Davide Frattini, Corriere della Sera 29/9/2013, 29 settembre 2013
I «GUERRIERI» DELLA RAZZA CHE AIUTANO GLI ANZIANI E PICCHIANO GLI IMMIGRATI
Il «Protetto» aveva già perso l’immunità parlamentare a marzo e avrebbe dovuto essere processato per aver tirato un pugno e l’acqua di un bicchiere in faccia a due deputate durante un programma televisivo. Ilias Kasidiaris, 32 anni, è il portavoce di «Alba Dorata» e i camerati gli hanno dato quel soprannome perché è il più legato al leader Nikos Michaloliakos. Come lui ha servito nelle forze speciali (Michaloliakos è stato radiato dall’esercito per possesso illegale di armi) e come lui è convinto che l’Olocausto sia un’invenzione: «La percezione dominante in Europa è che 6 milioni di ebrei siano stati uccisi. La Storia ha dimostrato che è una bugia». In galera — dov’è finito ieri assieme al suo capo — avrebbe voluto spedire gli altri: «La nostra priorità è metter dentro i politici corrotti che hanno sperperato il denaro della Grecia». Gli immigrati clandestini — ha sempre avvertito — non vanno incarcerati ma espulsi: «Dobbiamo minare le frontiere con la Turchia per impedire loro di entrare».
Anche gli altri militanti del partito amano fregiarsi con nomi di battaglia: Stylianos Vlamakis è detto il «Fornaio» da quando si è fatto fotografare sorridente davanti ai buchi neri di Dachau e gli amici hanno commentato sul suo profilo Facebook «servivano a cuocere il pane». George Germenis si fa chiamare «Kaiadas» come la rupe dove gli spartani abbandonavano alla morte i neonati disabili. I guerrieri dell’antica Grecia alimentano la mitologia del movimento (il simbolo è un meandro su campo rosso che ricorda una svastica). Ad agosto si sono ritrovati sull’isola di Creta per un periodo di addestramento: sfide con gli scudi e le lance, seminari dedicati alla «purezza della razza».
Adesso i magistrati greci sostengono che «Alba Dorata» abbia gestito anche campi di addestramento paramilitare più seri, con l’appoggio di ufficiali delle forze armate. I colonnelli e la dittatura caduta nel 1974 sono il modello di Michaloliakos: cerca di imitare lo stile oratorio di Georgios Papadopoulos, l’ufficiale che guidò il colpo di Stato. «Abbiamo una struttura combattente di almeno tremila uomini pronti a qualsiasi missione», ha proclamato un attivista al giornale To Vima .
Di certo le squadracce delle magliette nere (armate di mazze e coltelli) si sono mosse in questi anni come un esercito per le strade di Atene, tra offerte di protezione e taglieggiamento. Le ronde nelle zone più degradate della capitale sono servite a raccogliere consensi tra i greci colpiti dalla crisi: gli attivisti distribuiscono piatti caldi e vestiti, accompagnano gli anziani a ritirare la pensione, cacciano gli immigrati dagli appartamenti occupati abusivamente, chiedono la carta d’identità ai passanti e chi non è greco viene bastonato.
Il successo politico ha spinto i leader del partito a pianificare nei mesi scorsi un’espansione internazionale, in Europa e negli Stati Uniti, «ovunque ci siano greci». L’ambizione era però conquistare Atene alle elezioni municipali dell’anno prossimo: la marcia di Michaloliakos è cominciata quando è entrato (con un saluto a mano tesa) nel consiglio comunale della capitale e il sindaco Giorgos Kaminis è diventato un bersaglio del gruppo dopo aver deciso di impedirne le manifestazioni nelle piazze più importanti. La risposta di «Alba Dorata» è stata mandare un parlamentare a minacciarlo: ha cercato di colpirlo con un pugno e di puntargli la pistola in faccia.
Davide Frattini
@dafrattini