Isidoro Trovato, Corriere della Sera 27/9/2013, 27 settembre 2013
ROMANIA, IL PARADISO DEI PRATICANTI QUATTRO MESI E DIVENTANO AVVOCATI
In principio erano gli «abogados», adesso è tempo di «avocat definitiv». Dalla Spagna alla Romania, il principio è abbastanza simile: diventare avvocato all’estero per poi esercitare in Italia avendo evitato l’esame di Stato che da noi è molto selettivo. Il modello spagnolo era più conveniente perché non prevedeva neanche una esame finale (bastava pagare), quello rumeno è solo un po’ più selettivo.
In realtà basta fare un giro su Internet per trovare promesse del tipo: «Avvocato in Romania in 4 mesi a 5.800 euro». Il fenomeno è diventato evidente quando è salito alle stelle il numero delle richieste d’italiani diventati avvocati in Romania che chiedevano l’iscrizione all’albo speciale italiano. Lo stesso ministero della Giustizia ha chiesto lumi ai colleghi di Bucarest da cui è arrivata un’indicazione precisa: l’unico titolo di «avocat» che può costituire base per la iscrizione nell’elenco speciale degli avvocati stabiliti è quello rilasciato dalla Unbr (Uniunea Nationala a Barourilor din Romania), con sede in Palatul de Justitie. E non certo quello proveniente da altre strutture operanti nel territorio romeno.
Il punto è che l’apertura comunitaria espone sempre di più a simili «rischi»: è il vantaggio di un mercato libero o il pericolo di una deregulation? Il Consiglio nazionale forense in tal senso non ha dubbi: «Occorre vigilare attentamente sui pericoli di un utilizzo troppo disinvolto della normativa comunitaria — sostiene Andrea Mascherin, consigliere segretario del Cnf —, si possono verificare infatti ipotesi di “abuso del diritto” che devono essere riconosciute ed evitate, a tutela degli stessi cittadini dell’Unione europea. La positiva apertura dei mercati deve tener conto anche di interessi superiori a quelli economici, come la tutela dei diritti e l’affidamento che i cittadini ripongono nella preparazione e nella qualificazione dei professionisti a cui si rivolgono».
Intanto però i venditori via Internet sembrano aver attuato le contromosse legali e garantiscono ugualmente esito certo sia in Romania che in Spagna. Più i confini diventano ampi, più diventa difficile chiudere i recinti.