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 2013  settembre 29 Domenica calendario

IL QUINTALE DI WALTER E LE DIETE IN PREMIER


OGGI, avviso, è una rubrica pesante. Pedante no, almeno spero. Titolo su Sw: “Il calcio inglese fa ingrassare”. Un sondaggio tra i tifosi della Premier ha stabilito che quelli del Chelsea bevono 5 pinte di birra durante una partita (e fanno 1.200 calorie) mentre quelli del Manchester United sono attratti dal junk food, o cibo-spazzatura. Porcherie o schifezze, in italiano. Il 52% durante il campionato ci marcia tre volte a settimana. Sull’altra sponda, quelli del City non scherzano: ad ogni fine campionato aumentano mediamente di una taglia. Al West Ham la buttano sulle sigarette: un pacchetto a partita. Il 23% dei mariti che tengono al Tottenham dichiara di non fare sesso per tutta la durata del torneo. Il 40% dei tifosi sposta l’eventuale dieta a fine campionato. Izzy Cameron, il nutrizionista che ha coordinato l’inchiesta per DietChef, commenta: «È impressionante quanto il calcio influisca sulla vita dei maschi inglesi compromettendone salute e serenità familiare».
In assenza di inchieste specifiche, si potrebbe dire che i maschi italiani compromettono salute e serenità del calcio. E non alludo solo alle curve chiuse per razzismo a Milano e a Roma. Nei primi cattivi pensieri stagionali avevo dato un voto basso a Giampaolo perché aveva accettato di allenare il Brescia anche se il suo vice, Gallo, era stato in pratica respinto dagli ultrà dopo un abbozzo di processo suggerito dalla Digos. Di fronte al bis della situazione, Giampaolo ha detto basta. «Questo calcio selvaggio non è il mio calcio». Neanche il mio, ma evidentemente a qualcuno va bene che sia così. Si fa un gran parlare di progetto, di filosofia, poi basta una sconfitta a far volare i piatti. E quindi 8 a Giampaolo, «sono stato fatto passare per pazzo, ma sono lucido » e 2 alla molto vasta controparte. Sempre in tema di panchine abbandonate, dopo avere letto le sviolinate reciproche in estate tra Zamparini e Gattuso, avevo resistito alla tentazione di scrivere quel che prevedevo. «Non lo esonererò mai, di Rino mi ha entusiasmato lo spirito», disse Zamparini il 21 giugno. Già allora ero certo che Gattuso a Palermo non sarebbe arrivato a fine settembre. Come esiste una legge di Gay-Lussac esiste una legge di Zamparini, che tra un po’ sarà studiata nelle scuole. L’ho detto a un paio di colleghi, ma un siluramento così rapido non l’avrei messo nero su bianco nemmeno per un allenatore poco simpatico, e non era il caso di Gattuso. Mi dicono abbia aperto un ristorante di pesce a Gallarate. Mancano dati sull’ingrassamento, ma questo ci porta da Gallarate a Christchurch, Nuova Zelanda.
Huxley (“Il Mondo nuovo”), Orwell (“1984”), Bradbury (“Fahrenheit 451”) hanno scritto libri che erano finestre su un futuro possibile. E forse non è più futuro, è presente. Ce lo dicono o ce lo gridano notizie di cronaca. A Milano l’abbonamento annuale Atm per gli anziani passa da 170 a 300 euro, quasi il doppio. In Piemonte la pressione fiscale è aumentata del 37,4% per i redditi di 10 e 15mila euro annui mentre è diminuita per quelli superiori ai 22mila. In sostanza l’Irpef penalizza chi sta peggio. In Nuova Zelanda non ti danno neanche il tempo di stare peggio. Ti cacciano quando stai bene. Albert Buitenhuis, chef sudafricano, da sei anni lavorava al Cashemire Club, e anche Marthie, sua moglie, come cameriera. Grande lavoratore, Buitenhuis, e anche grosso: 130 kg per 1.78 di statura. Nel 2007 ne pesava 160, ma si era messo a dieta. L’ufficio immigrazione gli ha ritirato il permesso di soggiorno, giudicando precaria la sua salute e intravedendo costi sanitari nel futuro. A favore di Buitenhuis ha testimoniato il suo medico (pressione e colesterolo ok), ha testimoniato il datore di lavoro, Don Whyte («Albert e sua moglie hanno lavorato duro e bene»). Ma le testimonianze non sono servite a nulla, come non servirà a nulla il 2 che invio alla Nuova Zelanda. Chi vivrà vedrà forse, in futuro, collegamenti in diretta delle tv del dolore dalla Rupe Tarpea. E intanto non sarà male andare a vedere quello che succede nel miliardario Qatar che sta costruendo stadi e palazzi per i mondiali di calcio. Miliardario ma, stando a quanto è stato pubblicato venerdì su queste pagine, decisamente schiavista con i lavoratori nepalesi cui sono stati ritirati i passaporti e cui è stata negata a volte anche l’acqua. Intanto, 1 al Qatar che darà la responsabilità alle imprese appaltatrici (musica già ascoltata altrove).
Altrove, in Brasile, Walter Henrique da Silva, in arte Walter, ha 24 anni e pesa un quintale. Il che non gli impedisce di segnare un sacco di gol con la maglia del Goias e di avere molti tifosi che lo vorrebbero in Nazionale. È nato a Coque, una delle favelas più pericolose di Recife. Un suo fratello è stato ammazzato e un altro è in galera per rapina. Leggo sulla Gazzetta che Walter s’impegnerebbe per perdere tre chili, al massimo. Il peso gli serve: «Non mi sposta nessuno». Meglio che questo centravanti di peso non emigri in Nuova Zelanda, non è posto per ciccioni viaggiatori.