Antonio Rossitto, Panorama 27/9/2013, 27 settembre 2013
INCHIESTA DE BENEDETTI
La monumentale consulenza tecnica è stata consegnata tre mesi fa al procuratore di Savona, Francantonio Granero. Per due anni tre periti hanno esaminato migliaia di dismissioni ospedaliere e certificati di morte risalenti agli anni compresi tra il 2000 e il 2008. Il risultato è stato un complesso studio epidemiologico che ha rilevato un allarmante aumento di morti e di malattie respiratorie e cardiovascolari attorno alla centrale a carbone di Vado Ligure, un paesino sdraiato sulla costa di Ponente e incollato a Savona. Contestualmente venivano ricostruite le «mappe di ricaduta ambientale» dell’impianto. Infine, l’incrocio tra migliaia di dati. I reati ipotizzati dai magistrati sono disastro ambientale e omicidio colposo. Il fascicolo è a carico di ignoti, ma presto potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati manager, azionisti e amministratori pubblici.
Il 19 settembre 2013 è il Secolo XIX a rivelare per primo gli esiti della consulenza tecnica, affidati a un pool di tre esperti tra cui Paolo Crosignani, ex direttore dell’unità di epidemiologia ambientale dell’Istituto dei tumori di Milano. Le emissioni, scrive il quotidiano, avrebbero provocato 1.000 morti di tumore. Numeri mai negati dai magistrati. Anche il procuratore Granero, seduto nella sua grande stanza con vista sui tetti di Savona, chiarisce al cronista di Panorama: «L’ho fatta entrare solo per cortesia». Ascolta con attenzione, senza proferire verbo. E alla domanda sulle indiscrezioni sui 1.000 decessi si trincera dietro un impenetrabile silenzio. Poi si alza, tendendo la mano: «Grazie della visita. Ora lasciateci lavorare».
Le ciminiere, da queste parti, sono state ribattezzate «cimitiere»: svettano per chilometri da più di 40 anni, imponenti e sinistre. Le due unità, costruite nel lontano 1971, producono 660 megawatt: insieme, sono l’impianto a carbone più grande del Nord Italia. Appartengono alla Tirreno Power: metà della società oggi è in mano alla Gdf Suez, colosso pubblico francese, il resto è della Energia Italiana, per il 78 per cento della Sorgenia, l’azienda di energie rinnovabili controllata dalla Cir della famiglia di Carlo De Benedetti. Fino al 2011, però, la Sorgenia è stata azionista di maggioranza della Tirreno Power. Tutto comincia nel 2002: la società, all’epoca Interpower, viene venduta dall’Enel. Il 9 novembre di quell’anno La Repubblica, il quotidiano di De Benedetti, titola: «Interpower alla cordata Cir». Il Corriere della sera intervista il figlio dell’Ingegnere, Rodolfo, che allora è amministratore delegato della Cir. Promette: «In due o tre anni l’energia diventerà forse il nostro business principale, perché questo è un settore con tassi di crescita molto importanti». Sarà profetico: tra il 2004 e il 2011 la Tirreno Power macina 561 milioni di utili netti. Un risultato migliore di quelli della controllante Sorgenia, che si vanta di offrire «energia efficiente e sostenibile».
Un investimento in cui la Cir ha creduto molto. Nel settembre 2007 la Sorgenia sale al 39 per cento del capitale della Tirreno Power, diventando fino al 2011 l’azionista di maggior peso. Mossa apprezzata dal mercato, che fa balzare il titolo Cir del 6,37 per cento. Oggi nel consiglio della società siedono ancora due manager espressione della Sorgenia e Giovanni Chiura, direttore finanziario della Cir, la holding che un anno fa l’Ingegnere ha ceduto ai figli.
Riavvolgiamo però la pellicola al novembre del 2002, quando i De Benedetti acquistano l’impianto di Vado Ligure. Agostino Torcello, pneumologo savonese, da più di trent’anni denuncia i rischi di «una centrale a carbone costruita in mezzo a una città»: «Quando l’Enel decide di vendere» racconta Torcello «c’erano già studi approfonditi, firmati da scienziati come Massimo Scalia e Gianni Mattioli, poi parlamentari, che valutavano gravissimo l’impatto ambientale». Torcello, assieme al biologo Virginio Fadda, ha creato il movimento ambientalista Moda. «Nel 1998 la Provincia di Savona vota addirittura per la metanizzazione della centrale» rievoca Fadda. «Inspiegabilmente però non si dà seguito alle delibere. Fu solo l’inizio di una serie di clamorose mancanze e di coperture politiche».
