Sergio Romano, Corriere della Sera 29/9/2013, 29 settembre 2013
LA GERMANIA E LE CHIESE GIURAMENTI E TASSE ECCLESIASTICHE
Tutti sanno che la Germania è uno Stato laico. Lei invece ci parla di una Kirchensteuer prevista dalla legislazione fiscale della Repubblica federale tedesca. Che cos’è? Una tassa ecclesiastica?
Vanni Berti
Sesto Fiorentino
Caro Berti,
L a Germania non è uno Stato laico, ma tutt’al più, secondo una espressione usata dal leader socialdemocratico Gerhard Schröder, «secolarizzato». Come in Italia, i rapporti della Germania con la Santa Sede sono regolati da un Concordato (firmato nel 1933, poco dopo l’avvento di Hitler al potere), vale a dire da un trattato con cui lo Stato cede alla Chiesa una parte della propria sovranità. La Costituzione non è stata scritta in nome di Dio o della Santissima Trinità, come altri testi costituzionali del passato, ma nel suo preambolo si legge che il testo è stato redatto «nella consapevolezza della responsabilità del popolo tedesco davanti a Dio e all’uomo». Quando un cancelliere presta giuramento all’inizio della sua carica, le parole conclusive della formula di rito sono «Con l’aiuto di Dio». Non sono obbligatorie e non sono state pronunciate da Schröder, ma sono certamente quelle con cui Angela Merkel comincerà il suo terzo mandato. Le ricordo fra parentesi, caro Berti, che al vertice dello Stato tedesco vi sono oggi due personalità con un forte profilo religioso: la cancelliera è figlia di un pastore protestante e il presidente della Repubblica (Joachim Gauck) è a sua volta ministro della Chiesa luterana. Non è sorprendente quindi che nelle classi tedesche, se i Länder lo consentono, vi sia spesso il crocifisso, che le suore insegnanti possano vestire l’abito religioso e che le istituzioni scolastiche offrano ai loro studenti i corsi di catechismo.
Non è laico, infine, uno Stato che si presta ad essere l’esattore fiscale di una istituzione religiosa. In Germania la Kirchensteuer (tassa ecclesiastica) viene pagata con la dichiarazione dei redditi da tutti coloro che si dichiarano membri di una comunità religiosa con cui lo Stato ha rapporti ufficiali. In una rassegna apparsa sul Sole 24 Ore di qualche anno fa leggo che il gettito, verso la metà dello scorso decennio, era pari a circa nove miliardi di euro e che dalla tassa sono esenti i bambini, i pensionati, i disoccupati, i contribuenti con un reddito particolarmente basso. Sembra che in questi ultimi anni sia aumentato il numero di quelli che dichiarano di non avere alcuna affiliazione religiosa e che le Chiese reagiscano cancellandoli dagli elenchi dei loro fedeli.