L. Mais., Il Sole 24 Ore 28/9/2013, 28 settembre 2013
SCANDALO LIBOR, ANCHE RABOBANK PRONTA ALL’ACCORDO
LONDRA. Dal nostro corrispondente
Dovrebbe collocarsi fra Barclays e Royal Bank of Scotland, nella gara della vergogna che impegna alcune delle maggiori banche europee finite nei guai per lo scandalo Libor, il tasso interbancario che era sistematicamente manipolato dai traders. Ci riferiamo all’olandese Rabobank e all’accordo che sta negoziando con i regolatori anglo-americani, decisi a imporre una contravvenzione multimilionaria. L’istituto non conferma né smentisce la voce di una transazione in corso che potrà chiudersi entro le prossime quattro settimane, ma le voci si rincorrono e suggeriscono anche la cifra. Una somma indefinita compresa fra i 460 milioni di dollari pagati da Barclays e i 612 che ha dovuto sborsare Royal bank of Scotland. In altre parole un’intesa che potrebbe cominciare con il numero cinque, nonostante ci sia la determinazione di Rabobank di far meglio di Barclays, ovvero di stare ben al di sotto del mezzo miliardo.
Spigolature di un’indagine che vede cadere come birilli tutti i maggiori istituti coinvolti nella procedura di fixing del tasso interbancario. Oltre ai due istituti inglesi e prossimamente a quello olandese, è toccato alla svizzera Ubs staccare l’assegno più pesante. Fino ad ora i regolatori hanno raccolto 2,5 miliardi di dollari dalle banche che impiegavano i traders coinvolti nel raggiro. Si trattava, lo ricordiamo, di indicare un tasso interbancario fittizio (il Libor è di fatto la media dei tassi di finanziamento che ogni singola banca del panel indica la mattina) per lucrare sui margini, spesso se non sempre con l’obiettivo di arrotondare lo stipendio o il bonus del singolo operatore.
Nella rete dei regolatiori è caduto anche Icap, il broker interbancario che si colloca nel mezzo delle operazioni fra due o più istituti. L’indagine ha portato nuovamente alla luce le colorite e mail dei traders coinvolti. Pezzi di dialoghi consegnati alla rete da mesi disegnano i contorni di una truffa che ha significato robusti guadagni per molti operatori nei dei desk di mezzo mondo. Icap se l’è cavata con una multa in tono minore, un’ottantina di milioni di dollari in tutto.
Il coinvolgimento del broker non mette fine all’indagine, anzi. Con Icap e Rabobank saranno cinque le istituzioni pronte a pagare il prezzo dei propri errori anche se l’istituto olandese insiste nel trincerarsi dietro al massimo riserbo. Ha fatto solo sapere di «cooperare» attivamente con gli inquirenti per chiudere «interamente la pratica», senza fornire indicazioni più precise.
I regolatori dovranno poi fare i conti con un altro gigante del credito rimasto fino ad ora ai margini della vicenda: Deutsche Bank. L’istituto tedesco dovrebbe definire la propria posizione nel 2014 e lo stesso si prevede per Lloyds Bank.
L. Mais.