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 2013  settembre 26 Giovedì calendario

E LA NUOVA DESTRA SI PREPARA: L’OBIETTIVO È IL 10%


Al momento più che un’Officina pare un cantiere la nuova destra che nel ritorno del Pdl a Forza Italia vede l’assist per uscire dalla trappola dell’albumina. Quella che al risultato elettorale riporta la dicitura: tracce. Il teorema è semplice: se Pdl=Fi+An, ora che torna Fi tornerà anche An o qualcosa che ci assomigli. Soprattutto alle urne, dove il simbolo della fiamma andava regolarmente in doppia cifra.
Facile, no? Macché. Quello spazio politico pare inesorabilmente ridotto un po’ a causa del cannibalismo di Silvio Berlusconi e un po’ per il tafazzismo delle diverse destre. Ma l’occasione è comunque ghiotta. A muoversi per primi sono stati quelli di Fratelli d’Italia. Il cui ritornello è: ritorno ad An ma solo nello spirito. «I partiti non sono nomi, sono strumenti che interpretano il tempo- ci dice Giorgia Meloni, appena uscita da una riunione fiume per mettere a punto l’Officina per l’Italia-quindi non dobbiamo guardare indietro, se non per tornare a una destra forte, di governo. Che socializzi gli elementi di forza di ciascuno, e non il peggio come nel Pdl. E che rappresenti gli esodati del partito unico del centrodestra ».
Il rischio è che il futuro partito di destra sia un’accolita di personaggi in cerca d’autore. O meglio: di poltrone. «Pensi ai Conservatori inglesi o ai Repubblicani americani. Loro si scontrano con le loro diversità per approdare alla sintesi», dice l’ex Fi Guido Crosetto. «Dobbiamo rappresentare - dice Ignazio La Russa- tutti coloro che avevano creduto nel partito unico del centrodestra. E non parlo solo degli ex An». E di chi, allora? «Magdi Allam, Oscar Giannino, Giulio Terzi», elenca La Russa. «All’Officina partecipa anche Luciano Ciocchetti con alcuni ex Udc», aggiunge Gianni Alemanno.
E i rapporti con Forza Italia? Per ora più che all’alleanza si bada alle differenze. «Il progetto non è tanto quello di proporre una contrapposizione tra destra e centro, ma di creare un centrodestra diverso e complementare rispetto a Forza Italia», nota Alemanno. «Non so se l’Officina funzionerà, né se sarà sufficiente, ma certo è la risposta alla necessità di un centrodestra diverso », è la speranza di Crosetto. Anche Giuseppe Cossiga non arriva dalla destra postfascista: «Ma il Pdl mi ha deluso per non aver fatto le primarie e soprattutto per non riuscire a fare a meno di Berlusconi». E l’obiettivo in termini di voti? «Le analisi di mercato ci dicono che possiamo puntare al 5,5 per cento», garantisce Alemanno. «Già ora siamo sopra al 4, ma si può andare anche in doppia cifra », fa il tifo La Russa. «Se comunicheremo bene, possiamo intestarci il 50 per cento dell’intero centrodestra», osa Crosetto. Numeri esagerati per Francesco Storace, segretario della Destra: «Come si può pretendere di essere gli eredi di un partito che toccava il 15 per cento dei voti partendo da uno che ha preso 1,9?».
Ecco, Storace. La vera mina vagante della galassia della destra sospesa tra implosione e big bang. Per lui bisogna recuperare An non solo nello spirito ma anche nel nome. «È legittimo non credere in An: ma intanto se non ci credi non gestisci la fondazione. E poi, tieniti pure il bottino, ma non il simbolo. Perché negare al popolo il diritto di votarlo? No, la destra attuale è solo tristezza e depressione ». Allora niente alleanza? «Il dialogo con i partiti organizzati, la Destra e quel che resta di Fli, lo vorremmo aprire in una seconda fase », la prudente Meloni. «Ma con Francesco verrà il momento della discussione e dell’accordo », garantisce il vecchio amico La Russa. Sarà.