Corriere della Sera 29/9/2013, 29 settembre 2013
INTERVENTI
& REPLICHE–
La vicenda Telecom
Nell’interessante articolo di Edoardo Segantini sull’evoluzione della vicenda Telecom (Corriere, 25 settembre), si legge, fra l’altro, che l’allora presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, avrebbe chiesto alla Banca d’Italia, titolare di azioni Telecom per oltre il 3 per cento, di non partecipare all’assemblea della società che avrebbe dovuto deliberare le difese contro l’Opa della cordata Colaninno. Mi rendo conto che, a furia di ripetere in questi anni, da diverse parti, una notizia infondata, «quelque chose restera» anche in questo caso, nonostante che, di tanto in tanto si sia ricordata la verità dei fatti. Colgo l’occasione, dunque, per una precisazione, anche se sono fuori dall’Istituto ormai da tempo; ma la memoria storica per una Istituzione ha un suo valore. Non vi fu alcuna richiesta da parte dell’onorevole D’Alema. La Banca d’Italia decise, come sempre, autonomamente, dopo che era stato effettuato con largo anticipo, da parte delle strutture competenti, uno studio approfondito e documentato sulla migliore tutela degli interessi dell’Istituto e, in particolare, dei fondi a garanzia del trattamento di quiescenza del personale, dei quali la partecipazione in questione faceva parte. Si trattò di una rigorosa valutazione economico-finanziaria compiuta, già in prima battuta, da persone di alta competenza tecnica.
Angelo De Mattia
Poiché a quel tempo lavoravo in Telecom Italia come direttore della comunicazione, ricordo benissimo che l’amministratore delegato Franco Bernabè andò dal governatore Antonio Fazio, il quale gli garantì che Bankitalia avrebbe partecipato all’assemblea e votato a favore del management, come sempre. Questo non avvenne. Fazio dunque cambiò idea. È azzardato supporre perché convinto da una «moral suasion» al più alto livello?
Edoardo Segantini
Biciclette e buon senso
Ho letto l’intervento del professor Rinaldo Pellegrini (Corriere, 25 settembre) che a proposito dell’uso della bici in città affronta l’argomento con tranciante sicurezza affidandosi esclusivamente agli articoli del codice che puniscono con salate multe l’uso della bici sui marciapiedi. La sua lettera mi fa pensare che il professore non è mai andato in bici a Milano. Per fortuna che i vigili del sindaco Pisapia applicano le leggi con meritevole buon senso.
Al di fuori della cerchia dei Navigli il novanta per cento dei marciapiedi sono sufficientemente larghi per permettere al ciclista quando il percorso diventa pericoloso di utilizzare il marciapiede.
Piero Ponti, piero.ponti@addressotak.it
Il pollice dei giapponesi
A proposito dell’evoluzione del pollice nell’era del touchscreen (Corriere, 26 settembre), anche prima di smartphone e tablet, i giovanissimi digitavano messaggi con il pollice lesto. In Giappone sono chiamati «Oyayubi sedai», «generazione pollice». Nella terra del Sol Levante si gareggia anche per eleggere il «Re pollice», «Oyayubi Kingu». I pollici sono come due gemelli che si muovono perfettamente sincronizzati. Avremo un giorno un polpastrello-bolt?
Margherita De Napoli, marghe3@tiscali.it
Donazioni di sangue
Con le ultime novità in merito alle donazioni di sangue, sarebbe corretto che nelle pubblicità progresso e nelle varie campagne informative e di reclutamento venisse ben specificato che i giorni persi per aiutare il prossimo si dovranno recuperare alla fine del proprio percorso lavorativo.
Franco Milletti, Carpi