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 2013  settembre 20 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL PDL SI SPACCA


REPUBBLICA.IT
ROMA - La preoccupazione di Napolitano. I paletti del Pd. Ma soprattutto, il caos nel Pdl. Il giorno dopo la rottura di Silvio Berlusconi - che oggi è tornato a parlare davanti ai suoi militanti - è questa la fotografia di un’altra giornata politica convulsa. Che stasera culminerà in un nuovo incontro tra Letta e il presidente della Repubblica.

Il Colle in allarme. "Presidente, è preoccupato?". Giorgio Napolitano sale i primi due gradini di villa Pignatelli a Napoli, dove sta per incontrare la comunità ebraica, e allargando le braccia risponde con una battuta significativa. "Fate domande di un’ingenuità mai vista". Poi il capo dello Stato spiega che il suo primo passo sarà la verifica sulle possibilità di prosecuzione della legislatura, con il successivo scioglimento della Camere "se sarà impossibile" dare un governo al Paese.
"Scioglimento Camere solo se governo impossibile". "Siamo in una fase un po’ criptica. Io cercherò di vedere se ci sono le possibilità per il prosieguo della legislatura" le parole del presidente, "procederò con una attenta verifica dei precedenti di altre crisi, a partire dalla crisi del secondo governo Prodi". La crisi di quel governo esplose e si consumò tra il gennaio e il febbraio del 2008. Dopo le dimissioni di Prodi a seguito della mancata fiducia al Senato, il presidente Napolitano affidò a Franco Marini un mandato esplorativo. Verificata l’impossibilità di arrivare a una nuova maggioranza, Marini rimise il mandato e Napolitano sciolse le Camere. Ma il ritorno alle urne - come è noto - non è in testa alle preferenze del capo dello Stato. Come si intuisce da una sua dichiazione - sul problema dei rifiuti - al termine della sua visita a Napoli. "E’ questa un’altra delle situazioni - sottolinea Napolitano - che richiederebbero stabilità e continuità nella direzione politica del Paese e nel funzionamento delle istituzioni parlamentari".
Letta: una preghiera sarà utile. Il presidente della Repubblica ne parlerà in serata con il premier Letta, appuntamento fissato subito dopo la brusca accelerazione di ieri. Nel pomeriggio il presidente del Consiglio interviene a un convegno della Comunità di Sant’Egidio: "Noi ce la metteremo tutta perché siamo determinati, ma se vi scapperà qualche preghiera per l’italia in questi tre giorni, sarà utile...", scherza Letta.
In casa democratica è Guglielmo Epifani a mettere in chiaro che "il Pd non è interessato a "governicchi, ma a lavorare per il Paese". Il che vuol dire, "approvare la legge di stabilità e cambiare la legge elettorale" per poi tornare al voto.
Caos nel Pdl. Situazione più complessa nel Pdl dove - dopo le decisione del Cavaliere - è esploso il caos. Fabrizio Cicchitto ribadisce che "la decisione di far cadere il governo non può essere assunta da un ristretto vertice del Pdl". E aggiunge che Silvio Berlusconi "non ha bisogno di alcuni estremisti che nelle occasioni cruciali parlano con un linguaggio di estrema destra dall’inaccettabile tonalità". Ma sono soprattutto le dichiarazioni di tre ministri Pdl, che rompono il fronte del consenso acritico ai diktat del leader, a dare la misura di quanto sia alta la tensione nel partito berlusconiano.
Alfano: diversamente berlusconiano. L’ultimo a uscire allo scoperto - in ordine di tempo - è Maurizio Lupi. "Così non va - attacca l’ormai ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti -. Forza Italia non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti. Noi vogliamo stare con Berlusconi, con la sua storia e con le sue idee, ma non con i suoi cattivi consiglieri". "Si può lavorare per il bene del Paese essendo alternativi alla sinistra e rifiutando gli estremisti. Angelino Alfano si metta in gioco per questa buona e giusta battaglia". Sulla stessa linea si schiera Maurizio Sacconi. "Moltissimi elettori e militanti del Pdl non condividono la deriva estremista" del partito" - sottolinea il senatore del Pdl -. Che attacca i "cattivi consiglieri del presidente Berlusconi" e chiede ad Alfano di rappresentare le esigenze di "molti" nel partito. Dopo diverse sollecitazioni il segretario del Pdl esprime così la sua posizione: "Nel partito "non possono prevalere posizioni estremistiche", - avverte Alfano - e "se sono questi i nuovi berlusconiani, io sarò diversamente berlusconiano".