Nella centrale oggi lavorano più di 200 persone, che raddoppiano con l’indotto. E anche a Vado Ligure, come nella Taranto dell’Ilva, i partiti sono accusati di aver barattato il pane con la salute. A Savona, in piazza Sisto, di fronte alla libreria Ubik, si incontrano periodicamente gli arcigni promotori della rete «Fermiamo il carbone». L’inchiesta della Procura di Savona è partita nel gennaio del 2010 proprio da un esposto del comitato. Negli anni scorsi, al loro fianco, si sono schierati intellettuali e artisti, quasi sempre di centrosinistra. Fra di loro anche il premio Nobel Dario Fo e il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti. La comunanza politica con l’Ingegnere non lo ha esentato da aspre critiche. Nell’agosto 2010, sull’esempio di quelle rivolte a Silvio Berlusconi da Repubblica, vengono pubblicate sui giornali locali e nazionali «10 domande a De Benedetti». L’editore viene attaccato dagli ambientalisti per la sua presunta doppia morale: «Perché lei, che si dichiara il primo tesserato del Pd, calpesta buona parte dei principi e dei valori propri del centrosinistra?». E poi: «Non conviene con noi che il rispetto per la vita e l’ambiente non può e non deve far parte di un mero gioco di interessi politici ed economici, ma deve invece far parte dei valori primari e inalienabili di ogni popolo civile?». In calce all’appello decine di firme: l’attrice Lella Costa, la scrittrice Lidia Ravera, il fumettista Sergio Staino, il giornalista Oliviero Beha e il futuro sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. E poi l’astrofisica Margherita Hack e il prete degli ultimi Andrea Gallo, entrambi da poco deceduti.
A quelle accuse l’Ingegnere non ha mai risposto. Mentre la Tirreno Power ha replicato: «Non è corretto presentare il progetto di Vado come un’iniziativa dell’ingegner De Benedetti, che non ha alcun ruolo in Tirreno Power. La società non è di proprietà della famiglia De Benedetti e non fa parte del gruppo Cir. Sorgenia, del gruppo Cir, è uno degli azionisti di Tirreno Power con una quota di circa il 38 per cento». Traduzione: la Sorgenia, il cui consiglio d’amministrazione in quel momento è guidato da Rodolfo De Benedetti, è «solo» il nostro primo azionista.
L’attacco all’Ingegnere viene reiterato nel 2012 da Beppe Grillo: «Stiamo facendo una battaglia per il no al carbone, contro poteri incredibili, come De Benedetti, cittadino svizzero» attaccava il comico poi fattosi leader politico. «Il suo giornale, La Repubblica, a Civitavecchia è contro il carbone perché è dell’Enel. Ma a Savona non dice assolutamente nulla, perché la centrale è sua. Questi sono i veri killer seriali della nostra epoca. Siamo ancora nell’Ottocento, e queste persone si propongono ancora come i paladini dell’informazione e del progresso». L’argomento è stato appena rilanciato da Grillo con un post sul suo blog: «Tirreno Power indagata. De Benedetti rispondi!». L’altro obiettivo è la politica. In particolare il Pd, che attorno alle ciminiere di Vado governa comuni, provincia e regione. Il 20 novembre 2013 il comitato «Fermiamo il carbone» lancia un comunicato: «La produzione doveva essere fermata da tempo, invece è stata prorogata in modo ottuso, interessato e arrogante, per i decenni a venire, con l’avallo di ministeri, regione, provincia e comuni».
