Anna Guaita, Il Messaggero, Macro 28/9/2013, 28 settembre 2013
BRUCIA LA TERRA SALGONO I MARI
NEW YORK
Siamo passati da un “probabile” nel 2001, a un “molto probabile” nel 2007 a un “estremamente probabile” nel 2013. In questa escalation di aggettivi, 800 scienziati di 61 diversi Paesi fotografano il ruolo che l’uomo ha avuto nel riscaldamento della Terra. Gli scienziati hanno contribuito alla stesura del quinto rapporto dell’Ipcc, ovvero il “Pannello intergovernativo sul cambiamento climatico” creato dalle Nazioni Unite. E hanno spiegato che da un 66 per cento di probabilità rilevate nel 2001 si è passati a un 90 per cento nel 2007 e a un 95 per cento adesso. Se la certezza del ruolo umano in questo catastrofico mutamento nell’evoluzione del nostro pianeta è cresciuta tanto, si deve al fatto che la scienza ha oramai «metodi di osservazione molto più raffinati e strumenti perfezionati, mentre anche l’esperienza e la preparazione degli scienziati è molto migliorata». Le duemila pagine del rapporto offrono un panorama approfondito dei rischi per la Terra, con l’ammonimento che i danni già apportati «resteranno sulla terra per molti secoli».
LO STUDIO
Il trend del riscaldamento è definito «inequivocabile», e quel rallentamento nell’aumento delle temperature registrato negli ultimi anni viene spiegato non come una positiva inversione di tendenza, ma come una breve parentesi che «non durerà» perché generata da «variabili naturali», come ad esempio le eruzioni vulcaniche che bloccano i raggi del sole. La verità, sostengono i due relatori dello studio, Qin Dahe, Accademia delle Scienze della Cina, e Thomas Stocker, professore di Fisica dell’Ambiente all’università di Berna, è che «l’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, la quantità di neve e di ghiaccio è diminuita, il livello medio degli oceani si è alzato, e la concentrazione di gas serra è aumentato». Le previsioni da qui al 2100 variano a seconda che i governi intervengano immediatamente o no: si va dunque da un aumento della temperatura media della Terra di 0,3 gradi Celsius a un 4,8 gradi, e da un sollevamento dei livelli del mare da 26 centimetri a 82. Gli effetti di un tale cambiamento si sentiranno in tutte le città costiere, da Shanghai a Mogadiscio, da Lisbona a Cape Town, da Buenos Aires a Miami, mentre alcune isole dovranno senz’altro essere evacuate.
«Le ondate di caldo avverranno più di frequente - spiega il professor Stocker - e dureranno più a lungo. Man mano che la Terra si riscalderà vedremo che alcune regioni soffriranno maggiori precipitazioni, mentre le regioni secche ne vedranno meno». Qin Dahe, specialista di ghiacciai ha aggiunto: «Gli oceani diventeranno più caldi, i ghiacciai diminuiranno, e il livello dei mari crescerà a un ritmo maggiore degli ultimi 40 anni».
Lo studio - che verrà pubblicato nel 2014 - ha visto la collaborazione anche di studiosi italiani, tra cui Maria Cristina Facchini, Sandro Fuzzi e Susanna Corti dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna. Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon ha esortato «Dobbiamo agire. Ora!» ma anche con una riflessione che in alcuni Paesi suonerà vera e sofferta: «Molti governi si sono sentiti obbligati a concentrarsi sulla necessità di stimolare l’economia, piuttosto che combattere i cambiamenti del clima, ma dobbiamo lavorare per realizzare gli accordi presi».
LE REAZIONI
I rapporti dell’Ipcc sono importanti perché diventano la linea direttiva a cui si devono attenere i Paesi delle Nazioni Unite. Ma i 192 Paesi che fanno parte dell’Assemblea Generale si sono già impegnati a ratificare un accordo entro il 2015, e ora non è più chiaro quanti saranno in grado o desiderosi di impegnarsi a una riduzione delle emissioni tanto «sostanziosa e sostenuta», come raccomanda il professor Stocker, in modo da garantire che il nostro pianeta subisca solo il danno minore.
Il Commissario Ue per l’ambiente, Connie Hedegaard, ha promesso che «l’Europa continuerà la sua lotta». Ma consapevole che non sarà facile, ha lanciato un vigoroso ammonimento: «Se il vostro dottore vi dicesse che c’è un 95 per cento di probabilità che avete una malattia seria, non vi mettereste subito alla ricerca di una cura?».