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 2013  settembre 26 Giovedì calendario

PACE E AMORE, ULTIMA CORSA VA IN PENSIONE IL PULMINO-MITO


Lo chiamavano il Love- Bus e l’Hippie Camper: almeno due generazioni di babyboomers, i nati nel boom economico del dopoguerra, lo hanno avuto, usato, amato, ci hanno viaggiato sopra, mangiato e dormito dentro, per non parlare di altre attività, come in una specie di “casa- con-le-ruote”, non comodissima ma economica, buona per tutte le stagioni, le destinazioni e gli utilizzi. Ma il prossimo 31 dicembre il Volkswagen Type 2, questo il suo nome ufficiale, cesserà definitivamente la produzione, già ridotta alla sola fabbrica brasiliana di São Bernardo do Campo dell’azienda tedesca, e l’annuncio riempie di malinconia i milioni che ne hanno posseduto uno. La Bbc ne approfitta per lanciare un sondaggio: «Raccontateci la vacanza o l’esperienza che avete fatto» con il leggendario pulmino. E i primi ricordi scatenano un’operazione nostalgia che va al di là dell’oggetto in questione, riportando a galla un’intera stagione della nostra vita: i telefoni a gettone e il flipper, i mangiadischi e le musicassette, le espadrillas e l’eskimo, naturalmente con colonna sonora di Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan e compagnia bella.
Attenzione, però, perché a volte la nostalgia fa brutti scherzi e confonde la memoria. Il Type 2 (secondo modello di grande successo della Volkswagen dopo il maggiolino) non era soltanto il minibus dei figli dei fiori e della controcultura, per quanto i furgoni con le fiancate ricoperte dal segno della pace e da disegni psichedelici fossero la norma negli anni ’60-’70 e il cosiddetto hippie- trail, il sentiero degli hippies, che dall’Inghilterra e dal resto d’Europa portava a quell’epoca verso l’India, fosse percorso quasi esclusivamente da vetturine simili. Ma il furgoncino Volkswagen andava bene anche per le famiglie numerose, le vacanze a basso costo (prima che le inventasse la Ryan Air), il trasporto di materiali per il fai-da-te o per piccoli artigiani, e funzionava pure come bus pubblico in non pochi paesi in via di sviluppo.
Sostituiva egregiamente la roulotte, ci si poteva attaccare direttamente una tenda da campeggio oppure dormirci all’interno abbassando i sedili. Ben Milne, oggi madre e nonna, allora una ragazzina, lo rammenta come il mezzo di trasporto della sua prima vacanza in Europa, con genitori e tre fratelli, nel lontano 1972: «Ci cucinavamo perfino dentro, ci eravamo portati dietro una montagna di cibo in scatola dall’Inghilterra », scrive al sito della Bbc, «finché scoprimmo, allora non era cosa nota, che sul continente si mangiava benissimo, molto meglio che da noi, e si poteva spender poco, così mettemmo via i fornelli e facemmo posto per le provviste acquistate in Spagna e in Francia».
Protagonista di film, da Puerto Escondido di Salvatores al cartone animato Cars della Pixar, di canzoni e libri, oltre che di non pochi saloni dell’auto, imitato da tutte le altre aziende ma mai superato, il camper del libero amore (ammettiamolo – serviva anche a questo) naturalmente non scomparirà tanto presto, solo perché la Volkswagen del Brasile smette di produrlo: esiste un ampio mercato dell’usato, ci sarà sempre chi è disposto a ripararlo. Oppure bisognerà accontentarsi della Camper Van Tent, tenda da campeggio a forma del mitico pulmino, messa in vendita da chi sa che la nostalgia è anche un business.