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 2013  settembre 29 Domenica calendario

IL CONTO LO PAGHIAMO NOI PER ORA SONO 17 MILIARDI


Si apre la crisi di governo e gli scenari che si profilano di qui ai prossimi giorni sono pieni di drammatiche incognite. C’è innanzitutto la reazione internazionale. L’instabilità politica in Italia non può non condizionare gli equilibri economici europei. Due i rischi: che si riaccenda la speculazione sui nostri titoli del debito con lo spread che riprenderà a correre e che la ripresa si allontani. Un alto spread significa una maggiore spesa che lo Stato deve affrontare per impedire che le aste dei titoli pubblici non vengano disertate dagli investitori. Questi fuggono dai Paesi senza stabilità politica. Nell’arco di un anno, più o meno tutti i bond, hanno beneficiato di un calo dei rendimenti di circa un punto, e un calcolo approssimativo consente di calcolare il beneficio in circa 2 miliardi. Un risparmio che potrebbe andare in fumo se lo spread riprendesse a salire.
Non solo. Il pil, già al rallentatore, subirebbe un’altra frenata con la conseguenza di far salire il deficit, sfondando il tetto del 3%, che per Bruxelles è un limite invalicabile. Questo significa una manovra più dura di quella che il ministro dell’Economia Saccomanni si appresta a varare pari a 1,5 miliardi, per riportare il deficit, ora al 3,1%, sotto la soglia chiesta dall’Europa. La Commissione europea ha già detto che non si faranno sconti.
La crisi di governo mette a rischio anche la legge di Stabilità con le misure per il prossimo anno a cominciare dalla Service Tax che serve a rimodulare la tassazione sugli immobili e le aliquote dell’Iva.
Pertanto, conti alla mano, la crisi di governo si porta dietro l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% che scatta martedì prossimo. Questa vuol dire un maggior esborso da parte dei contribuenti di 1 miliardo di qui alla fine dell’anno e di 4 miliardi per il 2014.
La Cgia di Mestre ha calcolato che qualora i consumi delle famiglie italiane restassero pressochè identici, per un nucleo costituito da 3 persone l’aggravio medio annuo sarà di 88 euro. Nel caso di una famiglia di 4 componenti, l’incremento medio annuo sarà invece di 103 euro. Visto che per il 2013 l’aumento dell’Iva interesserà solo l’ultimo trimestre, per l’anno in corso gli aumenti di spesa saranno pari a 22 euro per la famiglia da 3 persone; 25,75 euro per quella da 4 persone. Sono tanti infatti i beni che subiranno un rincaro: dal vino ai giocattoli, dai mobili ai computer. Poi carburanti, abbigliamento, calzature, mobili, elettrodomestici, giocattoli e computer.
Per metà dicembre c’è l’appuntamento con la seconda rata dell’Imu. Il saldo dovrebbe essere in linea con il mancato acconto di giugno per un importo di circa 2,3 miliardi.
Dietro l’angolo c’è anche la stangata della Tares pari a 9,9 miliardi di euro, 2,3 miliardi in più rispetto al 2012. Mediamente si pagheranno 281 euro a fronte dei 214 euro dello scorso anno.
La nuova Tares, che è entrata in vigore per la prima volta quest’anno, in sostituzione di Tarsu e Tia, prevede due componenti: la prima destinata ai rifiuti in senso stretto e la seconda per i servizi indivisibili dei Comuni (illuminazione, strade marciapiedi ecc), in sintesi l’embrione della futura Service Tax. La Uil in un rapporto spiega che ad oggi, tra tutte le città capoluogo, ben 36 hanno già deliberato le tariffe della Tares. Di queste, risulta che, 35 (grandi, piccole e medie città), hanno messo in campo aumenti rispetto allo scorso anno, mentre soltanto una città (Varese) ha diminuito l’aliquota del 2,9%. Infine la benzina. Il rincaro pianificato dal decreto del fare non è ancora noto: la norma si limita a stabilire che dovrà portare 75 milioni di euro per il 2014.