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 2013  settembre 27 Venerdì calendario

L’unica cosa certa è che il 63enne milanese, ex-assicuratore, allevato con i raggi ultravioletti della Bocconi e McKinsey dove ha lavorato fino al 1985, martedì prossimo dovrebbe sgombrare la scrivania per lasciare il posto a un banchiere

L’unica cosa certa è che il 63enne milanese, ex-assicuratore, allevato con i raggi ultravioletti della Bocconi e McKinsey dove ha lavorato fino al 1985, martedì prossimo dovrebbe sgombrare la scrivania per lasciare il posto a un banchiere. Di sicuro ai piani alti di Intesa sono rimasti letteralmente spiazzati dallo scoop di Dagospia che lunedì ha battuto sul tempo la grande informazione fino al punto di rimbalzare con le sue anticipazioni sulle colonne del "Financial Times". Adesso però qualcuno vorrebbe saperne di più sul viaggio segreto che Cucchiani sta compiendo nella Grande Mela. Nessuno lo ha visto cinguettare accanto ad Enrico Letta che con un tempismo davvero formidabile ha cercato di convincere gli operatori americani a investire in Italia. ENRICO CUCCHIANI GIOVANNI BAZOLIENRICO CUCCHIANI GIOVANNI BAZOLI Qualche giornalista curioso è arrivato al punto di spingersi fino a Washington per capire se per caso Cucchiani fosse entrato nella sede della Trilateral, l’associazione fondata nel ’73 per costruire gli assetti del potere economico e finanziario internazionale. Altri si sono spinti a sbirciare dentro il ristorante di New York "Le Cirque" con la speranza che il banchiere incontrasse Henri de Castries, il conte francese che oltre a dirigere il Gruppo assicurativo Axa è il chairman del famoso Bilderberg, l’altra associazione frequentata da Cucchiani e Franchino Bernabè, ma ai tavoli del celebre ritrovo hanno visto soltanto Enrichetto Letta mentre mangiava gli orrendi spaghetti cremolati "primavera" con Sergio Marpionne. ENRICO CUCCHIANI A BAGNAIAENRICO CUCCHIANI A BAGNAIA Anche questo tentativo è risultato inutile nonostante fosse vivo il ricordo della sua partecipazione all’ultimo incontro supersegreto che si è tenuto quest’anno nella contea di Hertford con altri 140 top manager di tutto il mondo. Caduta la ricerca in quelle che sono considerate le roccaforti del potere segreto di stampo massonico, c’è il dubbio ormai fortissimo che quello di queste ore sia comunque l’ultimo viaggio di Cucchiani nei panni del secondo banchiere italiano. In realtà il suo nome è scritto tra i relatori che sabato 12 ottobre alle ore 11,30 in occasione dell’Annuale assemblea del Fondo Monetario, parteciperanno alla tavola rotonda e al pranzo che ogni anno vengono organizzati da BancaIntesa nei saloni dell’Ambasciata italiana a Washington. ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA GAETANO CALTAGIRONE E GIOVANNI BAZOLI FOTO LA PRESSEASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA GAETANO CALTAGIRONE E GIOVANNI BAZOLI FOTO LA PRESSE Negli inviti diramati pochi giorni fa si legge che in questa occasione il banchiere italiano dovrà discutere sul tema "Opportunità e sfide per l’Europa" insieme a Martin Feldstein, l’economista di Harvard già advisor di Ronald Reagan, e Arrigo Sadun, l’italiano che fino a poco tempo fa sedeva al vertice dell’istituzione guidata dalla mascolina Christine Lagarde. Corrado PasseraCorrado Passera Per come si sono messe le cose nelle ultime ore è certo che il barbuto Cucchiani non sarà della partita e dovrà mettere la mordacchia a quell’esuberanza verbale che in un anno e mezzo ha fatto precipitare le sue quotazioni. L’uomo è dotato sicuramente di grandi talenti che ha esibito nel campo delle assicurazioni al vertice di Allianz, la Compagnia tedesca di cui è diventato presidente, ma ha un carattere dai tratti autoritari e narcisistici che fin dal momento del suo insediamento a Ca de’ Sass ha destato qualche perplessità. ALBERTO NAGELALBERTO NAGEL L’inizio della caduta è cominciato quando nel road show di metà settembre ha ventilato la possibilità che di fronte a un eventuale aumento di capitale le porte della banca milanese avrebbero potuto spalancarsi per affiancare alle Fondazioni la governance dell’Istituto. La botta per lui micidiale è arrivata a Cernobbio quando nel noioso e ormai inutile convegno dello Studio Ambrosetti, davanti all’inviato di "Report" che gli chiedeva ragione dei quattrini scuciti per salvare il finanziere Zaleski, ha pronunciato undici parole che suonavano così: "il credito non gliel’ho dato io, adesso bisogna guardare avanti". mario grecomario greco Di fronte a questa presa di distanza dalla gestione del patriarca Abramo-Bazoli e di Corradino Passera, il vertice di Intesa ha tirato un sospiro di sollievo poiché ha pensato che il "suicidio" dell’ex-assicuratore-banchiere avrebbe finalmente consentito di liberarsi dalla sua presenza ingombrante. Adesso c’è chi si diletta a spiegare che lo scontro tra gli arzilli vecchietti Bazoli e Guzzetti con l’estroverso Cucchiani apra una nuova pagina della lunghissima guerra tra la finanza bianca di matrice