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 2013  settembre 27 Venerdì calendario

I DURI, I CINICI, I DIPLOMATICI LE TRIBÙ DELL’AVENTINO PDL


I PERSONAGGI
ROMA Firmano tutti, ma ci credono in pochi. Il popolo degli aventiniani, gli azzurri che gridano a Berlusconi «Ave Caesar, morituri te salutant», questa massa di parlamentari votati al martirio ma mica tanto e uniti ma divisi nella formula del rito sacrificale celebrato ieri («con la presente lettera intendo rassegnare le mie dimissioni da membro della Camera» o del Senato), è divisa in due grupponi che a loro volta comprendono una serie di interne tribù. Ci sono i volenterosi carnefici (di se stessi e della legislatura). Ossia i duri e puri alla Daniela Santanchè e la Pitonessa è stata la prima, poco dopo l’alba, a rassegnare al capogruppo Brunetta la sua lettera di addio, scritta con «inchiostro indelebile», a questa maggioranza di governo e a questo governo e di attacco a Napolitano («E’ arrogante, non imparziale e minaccioso»). E ha fatto baruffa con Gaetano Quaglieriello il quale guida e milita nel one man party dei quagliarellisti al grido «io non mollo». Mentre un altro solitario, Antonio Martino, è per il «mollo se lo decido io, non sono un servo della gleba». E Rotondi, altro single: «Di prima mattina ho scritto a Berlusconi che mi dimetto. E le mie dimissioni valgono di più perchè gli altri le presentano in cambio di una ricandidatura io invece al prossimo giro vado da solo e ricandiderò me stesso».

AVVERSARI
Il gruppone avversario dei volenterosi sono gli obtorto collo. Quelli di cui Brunetta non si fida e invece di aspettare la loro lettera gliel’ha scritta lui in un modulo pre-stampato che ha distribuito e che contiene la formula sacrificale. Gli obtorto collo sono quelli del firmo per devozione, ma tanto questa mossa è un bluff. Guarda caso, uno dei primi a firmare ieri mattina, tra i senatori, è stato Vincenzo Gibilino, siciliano sospettato di tradimento, e lo hanno seguito a ruota i corregionali frondisti-forzisti del sottosegretario Castiglione. Auto-decadenti ma vogliosi di restare. Il capogruppo Schifani è contento: «Su 91 senatori hanno già firmato in 87. Compreso Scilipoti». Gli altri lo faranno tutti? Probabilmente sì. Ma l’umore degli obtorto collo da poltrona inviolabile viene riassunto da Paolo Naccarato, berlusconian-cossighiano, così: «Al Senato emergerà una maggioranza silenziosa di volenterosi che sostengono il governo Letta. Spero che duri fino al 2018 con l’appoggio, anzi sarei meravigliato se Berlusconi staccasse la spina».
Berlusconi ha promesso a tutti la ricandidatura, ma gli obtorto collo non ci credono. E ieri un capannello di deputati - mentre la Pitonessa faceva fuoco e fiamme: «A quante firme siamo arrivati? Chi manca?» - erano attenti al ragionamento del collega Giuseppe Moles: «Le Camere non riusciranno mai a votare, una per una, le dimissioni di 91 senatori e di 97 deputati. Ci vorranno tre anni». Ed evviva! Gli obtorto comprendono anche un’ala più importante e più politica. Alfano, Cicchitto, i ministri, Gelmini e via così. Quelli ancora affezionati alle larghe intese e che non vogliono sbranare il Colle. Intanto i coordinatori regionali del Pdl stanno telefonando a tutti i primi dei non eletti, che dovranno subentrare. E gli fanno firmare dimissioni in bianco e postdatate. Varranno qualche cosa queste carte di chi rinuncia al posto prima ancora di andarlo a occupare? Un fedelissimo come il campano Mario Pepe non è stato contattato, proprio perchè non desta preoccupazione. E piace a tutti la sua proposta: «Berlusconi dovrebbe farsi nominare da Putin ambasciatore presso la Santa Sede. Così gira il mondo da leader libero, infischiandosi di decadenza e grazia». E senza preoccupazioni. Gli obtorto collo invece ne hanno tante. Stanno telefonando in massa al capo dei commessi dell’aula, Marco Ferretti, e gli chiedono uno dopo l’altro: «Se io firmo le dimissioni, poi le posso ritirare?». Risposta: «Sì, anche all’ultimo secondo prima del voto». «Ah, vabbè». Ma la beffa potrebbe essere che il Pd - metodo Sposetti: «Salviamo i simpatici, e sommergiamo gli antipatici» - accetterà le dimissioni di Santanchè e di Brunetta e non di altri più morbidi e dubbiosi. Perciò gli obtorto collo vogliono tenersi buoni anche quelli che Berlusconi chiama sprezzantemente «i comunisti».
Mario Ajello