Paolo Siepi, ItaliaOggi 28/9/2013, 28 settembre 2013
PERISCOPIO
Mentana a La7: «C’è l’accordo per cedere il controllo di Telecom a Teleferica». Lapsus o nuove prospettive? Il rompispread di MF.
Nelle scuole americane ai miei figli insegnano a battersi contro l’ingiustizia, ad avere fiducia in se stessi, a credere che tu puoi fare la differenza. In Italia invece ti insegnano che è tutto inutile, e l’omertà è un obbligo morale. Luigi Zingales: «Manifesto capitalista». Rizzoli.
Ma Renzi non si stanca mai di sentire la sua voce? Jena. la Stampa.
Le vecchie democrazie liberali debbono oggigiorno inventare delle nuove forme di protezione, di collaborazione, di mutuo soccorso. Esse debbono trovare il mezzo di conciliare degli imperativi più complessi che mai: libertà pubbliche, libertà individuali, equilibrii umani ed equilibrii naturali. Daniel Cohn-Bendit. Le Nouvel Obs.
Il traditore si fucila nella schiena, il convertito si disprezza o, al più, si tollera. Chi non è perdonabile è l’eretico, colui che confuta la retta via dopo aver trovato il baco nel dogma, l’anello che non tiene. Nel fuoco di fila di sospetti, qualche volta di insulti, da anni alimentato da parte dei circolo manettaro e del circolo di cultura torinese (gli Zagrebelsky, i Mauro, i nipotini di Bobbio ma anche quelli di Giancarlo Caselli) contro Luciano Violante e le sue prese di posizione antigiacobine sulla giustizia e sul rapporto che la sinistra dovrebbe (avrebbe dovuto) intrattenere con il fenomeno Silvio Berlusconi, c’è più il terrore dei dogmatici per l’eresia che il disprezzo per il traditore. Maurizio Crippa. Il Foglio.
(mfimage) Mentre i suoi colleghi (Berlusconi, Bossi e Casini) cercano un ritorno al passato rifondando vecchi partiti e cercando vecchi ruoli, Gianfranco Fini guarda avanti: è impegnato nella stesura del suo libro. È quasi pronto e uscirà a breve. Chi lo ha letto dice che Fini racconterà la sua versione dei fatti sulla crisi del Pdl e raccoglierà nuove idee sull’Italia di domani. Il libro è pertanto diviso in due parti equivalenti: pagina uno e pagina due. Mattia Feltri. la Stampa.
Un rigassificatore vale 500 milioni di euro l’anno, cioè produce 100 milioni di Iva. Uno store Ikea vale 60 milioni di euro l’anno e circa la metà del fatturato andrebbe in stipendi con maggiore Iva da incassare da parte dello stato. Questi sono progetti bloccati soltanto da ragioni ideologiche. Guido Roberto Vitale, banchiere d’affari. Il Foglio.
Monnet trovava il Trattato di Maastricht troppo cauto su troppi punti ma sapeva che la moneta unica avrebbe potuto essere una leva per andare più lontano sulla via dell’Unione. Era un pessimista attivo. Egli vedeva tutti gli ostacoli ma si accaniva ad aggirarli e a sormontarli. Jean Boissonnat: «Europe année zero».Bayard.
Agli inizi degli anni Settanta gli studenti italiani militavano in organizzazioni estremiste e si erano accanitamente scontrati con la polizia, sulle barricate. Però alle venti e trenta in punto tornavano a casa, si lavavano ubbidientemente le mani prima di cenare con mamma e Papà. Tom Wolfe: « Il decennio dell’Io» Castelvecchi.
Non appena suonato il silenzio al Collegio Maria Luigia di Parma, Cesare Zavattini, che allora faceva l’istitutore, correva a coricarsi sul letto per fantasticare o a scrivere. Per un po’, sotto di lui, nella camerata, i convittori fingevano di dormire tranquilli mentre un commando strisciava armato di puntine e martello nella sua camera. Gli inchiodavano le ciabatte al pavimento di legno, quindi, tornati in camerata, davano il via a una sarabanda infernale. Poi scommettevano sul tempo che impiegava Zavattini a scuotersi, saltare da letto, infilare i piedi nelle ciabatte e abbattersi con un tonfo sordo sul pavimento. Beppe Gualazzini: «Guareschi». Editoriale Nuova.
Ho ben presto provato l’orrore viscerale per il dilettantismo, del lavoro mal fatto. Un mestiere, bisogna avere un mestiere, anche se modesto, una qualificazione come si dice oggi. Non ho voluto con più determinazione che un mestiere. Quindi quando, compiuti i 14 anni, ho ritenuto che sarebbe stato opportuno che mia madre restasse a casa e che io andassi a lavorare, ho cominciato con l’apprendere la steno-dattilografia. A scuola. Con un’applicazione estrema, come se vi giocassi la mia vita. Françoise Giroud: «Leçons particulières». Fayard.
Io non ho santificato Fabrizio De Andrè. In una intervista del 2009 a Repubblica ho affermato: «De Andrè è diventato uno stronzo per il successo. Per accettare l’idea di salire sul palco si scolava bottiglie intere di whisky e, da ubriaco, faceva della cagate pazzesche. L’ho amato per i suoi errori. Gli uomini sono uomini. Santificandolo, lo si è deformato». Gino Paoli. il Fatto quotidiano.
A Trento, subito dopo la guerra, le industrie erano poche. L’Amaro Alpino, creato da un napoletano. I seminari. La Caproni, la nostra Fiat. E il Bazar, a me carissimo fin da bambino: la Rinascente di Trento. Le sue vetrine occupavano gran parte di via Mantova, diventata Balbo dopo la trasvolata e adesso ancora Mantova per far dimenticare il fascio. Quando ero piccolo dicevo che il direttore del Bazar era Gesù Bambino e, in dicembre, era vero. Rolly Marchi: «Ride la luna», Mursia.
In tema di scrittura il suo grande insegnamento era: «Quando hai dei dubbi, non aggiungere mai, taglia». Carlo Fruttero, in «La mia vita con papà» di Maria Carla Fruttero, Mondadori.
Cominciavo a sentirmi (come dire) un pochino immondo. Cominciava a prendermi il sospetto che il mio innamoramento con Paolina Bonaparte del Canova non fosse troppo compatibile con lo status di un missionario: «Posso andare in Congo, tra i pagani, con questa cosa dura sotto la veste?». Non era venuta meno la fede, la voglia di farmi prete, di convertire i comunisti. Quello era tutto intatto. E le funzioni continuavano a piacermi più di prima. Sarei stato le ore a servire messa, a recitare rosari in coro e a cantare il gregoriano. L’odore dell’incenso mi faceva morire. Sventagliavo quel turibolo come una giostra medioevale. Ma c’era quel palo che sventagliava pure lui. Tempeste ormonali, le chiamano adesso. Antonio Pennacchi: «Il fasciocomunista». Mondadori
Niente mi dà il senso dell’eternità più di una colica. Roberto Gervaso. il Messaggero.