Quagliariello: "Partito geneticamente modificato". Prima di Lupi e Sacconi si erano esposti Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin. "Spero nasca una posizione diversa da quella espressa ieri ad Arcore, anche per Berlusconi" ha auspicato Quagliariello parlando al Festival del Diritto. In ogni caso, chiarisce, "io le dimissioni non ho avuto nessuna remora a darle. Però è evidente che se si fa in una sede in cui a discutere sono alcuni esponenti di un partito, senza il segretario, quel partito è geneticamente modificato: a questa Forza Italia non aderirò". "Non so se c’è una scissione: so che il centrodestra non è quello che si è espresso ieri". Il ministro ha poi sottolineato l’urgenza di varare comunque un nuovo esecutivo. "Serve assolutamente un governo anche per fare elezioni anticipate - rimarca Quagliariello. Che aspetta con particolare interesse di ascoltare il discorso di Enrico Letta. "Sarà un elemento fondamentale", perché siamo in un "momento che mette tutti di fronte alla propria resposanbilità e alla propria coscienza".
Lorenzin: "Spinti verso la destra radicale". Altra voce critica è quella di Beatrice Lorenzin. "Non giustifico né condivido la linea di chi consiglia Berlusconi in queste ore. Questa nuova Forza Italia sta dimostrando d’essere molto diversa da quella del ’94. Ci spinge verso una destra radicale in cui non mi riconosco". Sulla linea del dissenso anche Carlo Giovanardi: "Mi trovo in perfetta sintonia con le valutazioni espresse dal Quagliariello e Sacconi, relative alla necessità di abbandonare derive estremiste mantenendo ferma la rotta dei moderati del Pdl sul bene comune dell’Italia".
Bondi ai dissidenti: "Rimettiamoci al lavoro". Prova a ricucire Sandro Bondi. "Agli amici Quagliarello e Lorenzin - scrive in una nota - vorrei dire che la guida di Forza Italia e dei moderati è saldamente nelle mani del presidente Berlusconi". Con l’invito finale: "rimettiamoci come sempre al lavoro". Più drastica Mara Carfagna: "Lorenzin e Quagliariello sono fuori del partito? "Sì, credo di sì" - è il suo commento laconico.
Franceschini: possibilità di una svolta. Le voci critiche all’interno del Pdl lasciano sperare i pontieri al lavoro in queste ore. Al richiamo di Quagliariello alla "coscienza" si ricollega a stretto giro il ministro della Difesa Mario Mauro, esponente di Scelta Civica, sottolineando proprio come la "libertà di coscienza" possa "restituire un governo all’Italia". Mentre Dario Franceschini sottolinea che "c’è la possibilità di svoltare, di diventare un Paese normale in cui gli avversari politici si rispettano". "In queste ore, e lo so per certo - aggiunge il ministro -, in molti nella destra italiana si stanno ponendo il problema se seguire un’altra volta il loro leader o se invece scegliere il proprio Paese".
Famiglia Cristiana: Berlusconi ha perso dignità. Un giudizio molto duro sulle vicende di queste ore arriva da Famiglia Cristiana. Che Berlusconi "avesse perso ogni ultimo filo di vera dignità" - scrive il settimanale dei paolini - "lo si sapeva da qualche mese": con l’invito a dimettersi ai ministri Pdl "ha posto il problema della dignità personale anche a quelle cinque persone che hanno giurato fedeltà alla Costituzione".

