Paolo Siepi, ItaliaOggi 27/9/2013, 27 settembre 2013
PERISCOPIO
Dopo le lettere di Papa Francesco e di Papa Benedetto a Repubblica, il Corriere della Sera mette in prima pagina le Tavole della Legge, con il distico: «Riceviamo e volentieri pubblichiamo». MF.
Roma tappezzata di manifesti nostalgici di An: «Scongeliamo il simbolo». Tutto il percorso dal manganello al bastoncino Findus. Stefano Di Michele. Il Foglio.
Fratello e sorella sono diventati frate e suora lo stesso giorno. Dove hanno sbagliato i genitori? Jena. La Stampa.
La Consulta, pur di dar ragione al presidente Napolitano, s’inventò che i giudici dovevano distruggere le bobine senza farle ascoltare ai difensori del processo sulla trattativa Stato-Mafia «in base all’art. 371 cpp»: che non c’entra una mazza perché riguarda le intercettazioni che vìolino il segreto professionale fra medico e paziente, avvocato e cliente, confessore e penitente. Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.
Trovo strano che in una coalizione di larghe intese ci sia un accanimento così violento nei confronti di Berlusconi che ne è azionista. Flavio Briatore. Il Foglio.
I questi mesi sono stato candidato a tutto ma non credo di essere adatto a tutto. Matteo Renzi. la Repubblica.
Non ho nessuna simpatia per Assad che, per giunta, assomiglia a Fabio Fazio e ogni volta che appare cerco al suo fianco la Littizzetto. Ma i ribelli siriani mi piacciono ancor meno e una guerra sarebbe una sciagura. E l’Europa che fa? Soffre di criptorchismo (traduco: non trova le palle) e balbetta in sette lingue diverse, dicendo sciocchezze divergenti. L’Europa rischia di restare folgorata sulla via di Damasco; non per un’illuminazione divina ma perché non sa maneggiare l’alta tensione. Marcello Veneziani. Il Giornale.
Leggo Paolo Flore d’Arcais con molta attenzione e mi pare di condividere tutto. Poi mi alzo, esco a fare un po’ di spesa, torno a casa e sento invece che qualcosa non mi convince. Forse il tono: troppo vibrato e combattivo, come se nella vita di un intellettuale non ci fosse che lotta e impegno, non evasione, nessuna svogliatezza né perplessità. Come se ci fossero solo valori e princìpi e non avversioni, preferenze, indiosincrasie, antipatie, culturali e umane. Alfonso Berardinelli. Il Foglio.
Dal giornalista ci si aspetta che informi; dall’editorialista ci si attende delle idee. «Tre foglietti, un’idea», diceva Albert Camus, giornalista nato perché scriveva brevemente. François Mauriac, anche. Raymond Aron, lo stesso. E il più grande, Victor Hugo, in Cose viste. Rileggere la morte di Balzac. Françoise Giroud, Leçons particulières. Fayard.
Dicono che abbiamo un decennio per salvare il pianeta. Forse per mettere fretta al congresso del Pd. Maurizio Crippa. Il Foglio.
Fino all’età che ha tuo figlio Guido, le ansie e le preoccupazioni che tu ci procurasti furono di routine. Tua madre diceva: «Troppo cinema, troppe pizze, troppo futbal!». Io rispondevo: «Ma è un ragazzo, deve pur sfogarsi, vedrai...». Quando l’amico e collega Giulio Nascimbeni mi venne a dire che ti aveva sorpreso all’ippodromo (e noi ti credevamo a ripetizione di matematica) mentre ti scalmanavi a incoraggiare un famoso driver di trotto, al grido: «Vieni, Guzzinati, vieni!», avrei dovuto spiegarti che 16 anni sono pochi per andare a San Siro a scommettere sui cavalli. E quando ancora tu madre ti sorprese, alle 10 del mattino, davanti al cinema Cantù mentre aspettavi l’ora di apertura, con altri disertori della scuola, e, sfiorandoti, ti sussurrò: «Ciao, Vittorio», avrei dovuto prendere, come si diceva allora, «energici provvedimenti». Invece, contrapposi alle sue catastrofiche profezie, un divertito «anche Pinocchio diventò grande...». Guglielmo e Vittorio Zucconi, La scommessa. Rizzoli.
Il vero cialtrone lascia supporre che ha la completa padronanza del francese (che, in realtà, non si spinge più in là del «plateau royal de conquillages» scovato sul menù plastificato di una trattoria di Mentone, «splendida gita di un giorno al Santuario de Notre-Dame-de-Laghet, con pranzo in tipica trattoria francese a soli euro 12,99 - Durante il viaggio di ritorno sarà effettuata una dimostrazione commerciale di pentole e attrezzi da cucina»). Andrea Ballarini, Fenomenologia del cialtrone. Laterza.
Non mi sento vecchio a settant’anni. E non mi fa paura la morte. In fondo rimango un trovatello. Sono un orfanello di settant’anni. Enrì Gianpaolo, 72 anni, genovese, sbandato per scelta. il venerdì.
Dopo quella confessione in cui non sapevo che cosa fossero gli atti impuri, il confessore, appena mi vedeva da lontano, in mezzo al piazzale o ai corridoi, mi chiamava e mi dava una caramella. Una volta si è trovato a passare insieme a padre Cavalli, mi ha dato un buffetto e gli ha detto: «Questo sarà la nostra consolazione. Sarà un grande missionario». «Eh, lo so», gli ha risposto quell’altro. Ma da quella volta (quella volta della confessione, non del corridoio) ho cominciato a toccarmi proprio dove aveva suggerito lui. E dopo non ho più finito. È stata un ira di Dio. Antonio Pennacchi, Il fasciocomunista. Mondadori.
La guerra tra Ferrara e Venezia durò dal 1483 al 1509. E sembrava che la grande repubblica marinara, che alla navigazione doveva la sua potenza, non dovesse faticare molto a schiacciare, almeno negli scontri tra imbarcazioni da guerra, sia pure sul Po, lo stato del Duca d’Este. Venezia aveva fatto allestire da Ancona una flotta degna di una crociata: 550 navi tra galeoni, fuste, barbotte, redenguarde, biremi, triremi, ganzeruoli, grippi. Più tardi interverranno anche grosse galee e caracche. Misera, almeno al confronto, la flotta di Ferrara: ganzeruoli, passavolanti, piccole galee, fuste e una serie di barconi adattati alle esigenze della guerra. La spuntò il Duca di Ferrara, nella maniera più semplice e ovvia: sistemò sugli argini le sue artiglierie, e da quelle postazioni fisse, bombardò le navi veneziane, facendole a pezzi. Dunque una battaglia navale solo a metà, ma rimasta famosa presso i «paroni» padani che ne parlavano ancora dopo tre secoli. Giuseppe Pederiali, Padania felix. Edizioni Diabasis.
Lei, veramente, non era veramente molto riuscita: «Non le hanno mai detto che lei assomiglia a Catherine Deneuve?». «No». «È normale». Coluche, Pensèes et anecdotes. Le Cherche Midi.