Marianna Baroli, Libero 27/9/2013, 27 settembre 2013
I SORCI VERDI DI MARINO ROMA INVASA DA UN MILIONE DI TOPI
Topi di campagna, addio. Oggi i roditori preferiscono le città e, nello specifico, la Capitale.
È da Roma che, nei giorni scorsi, arriva l’allarme invasione. Impossibili da quantificare, il numero provvisorio e allarmante si avvicinerebbe addirittura attorno a un milione di ratti dislocati in ogni angolo della città. Neri e sporchissimi, i ratti romani sono tutt’altro che piacevoli topolini profumati che, come abituati dal mondo Disney, lavano le mani prima di toccare il cibo, non frugano nei sacchi della spazzatura e stringono addirittura amicizia con gli uomini. A Roma la realtà è ben diversa e i roditori la fanno da padrone: giorno e notte, senza paura di farsi vedere anche sotto il sole, i topi invadono scuole, scantinati, sottotetti, strade e monumenti. Ovunque. Ad attrarli, non solo i rifiuti e i luoghi chiusi da troppo tempo e poco frequentati, ma anche il verde pubblico, le fontane e addirittura le scuole.
Tre le razze, ognuna con le sue preferenze. C’è il topo domestico (il mus musculus) piccolo e grigiolino dalla lunga coda rosata che, oltre a essere il più piccino per dimensioni, è diffuso soprattutto ad ovest di Roma, a Boccea, Aurelio, Piazza Irnerio, Casaletto e Trullo. È possibile anche vederlo, in pieno giorno, uscire dai tombini di Porta di Roma, all’Eur, in Viale Marconi e a Trastevere. A far urlare centinaia di casalinghe romane, invece, è il ratto nero (conosciuto anche come rattus rattus), chiamato anche topo dei tetti vista la sua abilità di arrampicarsi sui cornicioni. Questo tipo di topo, nerissimo dalla coda infinita, oltre a essere tra le cento specie più pericolose al mondo, preferisce vivere nelle zone centrali di Roma: si può trovare in Largo Argentina, presso il Portico d’Ottavia, Campo dei Fiori, Piazza Vittorio, ma anche a Montesacro e Villa Adam alla Garbatella e Borgo Pio, a Villa Celimontana e presso la Circonvallazione Trionfale. A chiudere la collezione della Capitale, il topo grigio: il ratto delle chiaviche (o rattus norvegicus) è presente soprattutto lungo il Tevere, da via della Magliana a Tor di Quinto, passando per la stazione di Trastevere e il Lungotevere Flaminio. Di giorno e di notte è possibile anche vederlo a Pietralata e Largo Agosta.
Questa emergenza ha dato il via a Roma a un giro di affari valutato in oltre 50 milioni di euro all’anno tra i privati mentre il sindaco, Ignazio Marino, dispone a bilancio di solo 400 mila euro per la derattizzazione. Basta poi utilizzare un qualsiasi motore di ricerca per scoprire che sono ben 137 le aziende che della derattizzazione hanno fatto addirittura il loro pozzo di ricchezze: ognuna, infatti, per liberare case dall’orda di topi, chiede in media 100-200 euro a intervento, con picchi di operatori al limite dell’onestà che toccano anche i mille e più euro a topo. Fino a pochi giorni fa, dall’Ama facevano sapere che non esistevano i mezzi e le risorse sufficienti per far fronte a un tale proliferare di topi. Anna Vincenzoni, assessore a Mobilità, traffico e rifiuti del I Municipio spiega la situazione annunciando che se prima «potevamo intervenire sporadicamente, adesso dall’assessorato capitolino all’Ambiente sono arrivati nuovi stanziamenti per i Municipi: si tratta di 35 mila euro per ciascuno degli accorpati e 25 mila per gli altri. Una somma con cui finalmente la priorità della derattizzazione verrà rispettata» Allarmante la dichiarazione dell’associazione “Cittadini via Borsieri” per cui «il rischio igienico ha ormai superato i livelli di guardia» e che ha segnalato topi che «sbucano in pieno giorno, li vedi camminare lungo i marciapiedi, sotto gli occhi sbalorditi dei tanti turisti».
Il problema dei ratti si sta proponendo anche in altre aree vicine, «domenica scorsa, per esempio, ne sono stati avvistati diversi anche in Corso Vittorio all’altezza della Chiesa Nuova».