DISCORSO DI BERLUSCONI
ROMA - Il giorno dopo il grande strappo, talmente improvviso da spiazzare soprattutto le anime moderate del partito, Silvio Berlusconi interviene personalmente per motivare lo stop al governo Letta. Prima con una telefonata a una manifestazione di Forza Italia a Napoli, poi con un messaggio pubblicato su forzasilvio.it e Facebook e, infine, in collegamento a Studio Aperto. La prima replica è per Enrico Letta - che lo accusa di aver provocato la crisi per vicende personali: "ribalta la realtà" - è la risposta del Cavaliere. Che dopo aver chiesto elezioni il prima possibile, si è detto comunque pronto a votare la legge di stabilità e un eventuale stop all’aumento dell’Iva. E ha affermato di non temere l’instabilità - un imbroglio come lo spread. E tantomeno una possibile scissione del Pdl, dope le voci critiche all’interno del partito: "Sono certo che nessuno ci dividerà".
Aumento Iva rappresaglia contro moderati. "Le mie vicende personali non c’entrano", esordisce Berlusconi, nella telefonata a una manifestazione di Forza Italia in corso a Napoli. Il Cavaliere convoca l’assemblea dei gruppi parlamentari Pdl-Fi per domani alle ore 17. A chi gli chiede perché uno stop adesso, Berlusconi risponde invocando la coerenza verso gli elettori. "Sono venute meno le condizioni di sostegno a questo governo, ci siamo trovati davanti a una sinistra che continua a mettere le mani nelle tasche degli italiani". "Per rappresaglia verso i moderati - calca la mano l’ex premier - vogliono far pagare un aumento delle tasse assolutamente evitabile".
Voteremo provvedimenti utili. Non è escluso comunque l’appoggio ai provvedimenti più urgenti. "Se il governo proporrà una legge di stabilità realmente utile all’Italia, noi la voteremo - precisa Berlusconi -. Se bloccheranno l’aumento dell’Iva senza aumentare altre tasse noi lo voteremo. Se, come si sono impegnati a fare, taglieranno anche la seconda rata Imu, noi voteremo favorevolmente". "Ci saremo su tutte le altre misure utili - aggiunge il leader del Pdl -, come il rifinanziamento della cassa integrazione, delle missioni internazionali, il taglio del cuneo fiscale".
"Nessuno dividerà i moderati". Berlusconi torna poi sulla decisione di uscire dalla maggioranza. "So bene che chiedere le dimissioni dei ministri è una scelta dura e impopolare - scrive su Facebook -. Ho previsto tutte le accuse che mi stanno rovesciando addosso in queste ore e anche lo sconcerto di parte del nostro elettorato, preoccupato giustamente della situazione economica e sociale". Il tentativo è quello comunque di ridimensionare i dissensi interni. "Ogni contributo al dibattito è utile. Ma nulla e nessuno ci dividerà. Domani riuniremo i gruppi parlamentari e decideremo il nostro futuro - aggiunge il Cavaliere in serata -. Spero che alle prossime elezioni i moderati sapranno restare uniti. Non credo a un governicchio: sarebbe un partito di traditori, dobbiamo tornare al più presto a elezioni".
Stabilità è imbroglio come spread. Il Cavaliere non si dice comunque preoccupato per eventuali ripercussioni della crisi. "Quando ero imprenditore i governi duravano in media 11 mesi - precisa a Studio Aperto - e quando un governo cadeva noi imprenditori eravamo felici perché così per un po’ non c’erano danni. Non mettiamola quindi così dura con questa cosa della continuità che è un imbroglio come quella dello spread". Anche perché secondo l’ex premier l’esecutivo non ha brillato per la sua azione. "Nelle ultime settimane - accusa - abbiamo avuto un governo capace solo di rinviare, di proporre il blocco dell’Iva aumentando altre tasse, di tagliare l’Imu solo a metà per ricattare il Pdl e costringerlo a stare al governo, un governo prono rispetto ai diktat dei burocrati dell’Unione europea".
Pd si vergogna di stare al governo. Non manca anche un Partito democratico. "Abbiamo avuto il nostro maggior alleato, il Pd, che si vergogna di stare in un governo ’contro natura’ e che per bocca di tutti i suoi esponenti di vertice annuncia l’intenzione di buttare fuori dal Parlamento il leader del partito alleato, violando la Costituzione. In questo modo - conclude il leader del Pdl - assecondano gli istinti della loro base, nutrita da venti anni nell’odio contro di me e pensano di chiudere una partita che dura dal 1994".

