Umberto Mancini, il Messaggero 26/9/2013, 26 settembre 2013
ALITALIA, GIALLO SULLE ALLEANZE SEGRETE
LA SCELTA
ROMA Scoppia il giallo del dossier Rothschild su Alitalia. Consegnato 2 settimane fa è rimasto inspiegabilmente chiuso nel cassetto. Eppure nelle 30 pagine elaborate dalla banca d’affari, commissionate da un gruppo di azionisti (il 52% per la precisione), non c’è solo l’analisi del mercato aereo, c’è soprattutto una panoramica dei partner interessati alla compagnia di bandiera. Partner considerati strategici. Contattati e selezionati nell’ultimo mese. Tutti disposti a farsi avanti. Perché, nonostante i conti in profondo rosso, Alitalia fa ancora gola. Stupisce quindi che alla vigilia del consiglio di amministrazione di Alitalia in programma per oggi, un vero d-day per le sorti della compagnia, il rapporto sia stato di fatto ignorato, come se non esistesse.
LE ALTERNATIVE
Il contenuto è esplosivo. Una serie di proposte alternative ad Air France che, come noto, punta legittimamente a far terra bruciata intorno ad eventuali concorrenti. «Il sospetto - spiega un piccolo azionista della compagnia - è che Parigi faccia pressione per evitare sorprese dell’ultima ora. Vuole portare a casa Alitalia con quattro spiccioli, magari puntando sul default o sui litigi tra azionisti». Bluff o no, oggi il cda scoprirà le carte sulla ricapitalizzazione e sulla semestrale. Servono subito 150 milioni, 100 per l’aumento di capitale e 55 per coprire il bond. Con i soci, Air France in testa, che dovranno prendere posizione, aprire il portafoglio, supportati dalle banche. Altrimenti, senza nuove risorse, il rischio, anzi la certezza, è che i libri finiscano in tribunale (le perdite a fine settembre sarebbero comprese fra 250 e 300 milioni). Una eventualità cui non vuole pensare l’ad Gabriele Del Torchio. Ieri il manager ha incontrato il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, che non fa certo il tifo per Parigi. Non piacciano le condizioni capestro poste ad Alitalia su rotte e progetti di sviluppo. Del resto l’esecutivo, anche se non ufficialmente, non considera i francesi una via obbligata o il male minore.
Rothschild ha descritto un quadro dei possibili pretendenti e delle opzioni in campo. Si parte da Etihad i cui vertici - è scritto a pagina 21 del dossier - «hanno incontrato più volte il management Alitalia». Il vettore di Abu Dhabi «non ritiene un ostacolo l’attuale accordo tra Alitalia e Air France», ma vuole avere la certezza che «un proprio interessamento non sia percepito come ostile da Parigi». La compagnia italiana è considerata importante, con l’hub di Fiumicino centrale per servire l’area del Mediterraneo, l’Europa meridionale, Sud America e Africa, ma non si vuole pestare i piedi a nessuno. Per questo motivo - si legge nel rapporto - la lettera per far partire la due diligence non è stata spedita. Emerge con chiarezza che Etihad ambirebbe a una quota di minoranza, con un’operazione mista (acquisto di azioni e sottoscrizione dell’aumento di capitale). Sulla stessa linea i russi di Aeroflot che, a giudizio di Rothshild, sono «molto interessati all’operazione» e stanno «studiando gli aspetti industriali». Anche in questo caso sarebbero pronti, sempre sulla carta, a sottoscrivere l’aumento di capitale e a comprare quote. L’obiettivo «è supportare lo sviluppo di Alitalia» in qualità d’investitori di minoranza, creando sinergie sulle rotte. Poi si vedrà. E sullo sfondo c’è Lufthansa. Pronta a scendere in campo solo nel caso in cui Air France si sfilasse o fosse costretta a farlo.
La sorpresa finale sono i cinesi di Hna, contrari ad una gestione non paritaria con Air France e per questo restii ad entrare in partita. Ma pronti a compiere il balzo sull’addio dei francesi.
Umberto Mancini