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 2013  settembre 27 Venerdì calendario

AMORI, COMPITI, CITAZIONI DIARI VECCHI E NUOVI DALLA SMEMO AL GRILLINO

«Non viaggio mai senza il mio diario, bisogna avere sempre qualcosa di sensazionale da leggere in treno». Nel forgiare questa fulminante battuta, il genio egocentrico (e autoironico) di Oscar Wilde non alludeva certo alle agende scolastiche. Non essendo ancora stata inventata la Smemoranda, ai suoi tempi i compiti venivano segnati probabilmente su un severissimo quaderno, sottoposto al controllo quotidiano dei genitori e dei prof. Proibita l’autocoscienza diaristica in classe. Oggi l’agenda è uno status symbol ibrido, sia nell’offerta sia nell’uso: un po’ cazzeggiante ma non troppo, un po’ giocosa e un po’ seria, sempre a sfondo più o meno didattico (una specie di «castigare ridendo non si sa che cosa»). E lo studente finisce per usarla come diario intimo, ma anche come diario in pubblico, esposta com’è non tanto ormai all’occhio dell’adulto quanto alla sbirciatina indiscreta (ed eventualmente allo scherno) dei compagni, che possono anche diventare coautori, aggiungendo frasi, ricordi, pensieri.
L’agenda scolastica è un oggetto interattivo ante litteram, e multimediale in una certa misura, un patchwork che si compone di scritture, disegni, fotografie, figure e figurine, ritagli. È insieme dichiarazione di appartenenza e oggetto da personalizzare il più possibile negli spazi bianchi. Impegnata e spensierata. È la sede in cui convivono i doveri e i piaceri, la prescrizione dell’obbligo scolastico e l’estro della fantasia individuale, l’ordine e il disordine, il divieto e l’infrazione. Perderla o abbandonarla temporaneamente è sconsigliabile a chi desidera custodire i propri segreti; auspicabile per chi sotto sotto vorrebbe scoprirsi e rendersi interessante ai coetanei. Anche se già la scelta dell’una o dell’altra segna un discrimine importante che definisce la personalità del giovane utente. C’è il filone più commerciale (Pokemon, Hello Kitty e Superman per i più piccoli) e c’è quello apparentemente impegnato: il politicamente corretto e il suo opposto. Se scegliete la Tremenda di don Mazzi resterete nel solco del diario classico, ma non austero. Se optate per quello del Wwf, ovviamente prodotto con «carta da fonti gestite in maniera responsabile», non aspettatevi grandi fuochi d’artificio: sull’angolo basso dei singoli giorni troverete l’immagine di un volpino (quello della copertina), di un orso, di un tigrotto, di un pinguino eccetera, ma ciò che conta è la sobrietà dell’impianto e i grandi fogli bianchi su cui scrivere i propri appunti. Con il messaggio subliminale: essere spartani e rispettare l’ambiente. «Diamo una mano, per un futuro non tanto lontano». In Diahiò, l’agenda (gratuita) della Polizia di Stato, il famoso topo Geronimo Stilton invita a preoccuparsi della legalità, delle regole e dei valori costituzionali, e a dare (anacronisticamente) fiducia alle istituzioni: destinata a ragazzi di quarta e quinta elementare, vorrebbe essere un vademecum di educazione civica. Ma c’è un fronte alternativo, quello della protesta: Il Grillino, «l’agenda di chi non si arrende», sfrutta il marchio dei 5 Stelle presentando in copertina, stilizzati, la chioma e il barbone del suo leader. Ovviamente, in linea con il movimento e online su internet con l’invito a intervenire in un apposito sito: «Non ti senti rappresentato? Cantagliene quattro». Il tutto pensato «per menti sveglie», contro la noia e lo stress, contro «la tv piena di talenti senza talenti», contro «la politica che è tutto tranne un modello». Dietro la novità movimentista c’è però lo stile abusato degli aforismi, che ricordano le famose Formiche di Gino e Michele.
In effetti di agende ce n’è di tutti i colori e di formati diversi, ma il segreto è la pillola. Ogni giorno una pillola di saggezza, una battuta spiritosa, una striscia. Colta o pop, non importa. Brevissima sempre. Il diario deve offrirsi come un piatto misto centrifugo e distraente. Il modello è la Smemoranda, ovvero l’espressione della sinistra pop ma impegnata nel sociale, quella che mescola Zelig con Emergency, la Littizzetto con don Gallo. Ibrida e postmoderna, oscillante tra alto e basso, mescola massime, disegni, battute, aneddoti scolastici, insegnamenti flash, quiz, mini interviste e miniritratti. Tutto mini, twitterstyle. Un po’ come la Comix, che se significa sempre sinistra d’impegno vira però verso una comicità più ludica e demenziale nei contenuti e più pulita nell’impaginazione. Patchwork è la parola d’ordine, anzi di disordine. Perché il disordine va rispettato (quasi) sempre. Per trovare la frase di Wilde citata sopra, andate al 25 giugno della Gazzenda 2014, un diario scolastico che sulla copertina azzurra recita: «La vita è un mostro meraviglioso», ma anche, in una variante cromatica, «L’amore è un mostro meraviglioso». Mostro, appunto. «I supereroi — è la didascalia-guida — esistono e indossano la maschera perché, lavarsi la mattina davvero è un’impresa eroica ma gli eroi non ci pensano nemmeno». Invito alla disobbedienza. La virgola tra «perché» e «lavarsi» rivela subito che la punteggiatura può essere un’opinione, ma tant’è. C’è anche l’istigazione (si fa per dire) al successo mediatico. Prendete Diventone, l’agenda rivolta a «chi ha la musica nel sangue», ed elargisce ironiche istruzioni allo studente che desidera diventare Numero Uno in ambito rock, punk, metal eccetera.
Il mainstream dell’agenda scolastica, salvo eccezioni, è ispirato a un saldissimo principio: offrire nel diario tutto ciò che dalla scuola, per definizione, dovrebbe restar fuori. Molto blob-divertimento come antidoto leggero alla richiesta di concentrazione.