BLOG DI GRILLO

Berlusconi ha ritirato i ministri dal governo. L’impalcatura costruita da Napolitano a colpi di rielezione, di saggi comprati al mercato della politica, di gestione presidenziale del Parlamento, è crollata. Non era necessario un indovino per prevederlo. L’Italia non può più reggersi sulle spalle di un ultra ottuagenario che sta, volontariamente o meno non importa, esercitando poteri da monarca che nessuno gli ha attribuito. Napolitano deve rassegnare le dimissioni. E’ a lui che dobbiamo questo impasse. Alle sue alchimie va attribuito lo sfacelo istituzionale attuale. Napolitano non poteva non sapere che un governo di larghe intese con un potenziale delinquente finisse nel peggiore dei modi. Vi ricordate l’entusiasmo e il sorriso di Berlusconi, i suoi applausi felici alla nomina di Napolitano alla Camera? Lo aveva eletto lui, lo aveva votato il pdl composto da suoi impiegati. Berlusconi sembrava ringiovanito, aveva evitato gli iceberg, per lui mortali, rappresentati da Rodotà e Prodi, quest’ultimo fottuto dagli uomini di D’Alema e Renzi dietro il rifugio vergognoso del voto segreto. Napolitano bis è una creatura di Berlusconi. Qualcuno può negarlo? E Letta, che passerà alla storia minima del nostro Paese per non aver mai deciso una cippa, è stato scelto dalla coppia Napolitano&Berlusconi. Un fiasco colossale. L’Italia ha perso un anno a gingillarsi mentre l’economia stava precipitando. Rinvio dopo rinvio questi parassiti hanno tirato a campare mentre l’Italia tirava le cuoia. L’ultimo regalo l’assurdo aumento dellIVA che colpirà le classi sociali più deboli. Un cambiamento immediato è necessario. Bisogna tornare al voto. Gli italiani devono poter decidere se vivere o morire. Rien ne va plus. Le nostre aziende stanno morendo. Telecom Italia è stata comprata da Telefonica con un pugno di euro nel silenzio del governo e della Consob, Cosa rimane? Eni, Enel e Finmeccanica messe all’asta da Capitan Findus Letta per rimandare la fine del Sistema. Poco altro. Bisogna andare al voto per vincere e salvare l’Italia. E’ l’ultimo treno. Napolitano non si opponga. I prossimi mesi saranno per cuori forti. In alto i cuori.

CORRIERE.IT
È terremoto nel Pdl, all’indomani dello strappo di Berlusconi con il governo Letta. Il più clamoroso cambio di posizione viene da Alfano. Con un messaggio su Facebook, anche il vice premier e ministro dell’Interno del Pdl si dissocia dallo strappo deciso ad Arcore con il quale Silvio Berlusconi ha chiesto ai ministri di lasciare il governo senza consultarli. Sulla stesse posizioni anche gli altri ministri del partito di centrodestra: Maurizio Lupi, Beatrice Lorenzin e Gaetano Quagliariello. Manca all’appello solo il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo. «Sono berlusconiano e leale. Però la lealtà mi impone di dire che non possono prevalere posizioni estremistiche estranee alla nostra storia, ai nostri valori e al comune sentire del nostro popolo. Se prevarranno quegli intendimenti il sogno di una nuova Forza Italia non si avvererà», scrive Alfano. Il tutto mentre Berlusconi si dice sereno e annuncia di voler continuare a combattere.
IL COLLE - D’altro canto il presidente della Repubblica spiega che si andrà alle urne solo se non ci sarà un’alternativa. Presidente, è preoccupato per la situazione? «Fate domande di una ingenuità mai vista...». Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Napoli ha replicato ai giornalisti che lo aspettavano a Villa Pignatelli per un incontro con la comunità ebraica. Che infatti il capo dello Stato sia preoccupato è fin troppo scontato. In giornata vedrà il premier Enrico Letta per decidere come affrontare la crisi aperta dalla spallata di Silvio Berlusconi. «Procederò con una attenta verifica dei precedenti di altre crisi, a partire dalla crisi del secondo governo Prodi» ha anticipato Napolitano confermando che vedrà «se ci sono le possibilità per il prosieguo della legislatura». Insomma Napolitano, almeno in questa fase, non ha alcuna intenzione di sciogliere le Camere e mandare gli italiani al voto.
