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 2013  settembre 28 Sabato calendario

CRESTA

«La cresta? A me piace, e comunque noi con i colleghi del calcio non abbiamo nulla a che fare, non abbiamo i loro stipendi, la loro fama, le loro telecamere addosso. Non posso pettinarmi in altro modo. Cambio spesso però: due anni fa a Vienna ero rasato a zero, nel 2014 forse ce li avrò lunghi» (Ivan Zaytsev, che con i suoi 88 punti ha trascinato gli Azzurri di volley alla semifinale europea di oggi contro la Bulgaria).

VALDERRAMA «Avevo 15 anni quando sono tornato a casa con le treccine. Mia madre mi ha aiutato a sistemarle meglio. Al naturale sono un ricciolone: mi chiamavano Valde, perché avevo la capigliatura come il colombiano Valderrama» (il centrocampista del Bologna Diego Laxalt, che mercoledì scorso ha segnato una doppietta al Milan).

CAPPELLETTI «Nella curva del Parma si respira un’atmosfera da vecchio loggione del teatro Regio. Ricordo qualche anno fa quando in rosa c’era un calciatore veramente scarso. Ogni volta che l’allenatore lo faceva alzare dalla panchina per il riscaldamento, tutti cantavano: ”Meglio che fai scaldare i cappelletti”» (Gene Gnocchi).

VECCHIO «In Italia dite che Valentino Rossi è troppo vecchio? Non è vero, a 34 anni Valentino può essere ancora competitivo e può vincere il mondiale. Rossi è troppo talentuoso, se gli dico anche il segreto delle mie partenze non lo batto più» (Jorge Lorenzo).

GIOVANI «Prima o poi dovrò smettere: per questo con l’Academy avevo iniziato ad aiutare dei giovani piloti. Senza pensare di creare un mio team, visto che ho ancora un anno di contratto con la Yamaha. Poi Sky mi ha fatto la proposta. Perché dire no? Ho le persone giuste per la gestione e un buon parco di giovani piloti italiani. Il posto sicuro al momento è di Romano Fenati, per l’altro sono in lizza mio fratello Luca Marini, Franco Morbidelli, Francesco Bagnaia» (Valentino Rossi, che ha deciso di creare un team di Moto3 da far gareggiare nel Mondiale 2014).

NOBEL «La è la chiave di movimento e lettura delle grandi città. Un contributo sociale. E non ha controindicazioni. Fa bene al corpo e all’umore. Chi va in bici, fischietta, pensa, progetta, canta, sorride. Chi va in auto, s’incattivisce o s’intristisce. La bicicletta non mi ha mai deluso: è sorriso e speranza, e merita il Nobel per la pace» (Alfredo Martini, storico ct del ciclismo italiano).