Mauro Favale; Giovanna Vitale, la Repubblica 29/9/2013, 29 settembre 2013
A ROMA BUCO DI 867 MILIONI “IL PARLAMENTO DEVE AIUTARCI”
Chiede aiuto al governo appena un’ora prima che Silvio Berlusconi metta in discussione l’esistenza stessa dell’esecutivo. Eppure, a due mesi dall’approvazione del bilancio, con un buco di 867 milioni di euro e con lo spettro del commissariamento a pochi mesi dalla trionfale vittoria elettorale, il sindaco di Roma Ignazio Marino si ritrova già con le spalle al muro: o l’aumento delle (già elevatissime) imposte comunali o un sostanzioso soccorso da parte di Palazzo Chigi. Esclusa, per il momento, la prima ipotesi, non resta che lanciare un accorato appello al governo: «Dobbiamo salvare la Capitale e lo dobbiamo fare insieme. Roma deve avere ciò che le spetta», spiega il sindaco alle quattro di pomeriggio, poco prima delle dimissioni dei ministri Pdl.
Al suo fianco, l’assessore al Bilancio, Daniela Morgante, già magistrato della Corte dei Conti, alle prese con un buco «ereditato dalla precedente amministrazione ». Un modo, da parte di Marino, per fugare le voci di dimissioni della Morgante circolate con insistenza in questi giorni in Campidoglio e che comunque testimoniano lo stato di fibrillazione che vive la giunta della Capitale a tre mesi dal suo insediamento.
Il piano di Marino per evitare il default prevede la cessione del patrimonio immobiliare del Comune «dal quale dovrebbero arrivare 200 milioni di euro». Poi via le «società inutili, costituite da 5 persone solo per dare 170 mila euro di stipendi agli amministratori e nuovi contratti di servizio con le aziende partecipate». Congelato per adesso l’aumento dell’Irpef (si era ipotizzato di alzarla dell’1,2%) e della Tares. «Siamo però riflettendo se aumentare l’Imu, ma è una decisione che non è stata ancora presa», precisa il primo cittadino.
È chiaro però che, al di là dei tagli (dei 7,3 milioni di euro a disposizione del gabinetto del sindaco, ad esempio, ne rimarranno solo 500 mila), è sull’aiuto del governo che Marino punta tutto: «Chiederemo una mano ai parlamentari eletti a Roma, di ogni schieramento, nell’interlocuzione con governo e ministri. O si è con la capitale o contro». Nel tentativo di rassicurare la città (e in attesa di conoscere il destino dell’esecutivo) interviene il viceministro all’Economia, Stefano Fassina: «Credo sia inevitabile un contributo del governo che però non può esimere l’amministrazione dal fare la sua parte».