GUERRA NEL PDL - Ma è la guerra interna al Pdl a tenere banco il giorno dopo la spallata di Berlusconi con tre ex ministri del Pdl che prendono apertamente le distanze dalla scelta del Cavaliere: «Forza Italia in mano ad estremisti». Prevista per lunedì pomeriggio alle 17 alla Camera l’assemblea congiunta dei gruppi del Pdl alla quale parteciperà anche il Cavaliere. Netta la posizione dell’ex ministro di Beatrice Lorenzin. Sì alle dimissioni «per coerenza politica nei confronti di chi mi ha indicato come ministro» tuttavia «continuerò a esprimere le mie idee e i miei principi nel campo del centrodestra, ma non in questa Forza Italia». Immediata la replica di Mara Carfagna da Napoli. Ai giornalisti che le chiedevano se Quagliariello e Lorenzin siano già fuori dal partito ha risposto: «Sì, credo di sì».
SACCONI, LUPI E DIGIROLAMO - Considerata una berlusconiana di ferro, anche Nunzia Degirolamo rende pubblici i suoi dubbi sulle dimissioni imposte. Il ministro dell’Agricoltura afferma in una nota di non riconoscersi «in strappi estremi ed estranei alla cultura e alla sensibilità» degli elettori Pdl e di volersi attenere a valori di politico moderato. Pur confermando, però, la massima lealtà al Cavaliere. In dissenso anche il ministro Gaetano Quagliariello che definisce le dimissioni un «fallo di reazione. Io - ha aggiunto - non ho aderito perché penso che una persona che fa politica deve avere l’inclinazione al compromesso». Quando le dimissioni? «Non ho fatto in tempo, quando rientro». E poi annuncia: «Se Forza Italia è questa, io non aderirò. Se ci sarà solo una riedizione di Lotta Continua del centrodestra ne prenderò atto e mi dedicherò, magari, a creare il Napoli Club del Salario». Poi si dissociano anche Sacconi e il ministro dei Trasporti Fabrizio Lupi. «Moltissimi elettori e militanti del Popolo della Libertà - sostiene Sacconi in una nota - non condividono la deriva estremista che il movimento sta prendendo in quanto appare loro lontana dai bisogni di una società insicura ed incapace di offrire una prospettiva maggioritaria. I cattivi consiglieri del Presidente Berlusconi - al quale vanno il mio augurio e la mia solidarietà - sembrano indifferenti alla condizione di molte persone, imprese e famiglie che si affidavano al contesto del pur precario equilibrio del Governo di larga intesa per ricostruire una condizione di benessere», spiega il primo. Lupi, inoltre, spiega: «Così non va. Fi non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti», queste le sue parole «Vogliamo stare con Berlusconi ma non con i suoi cattivi consiglieri. Si può lavorare per bene del Paese essendo alternativi alla sinistra rifiutando gli estremisti. Alfano si metta in gioco per questa buona e giusta battaglia».
CICCHITTO - E interviene ancora Fabrizio Cicchitto che ha già aveva espresso tutte le sue perplessità per il modo in cui è maturata la crisi. La decisione «di far cadere il governo» Letta-Alfano «non può essere assunta da un ristretto vertice del Pdl, in assenza sia del vicepresidente del consiglio e segretario politico Alfano, sia dei due capigruppo Brunetta e Schifani». Lo ribadisce in una nota in una nota in conferma la solidarietà a Silvio Berlusconi che «non ha bisogno», afferma, di un partito «di alcuni estremisti che nelle occasioni cruciali parlano con un linguaggio di estrema destra dall’inaccettabile tonalità anche nel confronto con gli avversari politici che non dobbiamo imitare nelle loro espressioni peggiori».
BERLUSCONI - NessUna replica da parte di Berlusconi alla decisione di ex ministri e big del Pdl. Il Cavaliere è intervenuto in collegamento telefonico con Napoli nel corso di una manifestazione del Pdl. «Non sono stanco di combattere, sono in piena forma. Stanotte dopo 59 notti in cui non riuscivo a dormire, ho dormito 10 ore di fila. Sono pronto a riprendere la battaglia» ha detto ai suoi sostenitori che gli hanno tributato applausi e messaggi di auguri per il suo compleanno.