In particolare, gli attivisti si riferiscono all’ampliamento della centrale, autorizzato dal ministero dell’Ambiente nel marzo 2012, con il parere decisivo della Regione Liguria guidata da Claudio Burlando. «La precedente giunta, sempre retta da lui, aveva espresso un no chiaro e motivato al potenziamento. Perché ha cambiato idea?» attacca Stefano Milano, pasionario no carbone, barbetta sale e pepe, parlantina sciolta. «Eppure da anni era consapevole delle tante criticità ambientali e sanitarie, tutte documentate: non poteva non sapere». Accuse e allarmi sono cresciuti negli ultimi giorni. È intervenuto anche Andrea Orlando, ministro dell’Ambiente: «Mi sono promesso di andare alla Procura di Savona per capire» ha annunciato. «Emergono elementi che, se fossero consolidati, rimanderebbero un po’ alla vicenda dell’amianto all’Eternit». Il primo a correlare i decessi all’inquinamento è stato l’Ordine dei medici della provincia di Savona, nel dicembre 2010: «Ci sono comuni in cui la mortalità per tumore è maggiore rispetto alla media regionale». E le zone più inquinate «corrispondono alle aree circostanti alla centrale elettrica». L’Ordine sottolineava pure l’aumento delle malattie cardiovascolari, spesso causate dalle polveri sottili: in aumento fra i maschi rispetto alla media regionale, del 45,6 per cento a Vado e del 49,1 a Quiliano, l’altro paese all’ombra delle ciminiere. Il documento concludeva: «Il funzionamento degli obsoleti ed eccessivamente inquinanti gruppi a carbone costituisce una minaccia reale e consistente per la salute e la vita dei cittadini». Oggi, tre anni dopo, il presidente dell’Ordine Ugo Trucco sintetizza: «La centrale concorre all’inquinamento, e l’inquinamento alla mortalità. Quanto e come, lo accerterà la procura». Maria Ida Rebella, dal 1989 direttrice della farmacia comunale di Quiliano, una sua idea precisa ce l’ha: «Con gli anni c’è stato un aumento costante delle neoplasie» riferisce. Abbassa gli occhi e scuote la testa. Parla di una «processione»: i clienti che ogni giorno arrivano tenendo in mano ricette marchiate con il «codice 048». Quello che identifica le neoplasie: i tumori. «Ormai saranno quasi la metà» rivela. «Prima erano solo anziani, adesso vedo tanti cinquantenni. E bambini… ». La farmacista ha il volto scavato e i capelli castani raccolti in una coda. «Ragazzini che hanno malformazioni genetiche e leucemie» ammette scorata, mentre confessa il peso di sentirsi inerme. «Per non parlare delle malattie respiratorie» continua. «Ho quattro nipoti che vivono sotto la centrale: uno ha l’asma, uno la bronchite, uno vive sotto cortisone, il più piccolo le allergie». Adesso la farmacista Rebella ha una speranza: i magistrati. La Tirreno Power, alla notizia dei risultati della consulenza della procura, ha reagito: «Quanto emerso non è coerente con i dati disponibili, che sono numerosi e pubblici, ed evidenziano una buona qualità dell’aria nel territorio». La società ha chiarito come vengono misurate le emissioni: «La rete di rilevamento è stata realizzata in accordo con le prescrizioni delle autorità». Controllore e controllato sono quindi lo stesso: la Tirreno Power. Che poi rende pubblici i dati. Solo se si sforano i limiti intervengono le autorità sanitarie. Così non avviene nell’ottobre del 2007, quando al ministero dell’Ambiente, guidato dall’ex leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, arriva uno studio sul biomonitoraggio della zona, commissionato dalla stessa centrale. «Ha rivelato valori di inquinanti eccezionalmente elevati» ricorda Gianfranco Gervino, del comitato Unitiperlasalute, che vive a Quiliano. «In molti casi risultano i più alti mai riscontrati in Italia». Cadmio: 15 volte più alto dei valori normali. Arsenico: 12 volte maggiore. Mercurio: 64 volte superiore. Cromo: cresciuto di 82 volte. «Ma nessuno fece niente» denuncia Gervino. «I dati dello studio vennero nascosti fino a quando, per caso, non sono stati trovati sul sito del ministero». Nel gennaio 2010 sono le risultanze dell’Arpa Liguria ad allarmare gli ambientalisti: i dati di un monitoraggio delle coste liguri, tra l’estate del 2008 e del 2009. I prelievi sono eseguiti alla foce del Quiliano, il torrente in cui scaricano le enormi pompe di raffreddamento della centrale. Nelle conclusioni l’Arpa scrive: «A Vado Ligure le alte concentrazioni di metalli quali mercurio, cadmio e piombo, trovano molto probabilmente la loro origine negli scarichi industriali degli insediamenti produttivi che gravano sulla zona di indagine». Conclusioni che concordano con i campionamenti 2012 di Greenpeace sulle triglie del Mar Ligure: solo a Vado i pesci avevano valori di mercurio e piombo fuori norma. «Attacchi preordinati che non hanno alcun fondamento né logico né di fatto: la centrale ha emissioni di mercurio fino a 1.000 volte inferiori ai limiti di legge» replica la Tirreno Power. Un muro contro muro. «Fanatici movimentisti» contro «spregiudicati capitalisti». Una tenzone ambientale in cui, suo malgrado, è finito anche De Benedetti, abile imprenditore e gran moralizzatore. Adesso a Savona e dintorni si attendono grandi sviluppi.