della pianificazione: la sua carriera segue dunque le varie integrazioni guidate da Bazoli che hanno portato a Intesa Sanpaolo, dove il manager che ha da poco superato i 50 anni arriva a ricoprire il ruolo di responsabile della finanza e direttore generale. Bazoli, in primavera, aveva quasi anticipato una sua investitura a successore di Cucchiani presentando Messina al board come un manager di «altissimo livello».
Certo la soluzione immediata e «domestica» evita la replica di quanto accaduto due anni fa. Le circostanze anche in quel caso erano dettate da una emergenza: la sostituzione di Passera chiamato nel governo. In assenza di un piano di successione già determinato, si erano però manifestate divisioni fra chi era favorevole alla opzione interna e chi invece preferiva guardare all’esterno. Divisioni ricucite in tempi brevi con la chiamata di Cucchiani, allora nel vertice del gruppo assicurativo tedesco Allianz.
Con il quadro ora certo al vertice operativo, per Intesa potrebbe essere anche più agevole passare alla revisione della governance, con il ritorno dal dualistico al consiglio unico auspicato anche da Bankitalia. Un cammino tutto da decidere e che, come sempre accade quando si tratta di governo societario in strutture complesse, potrebbe non rivelarsi semplice. Oggi potrebbero cominciare a parlarne le fondazioni nella riunione già prevista.
Sergio Bocconi