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 2013  settembre 28 Sabato calendario

PREDICONO ECO-CATASTROFI MA NON I LORO ERRORI CHE FIGURA GLI ESPERTI...

Vi siete accorti di essere già morti? No? Meno ma­le. Però almeno il mondo intorno a voi sarà un incubo di gas, veleni, climi desertici e lot­te per il cibo? Neanche? Allora forse è il caso di farsi qualche do­manda. Qualche domanda più seria di quelle elencate prima, ovviamente. Perché se vi dedica­te a un giochino, che potrebbe es­sere l’incubo di qualunque gior­nalista, c’è da essere molto stupi­ti della vostra buona salute. Sì perché voi vivete in un mondo che almeno da un trentennio è sull’orlo della catastrofe. Vedia­mo di fare qualche esempio per­ché sia più chiaro. Era il 29 otto­br­e1987quan­do un giornale sempre molto informato co­me la Repub­blica titolava: «Dall’Onu un grido d’allar­me pe­r l’apoca­lisse ambienta­le ».In quell’oc­casione il quo­tidiano pren­deva atto delle parole del pri­mo ministro svedese, la si­gnora Gro Har­lem Brutland, la quale avvisa­va con un rap­porto di 380 pa­gine le Nazio­ni un­ite del fat­to che il nostro pianeta fosse sull’orlo del ba­ratro. Tra i mol­ti dati, uno ter­rorizzante: nel «2025 si adope­rerà cinque volte più ener­gia di quanta se ne adopera oggi». Ora, 26 anni dopo quella previ­sione, dati del­l’Inte­rnatio­nal Energy Ou­tlook e dell’Energy information administration ci dicono che consumiamo meno del doppio rispetto agli anni ’90.E nei pross­i­mi 30 anni il consumo mondiale di energia salirà del 56 per cento. Insomma, la tendenza all’au­mento c’è, ma quella previsione era sballata. Trasformava quello che senza dubbio è un problema in una catastrofe.Che non c’è sta­ta. Il 20 febbraio 1988 il presiden­te del Worldwatch institute, Le­ster R. Brown, annunciava sem­pre sulla Repubblica , armato del­la «diagnosi più completa sullo stato di salute del pianeta», che: «Se il mondo fosse un uomo an­drebbe in rianimazione ». La mi­naccia primaria era l’assottiglia­mento dello strato di ozono e il fatto che l’emissione di CO2 sarebbe raddop­piata entro il 2050. Una situazione disperata.
Meno male che alcuni governi, secondo Brown, stava­no dimostrando responsabilità: «I dirigenti cinesi hanno dimo­strato maggiore sensibilità am­bientale rispetto agli altri Paesi». Oggi del buco dell’ozono non si parla più. Abbiamo scoperto che si allarga e si stringe. E quest’an­no si è stretto parecchio: le imma­gini che arrivano dai satelliti, mo­strano che il «buco» è stato il più limitato degli ultimi dieci anni. Quanto alla CO2, tutti quei Paesi che Brown indicava come cattivi hanno abbassato nettamente le emissioni.I cinesi,invece,ci dan­no dentro alla grandissima. Per fortuna basta dare un’occhiata agli ultimi studi per ve­dere che il clima si riscal­da più lentamente ri­spetto alle fosche previ­sioni degli anni ’ 80. Resta il problema de­gli atolli che si inabissa­no nel Pacifico. Ebbene, il 20 marzo 2002 il Cor­riere della Sera tuonava: «Siccità, uragani, atolli sommersi: ecco le conseguenze». E su questo tema degli atolli destinati a sprofonda­re al Corsera­hanno fatto compa­gnia quasi tutte le testate, a parti­re da quando nel 1999 a Kiribati due isolotti finirono sommersi. Il problema esiste e riguarda 15 Pa­esi. Però a tutt’oggi la maggior parte degli isolotti sono ancora a galla e c’è chi lavora con dighe e mangrovie per tenerceli. Forse perché, come osservava già nel 2008 Detlef Stammer, professo­re di fisica ad Amburgo, con un bel modello teorico, prima che l’acqua dei ghiacci polari, scio­gliendosi, arrivi nel Pacifico al­zandone il livello passeranno 30 anni. Però sui giornali questa no­tizia non ha prodotto titoloni. E, per colmo di fortuna, se il 2012 è stato un anno pessimo per i ghiacci polari, il 2013 ci ha ripor­tato sui valori del 2008.
Potremmo fare decine di altri esempi, dalle nevi del Kiliman­giaro alla temutissima impronta ecologica che ognuno misura a modo suo: oc­chio ai titoli apocalittici. È possibile che in edicola ne troviate anche oggi,a proposi­to dell’uscita del nuovo rap­porto Onu sul clima. Il rap­porto dice che la temperatu­ra del pianeta si è alzata di 0,89 gradi dal­l’inizio del XX secolo e gli oce­an­i di 19 centi­metri, mentre i ghiacciai si re­stringono. Ma dice anche che noi umani potremmo contenere que­sti­fenomeni at­torno ad una crescita di soli 2 gradi e non avere troppi guai. E pensa­re che questo è un rapporto impostato al «pessimi­ smo»: è fatto per sollecitare i governi al­l’azione. Quin­di, calma. Quando l’Apocalisse arriverà non telefonerà prima ai giornali, men che meno con dieci anni di anticipo.