cattolica e la finanza laica di stampo massonico. La contrapposizione tra questi mondi dove hanno navigato senza esclusione di colpi nei testicoli e nei forzieri personaggi come Merzagora, Mattioli, Cuccia, Carli, Ciampi, Draghi, Geronzi e Antonio Fazio, appare ottocentesca. Di sicuro il balletto oligarchico degli gnomi della finanza non è finito, ma è difficile pensare che Abramo-Bazoli, pur sensibile agli anatemi di Papa Francesco sul denaro "sterco del demonio", abbia deciso di liquidare l’ex-bocconiano ed ex-McKinsey per ragioni prevalentemente ideologiche. IL FINANZIERE ROMAIN ZALESKIIL FINANZIERE ROMAIN ZALESKI Più realistica è la tesi che lo scontro sia avvenuto tra due modelli di gestione della banca; il primo interpretato per decenni dall’83enne presidente bresciano con l’imperativo di far diventare Intesa una banca di sistema secondo una logica relazionale. Per il laico Cucchiani ,che veniva da una esperienza internazionale, questo modello è apparso sin dall’inizio provinciale e angusto. Da qui la sua decisione di voltare pagina e di liquidare uno per uno tutti i manager che con la benedizione di Bazoli e la complicità di Corradino Passera, hanno messo le mani dentro il fiume carsico dal quale sono sgorgati i soldi per Zaleski, Alitalia, Rcs e Telco. Qualche giornale scrive che nell’incontro di martedì in Banca d’Italia con il Governatore Visco e il tandem Bazoli-Gros Pietro (presidente del Consiglio di gestione a poco meno di un milione di euro l’anno) si sia parlato della necessità di superare il modello duale di governance con i due Consigli (Sorveglianza e Gestione) che costano parecchi milioni l’anno perché ciascuno dei 29 consiglieri riceve un gettone di circa 125mila euro. ZALESKI - copyright PizziZALESKI - copyright Pizzi Gli uscieri di via Nazionale non credono che il vertice di tre giorni fa sia stato dedicato soltanto a questo problema, e pensano giustamente che il cuore della conversazione sia stata la ricerca del nuovo amministratore delegato. Non solo Fabio Gallia di Bnl-Paribas, i rumors insistono per una scelta interna che non destabilizzi la banca e porti sulla poltrona Carlo Messina, il manager romano, classe 1962, che dopo la laurea alla Luiss è entrato nel ’95 nel Banco Ambrosiano Veneto, poi in Intesa dove guida la Banca dei Territori. Se così avverrà qualcuno dovrà suggerirgli innanzitutto di tagliare la folta capigliatura che lo rende del tutto simile a uno dei Beatles anni ’60, ma soprattutto dovrà spiegargli che il suo incarico non è frutto di scontri ideologici e di contrasti su modelli di gestione. Infatti ad aprirgli la strada è lo scontro furibondo che pare ci sia stato negli ultimi tempi tra Bazoli e Cucchiani a proposito della politica da intraprendere sui dossier caldi di Rcs, Alitalia e Telco. Zaleski BazoliZaleski Bazoli L’anziano presidente Abramo-Bazoli, che Della Valle immaginava nel suo pensiero sgangherato di mandare ai giardinetti, ha dimostrato una vitalità inattesa e l’intenzione palese di dare una mano al democristiano Enrichetto Letta per evitare che i problemi dell’Alitalia e di Telco minassero il Governo. In questo scenario qualcuno vede anche la manina di Corradino Passera, ma l’idea che possa tornare come amministratore delegato sembra più un sogno della moglie Giovannona, piuttosto che una realtà. Carlo-Messina-Intesa-SanpaoloCarlo-Messina-Intesa-Sanpaolo Per l’Alitalia ieri si è trovata una soluzione miseranda con 100 milioni che serviranno soltanto per consentire ai francesi di AirFrance di arrivare a concludere quel disegno di conquista che Romano Prodi, grande amico di Bazoli, aveva immaginato prima dell’arrivo di Berlusconi. Per quanto riguarda Telco e Telecom la decisione della banca è simile a quella degli altri due soci forti Mediobanca e Generali che hanno deciso di liberarsi del fardello scaricando sugli spagnoli il compito di vedersela con le varie Antitrust. Ed è proprio su quest’ultima vicenda che il loquace e narciso Cucchiani si è messo di traverso facendo traboccare il vasetto della pazienza e della prudenza dell’anziano patriarca. FABIO GALLIA E MOGLIEFABIO GALLIA E MOGLIE Pare infatti che nelle ultime ore il manager dallo stile "tedesco" si sia messo a difendere a spada tratta Franchino Bernabè opponendosi alla sua cacciata. La ragione di questa alleanza risale all’inizio dell’anno scorso quando Franchino (frequentatore di Bilderberg e di salotti internazionali) si è speso presso Romano Prodi e Napolitano per caldeggiare la nomina di Cucchiani. VLADIMIR PUTIN E ROMANO PRODIVLADIMIR PUTIN E ROMANO PRODI Da qui la riconoscenza del banchiere che a questo punto sembra inutile perché Bernabè ha messo in piedi la sceneggiata del protagonista ignaro e ha indossato la maglietta dell’italianità per uscire da eroe. Giovedì prossimo proporrà un aumento di capitale che sarà bocciato. In quel momento potrebbe dimettersi con l’alloro in capo e ritrovarsi ai giardinetti insieme al "fratello" Cucchiani per disegnare con il compasso il cerchio delle rispettive esperienze.