Marigia Mangano, Il Sole 24 Ore 28/9/2013, 28 settembre 2013
BERNABÈ PRONTO A DIMETTERSI DA TELECOM
MILANO
Colpo di scena nella partita per il controllo di Telecom Italia. Secondo quanto si apprende il presidente Franco Bernabé starebbe negoziando in queste ore la buonuscita. Le dimissioni dovrebbero essere formalizzate nel consiglio di amministrazione del 3 ottobre, convocato ieri nel tardo pomeriggio e che all’ordine del giorno prevede semplicemente «comunicazioni del presidente». Quello stesso consiglio in cui il numero uno di Telecom Italia si era detto pronto a sfidare i soci Telco in tema di strategie, e nello specifico, sulla necessità di una ricapitalizzazione del gruppo telefonico. Non l’ha fatto. E alla fine ha deciso di gettare la spugna per evitare – si dice – spaccature nel consiglio di amministrazione del 3 ottobre che sarebbero state fortemente dannose per la società. Nei giorni scorsi, infatti, i consiglieri indipendenti di Telecom Italia si erano schierati apertamente a favore di Bernabé e dell’ipotesi di un aumento di capitale, preannunciando, sulla carta, un consiglio spaccato a metà. Ma a pesare sulla decisione, secondo indiscrezioni, sarebbero stati anche i contatti avuti con alcuni soci nelle ultime ore, con la constatazione che i numeri non erano dalla sua parte.
Da tempo, ormai, i rapporti tra Bernabè e i grandi azionisti di Telco erano tesi. La proprietà, in più occasioni, si era detta insoddisfatta della gestione del manager di Vipiteno. Ma nello stesso tempo, Bernabé aveva avuto la massima libertà di movimento, aveva anche portato diverse opzioni strategiche, pur non riuscendo a creare le condizioni per far andare a buon fine quell’operazione che doveva permettere a Telecom Italia di fare il «salto» dimensionale. La situazione è poi precipitata subito dopo il riassetto di Telco, che ha tracciato la strada per il rafforzamento degli spagnoli di Telefonica nel capitale, destinati a salire potenzialmente al 100% di Telco da qui a un anno. Quegli stessi spagnoli con cui Bernabè non si è mai amato.
Cosa succederà ora? Di certo, il terremoto al vertice di Telecom Italia arriva in un momento assai delicato per il gruppo. Ed è dunque prevedibile che si procederà con la sostituzione di Bernabé in tempi rapidissimi. Tra i candidati spicca la figura di Massimo Sarmi, ex Tim e Siemens, e oggi alla guida di Poste Italiane. Ma nella lista figurerebbe anche Francesco Caio, numero uno dell’Avio e responsabile dell’agenda digitale del Governo. Negli ambienti finanziari, tuttavia, non si esclude nemmeno che possa rafforzarsi l’attuale amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, che secondo indiscrezioni nelle ultime ore aveva fatto capire a Bernabé di essere più vicino agli spagnoli di Telefonica.
Toccherà ora al «successore» ridisegnare le strategie del gruppo Telecom Italia e gestire la transizione verso il controllo spagnolo. Peraltro i tempi sono stretti, almeno sul fronte delle strategie: le agenzie di rating hanno minacciato il declassamento a junk dei 40 miliardi di debiti lordi del gruppo tlc (28 miliardi netti). E servono misure urgenti. A questo punto il pericolo di un aumento di capitale, con l’uscita di Bernabé, primo sponsor dell’operazione, si allontana e prende sempre più piede l’ipotesi che Telecom Italia vada verso la cessione degli asset in Sud America. I soci Telco sarebbero infatti a favore della vendita di Tim Brasil. Proprio gli spagnoli sono i principali sponsor di questo disegno perchè caverebbe loro le castagne dal fuoco almeno in Brasile. La cessione del Brasile, inoltre – è una delle argomentazioni che trapela – sarebbe vista con favore perché oltre a garantire cassa per rafforzare il patrimonio ed evitare il downgrade delle agenzie, avrebbe il vantaggio di dotare il gruppo di risorse per investire più massicciamente in Italia. Indiscrezioni riferiscono che le valutazioni che circolano sull’asset brasiliano viaggiano intorno a un potenziale incasso di 8 miliardi di euro.
Ieri, intanto, in una giornata che ha visto il titolo Telecom in calo del 2,6% sui timori di uno stallo del riassetto di Telco con la modifica allo studio della legge sull’opa, sul tema Telecom si è alzata anche la voce di Assogestioni che ha scritto ai vertici auspicando che «i presidi di indipendenza a tutela dell’intera compagine azionaria e del mercato siano rafforzati».