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 2013  settembre 29 Domenica calendario

SCARPE E UOVA, ULTRÀ CONTRO ROHANI


Ritorno in patria dal sapore agrodolce per Hassan Rohani, reduce dal successo della tournee al Palazzo di Vetro. Ovazioni e uova hanno accolto il presidente iraniano una volta sceso dall’aereo su cui si era imbarcato a New York, dopo la «inattesa» telefonata da parte di Barack Obama, primo contatto diretto tra i capi di Stato dei due Paesi dal 1979.

Il momento di gloria è proseguito anche quando Rohani ha rimesso piede in patria, almeno in un primo momento. «Lunga vita al presidente, l’uomo del cambiamento», urla un gruppo di sostenitori. Il presidente ricambia affacciandosi dall’auto con la mano alzata. Ma l’insidia è in agguato, e così la vettura su cui si trova il leader politico viene presa di mira dal lancio di uova, scarpe e qualche pietra da parte di un manipolo di riottosi. «Vuole l’umiliazione del nostro popolo», dice uno dei manifestanti. Sono una cinquantina in tutto, e quando il convoglio presidenziale passa in mezzo a loro il presidente è costretto a ripararsi dietro le guardie del copro. «Odiamo l’America, con gli yankee non avremo mai nessun tipo di rapporto, non serve a nulla», urla un altro attivista.

Si tratta per la gran parte di irriducibili nostalgici della precedente presidenza. Pronti a destabilizzare la nuova leadership portatrice di un messaggio distensivo anche all’interno del Paese. «C’è poco da fare, Rohani ci dovrà star a sentire», avverte un altro attivista. È questione di attimi, la polizia riesce a mantenere a malapena i cordoni di protezione, e una volta passato il presidente, i due gruppi di manifestanti entrano in contatto dando vita a sparuti scontri. Nel popolo proRohani ci sono famiglie e donne: «È il signore della pace», grida una ragazza col viso avvolto da un velo colorato. «Sono qui per dirgli che siamo con lui», dice Vida, una designer di moda in compagnia della figlia, le cui labbra sono colorate di viola, il colore della campagna elettorale di Rohani: «Lunga vita alle riforme». Vicino a lei c’è un giovane che indignato dice: «Perché dobbiamo sempre rovinare tutto, il mondo ha gli occhi puntati sull’Iran e noi tiriamo le uova».

Effettivamente in questo momento la curiosità e l’interesse del Pianeta è tutto rivolto al Paese, specie dopo la storica telefona di ieri. «Una telefonata inattesa rivelano fonti iraniane -. La Casa Bianca ha chiamato sul cellulare del nostro ambasciatore mentre stavamo andando al Jfk, dicendo che a Obama avrebbe fatto piacere salutare Rohani». Lo stesso presidente, al suo arrivo a Teheran, fornisce alcuni dettagli: «La conversazione è stata soprattutto sul nucleare», e sul mancato incontro tra i due per «motivi logistici». È giallo invece, sui «tweet» postati dal leader iraniano dopo la conversazione, e spariti poco dopo. Rohani è però tornato a «cinguettare» nella mattinata dopo l’atterraggio a Teheran, dove oltre ai manifestanti ha trovato i suoi consiglieri che lo hanno aggiornato sulla situazione economica interna, con novità confortanti. «Dopo le elezioni di giugno le attese sullo stato di salute del Paese sono migliorate, e sul mercato nero - dove viene negoziata tanta valuta nel Paese - il rapporto tra rial e dollaro si è rafforzato molto», dice Steve Hanke del Cato Institute. Di conseguenza l’inflazione è scesa velocemente al 20% dal 35,1% allentando le tensioni dovute alle sanzioni internazionale. Altro aspetto questo sul quale Rohani si è prodigato molto a New York, nell’ambito di quel piano strategico per la rinascita economica nazionale.