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 2013  settembre 28 Sabato calendario

IL CSM DELLE SPESE PAZZE: 350MILA EURO SOLO PER I PASTI

Roma A Palazzo dei Marescialli non tira certo aria di austerity. Almeno così sembra scorrendo l’elenco delle spese sostenute dal Consiglio superiore della magistratura nel 2012 pubblica­to sull’ultima Gazzetta Ufficia­le , cifre impressionanti come quelle relative al 2011 svelate un mese fa da Panorama , che denunciava tra l’altro la poca trasparenza del Csm su bilanci e voci precise.L’organo di auto­governo dei giudici non sem­bra essere stato troppo toccato dalla crisi,tutt’altro,né aver ap­plicato in modo particolarmen­te zelante la spending review . Del resto lo Stato gli mette a di­sposizione ogni anno oltre 34,5 milioni di euro, ai quali se ne ag­giungono altri 750mila derivan­ti da entrate diverse, come per esempio i proventi del rilascio copie degli atti. L’ultimo rendi­conto, poi, è salito a ben 40,8 milioni di euro grazie ai 5 milioni avanzati dal­l’­esercizio del­l’anno prece­dente.
Ma vedia­mo come v­en­gono spesi tut­ti questi soldi per garantire l’in­dipendenza e l’autonomia del­la magistratura, un principio sa­crosanto per assicurare il quale evidentemente non si bada a spese. Nemmeno per i buoni pasto a magistrati e personale amministrativo, costati 350mi­la euro, o per viaggi e missioni nel territorio nazionale lievitati fino a un milione e 200mila eu­ro. L’aggiornamento professio­nale delle toghe, la loro parteci­pazione a conferenze, conve­gni e c­orsi di formazione è costa­to ben 6 milioni e 800mila euro, una delle uscite più alte. Per i compensi e altri assegni desti­nati ai componenti del Csm so­no stati spesi 5 milioni e 530mi­la euro, mentre per il vicepresi­dente Michele Vietti, che ogni anno porta a casa 140,904mila euro netti, e per i laici eletti dal Parlamento, il cui stipendio am­monta a 111mila euro, il totale è di un milione e 272mila euro. Ci sono poi le indennità di presen­za, circa 75mila euro l’anno, che vengono pagate anche ai 16 togati, i quali continuano a percepire la retribuzione da magistrato: un milione 990mi­la euro. Tutto per tre settimane di lavoro istituzionale (la quar­ta pare sia dedicata all’appro­fondimento delle pratiche da trattare) e al massimo 15 giorni lavorativi al mese, visto che le commissioni si riuniscono dal lunedì al giovedì, ad eccezione della disciplinare ai cui mem­bri tocca lavorare anche il ve­nerdì. Ventuno milioni di euro, poi, sono stati spesi per la retri­buzione del personale e quasi 13 milioni e mezzo per l’acqui­sto di beni e servizi. Ma nei con­ti c’è spazio anche per qualche risparmio: di 27mila euro, gra­zie alla decurtazione in sede di assestamento di bilancio 2012, e di 282mila euro avanzati dai ben 755mila stanziati per i com­pensi di traduttori e interpreti perché pare sia stato sensibil­mente tagliato il conferimento di incarichi. Un’altra indenni­tà, quella prevista alla fine del mandato ai componenti laici eletti dal Parlamento non di­pendenti dallo Stato, è costata 400mila euro.
Un’istituzione con una pian­ta organica di 243 unità costa, eccome: 11 milioni di euro per stipendi e altri assegni fissi per il personale di ruolo, 2 milioni 175mila euro per le indennità consiliari in favore dei magi­strati addetti alla segreteria e all’ufficio studi e del personale non di ruolo in servizio a Palaz­zo dei Marescialli. Poi ci sono le «spesucce»: per la pulizia dei locali, traslochi e facchi­naggio ammontano a 452mila euro, per il servizio di leasing e noleggio delle fotocopiatrici a 409mila euro e per l’acquisto di carta e materiale di cancelle­ria a 200mila euro. Tanto, se pa­ragonati ai 279mila euro per le auto blu, passate da 31 a 23 nel 2011.