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 2013  settembre 28 Sabato calendario

«URNE INEVITABILI SOLO SE LASCIANO PURE I 5 STELLE»

ROMA — Il vero problema istituzionale costituito dalle annunciate dimissioni dei parlamentari del Pdl dalla Camera e dal Senato, deriva da quella che il professore Piero Alberto Capotosti, ex presidente della Corte Costituzionale, definisce «la massa critica».
Cosa intende per « massa critica»?
«Il numero dei parlamentari dimissionari».
In che senso?
«E’ ben noto che non ci sono precedenti di dimissioni presentate in blocco da un gruppo parlamentare. Soprattutto da un gruppo parlamentare che è il secondo più votato nel Paese».
E quindi?
«E quindi la procedura che si può applicare per prassi è quella che riguarda le dimissioni di singoli deputati e senatori. Dimissioni che com’è noto, sempre per prassi, vengono in prima istanza respinte e poi possono essere accolte dall’Assemblea e che solo in questo caso divengono effettive. Infine, scatta il meccanismo di sostituzione: vengono proclamati deputati o senatori i primi dei non eletti, eccetera... Tutti passaggi noti, ma, c’è un ma... E, mi creda, anche se le dimissioni in massa hanno un significato simbolico e prettamente politico, ci può essere una conseguenza non solo politica, ma strettamente istituzionale».
Qual è questo “ma”?
«Bisogna vedere quanti saranno a dimettersi: se raggiungeranno la metà più uno dei componenti anche in una sola Camera. E’ questa la massa critica che cambia tutto».
Perché ?
«Perché a quel punto l’organo costituzionale, cioè la Camera di appartenenza dei parlamentari dimissionari non può più funzionare. E questo fatto costituirebbe per lo stesso capo dello Stato, pur contrario a indire nuove elezioni, un fatto istituzionalmente non sormontabile».
In effetti, si è detto in questi giorni che ai parlamentari del Pdl potrebbero aggiungersi anche quelli della Lega e persino i Cinquestelle... Ma sembra uno scenario possibile forse solo al Senato. Anche in questo caso andrebbero sciolte tutte e due le Camere ?
«Lo scioglimento soltanto di Palazzo Madama non mi sembrerebbe in questo caso praticabile. C’è stato un unico precedente di scioglimento solo del Senato, quello del ‘53, ma per motivi molto particolari ».
Anche ieri capigruppo ed esponenti di primo piano del Pdl hanno detto che sarebbero pronti a prendere in seria considerazione quello che dirà il premier Letta alle Camere e a votare la fiducia. Come giudica questi annunci e la contemporanea minaccia di dimissioni...
«Paradossalmente, il Pdl potrebbe rinnovare la fiducia al governo Letta e subito dopo presentare le dimissioni in massa. Il governo non cadrebbe, ma le Camere si paralizzerebbero e quindi si creerebbero le condizioni di fatto perché il capo dello Stato prenda in considerazione l’ipotesi dello scioglimento. Si creerebbe una situazione a dir poco kafkiana, che non è solo politica, ma istituzionale».