Lucio Cillis, la Repubblica 26/9/2013, 26 settembre 2013
PIANO LACRIME E SANGUE TARGATO PARIGI PRONTO IL TAGLIO DI OLTRE 2000 POSTI
Nei corridoi di Alitalia la tensione è palpabile. Le voci di una pesante ristrutturazione in arrivo iniziano a girare, i sussurri dei dipendenti sono sempre più preoccupati. Come nel 2008, anno del fallimento, Air France, l’alleato di una vita, forte oggi del suo 25% di azioni della società e parte integrante delle scelte della compagnia con base a Fiumicino, ha già in tasca un piano per “salvare” Alitalia. Come 5 anni fa i transalpini hanno preparato un dossier lacrime e sangue per les italiens volanti che ambiscono, ancora, a restare nel ristretto club delle compagnie che contano.
Secondo le prime indiscrezioni si tratterà di un colpo secco di machete alla struttura aziendale, più che una carezza. Nei computer dei manager francesi ci sono piani che puntano ad alleggerire, e di molto, il peso di uomini e mezzi oltre che a dimezzare il fardello dei debiti. Se le acrobazie diplomatiche dei due governi non arriveranno ad un punto di equilibrio oggi durante il bilaterale Italia-Francia, che ha già il sapore di una finale di calcio, l’ex azienda pubblica (privatizzata nel 2008 dal governo Berlusconi spalmando perdite per 3,5 miliardi sugli italiani) verrà rimpicciolita al ruolo di Mini-Alitalia. Una modesta compagnia regionale che fornirà passeggeri all’assetato hub parigino di Roissy Charles de Gaulle.
Alitalia muterà pelle e subirà un taglio secco del 14% della forza lavoro, una riduzione del 21% della flotta. E tanto per restare con i piedi per terra verrà cassato per sempre l’ambizioso piano di espansione su rotte di lungo raggio presentato di recente dall’ad Gabriele Del Torchio. Ecco i numeri che circolano in queste ore frenetiche: si parla di 300 piloti in meno, 650 tra hostess e steward a casa, oltre a 1.150 dipendenti di terra fuori dall’azienda. Totale: 2.100 unità. Le cattive notizie non finiscono però qui. Prima dei lavoratori rimarranno a motori spenti ben 30 Airbus A320, usati oggi sul medio raggio, mentre resteranno fuori dalla flotta un pugno di macchine di lungo raggio (6 aerei).
La dura realtà di una pesante ristrutturazione fa tornare alla mente il 2008, il commissariamento, gli scioperi, i colpi di cesoia al personale, gli aerei che si fermavano o venivano bloccati negli scali di mezzo mondo e tenuti lì senza kerosene fin quando non venivano onorati i debiti, contanti alla mano. Quei tempi bui per la compagnia di bandiera potrebbero bussare di nuovo se non si riporteranno le casse del vettore ai livelli richiesti dal codice civile grazie anche alle “concessioni” dei francesi.
Ma per farlo, per permettere al mito dell’italianità di volare ancora alto tra le nubi, Air France mette sul tavolo un boccone molto amaro. Condizioni pesanti visto che, di problemi, anche a Parigi non ne mancano e la ristrutturazione lì è iniziata dallo scorso anno con 5.100 dipendenti in meno e altri 2.800 esuberi e tagli alla flotta annunciati soltanto pochi giorni fa. E quindi, per poter far digerire al governo francese, ma soprattutto all’opinione pubblica e ai dipendenti il boccone Alitalia (forum e blog di mezza Francia sono pieni di commenti poco onorevoli nei confronti degli amati-odiati cugini da salvare a tutti i costi), les italiens dovranno sudare ancora una volta lacrime e sangue. E i passeggeri dovranno abituarsi a fare scalo a Parigi.