Diego Gabutti, ItaliaOggi 26/9/2013, 26 settembre 2013
AVETE MAI SENTITO PARLARE DELLA MAGISTRATURA TEDESCA? O DEI SUOI RAPPORTI CON LA POLITICA? O DI MAGISTRATI CHE FANNO «UN CULO COSÌ»?
Ci sono due tipi di larghe intese. C’è la Grosse Koalition alla tedesca, dove gli avversari governano insieme senza fare tante storie, adattandosi alla mala parata. E c’è il governissimo all’italiana, anzi all’amatriciana, metà rococò e metà coccodè, in cui destra e sinistra, che per uno scherzo del destino sono costrette a governare insieme, passano il tempo a minacciarsi col pugno, a dire «questo è troppo, basta così, ognuno per la sua strada», a guardarsi con schifo e con odio, a cercare la crisi. Ma soprattutto ad arruffianarsi gli estremismi e l’antipolitica, la Linke e i Piraten de noantri, cercando di far credere agli elettori passati (dopo un anno e mezzo di governo bocconiano) al lato oscuro della repubblica che nessuno «è più estremista e antipolitico di me», e che se ora «governo con i comunisti», oppure «sto con un pregiudicato», è perché mi ha obbligato il Quirinale - lo fo per piacer suo, italiani, e non per tornaconto mio.
Due tipi di larghe intese, quello giusto e quello sbagliato, cioè quello italiano e gli altri, ma anche due tipi di poteri dello stato. Avete mai sentito parlare, per dire, di magistratura tedesca? O dei suoi «rapporti con la politica » (buoni, cattivi, così così)? Eppure i politici, in Germania, finiscono in guai monumentali - peggio che da noi - se sgarrano in un qualsiasi modo. Ma non si ha notizia di magistrati che entrano in politica per bonificarla, che minacciano di fare «un mazzo così» a chi gli sta «sulle palle», che fondano partiti, che spiegano qual è la vera storia d’Italia, che trasformano il bunga bunga in un delitto capitale e che guardano con occhi di bragia chiunque non usi un par di manette come portachiavi.
Sarà che il nostro è pur sempre il paese del melodramma, del do di petto, dei carabinieri col tricorno e dei briganti con lo schioppo, il mantellaccio e il cappello a cono, e che dunque non c’è modo d’evitare che ogni tenore, sul proscenio, cerchi l’applauso alzando e prolungando l’acuto. Siamo fatti così (gigioni e sentimentali, un giorno la tragedia, un altro l’opera buffa, a sinistra Renzi, a destra il Cavaliere) e forse ci dobbiamo rassegnare al fatto che nel nostro Dna ci sono il Coro del Nabucco, l’Elisir d’Amore e Compare Turiddu. Ma guardate i risultati elettorali. Chi ha più voglia di rinnovare l’abbonamento al teatro d’opera?
Qualunque cosa si proponesse, meno d’un anno fa, il rettore bocconiano, oggi uscito completamente di scena insieme ai suoi banchieri, diplomatici e professori, non diventeremo mai crucchi, né in politica né in economia, perché, per diventare tedeschi in economia, bisogna essere «disciplinati», come dicevano, con voce grave, i bocconiani quando fantasticavano di cambiare di riffa o di raffa la nostra natura, e per diventare crucchi in politica bisogna essere un po’ spietati (non dico come Hitler con gli ebrei, ma almeno come Angela Merkel con i greci, e anche un po’ con noi). Tedeschi è impossibile, ma italiani è sempre più difficile, sempre più costoso, ma soprattutto è sempre più soporifero, sempre più stucchevole. Non se ne può più di fare gl’italiani, d’approvare o almeno tollerare i tromboni che recitano (male) sul palco della politica, della cultura, del giornalismo, della tv, persino dello sport e dell’avanspettacolo. Ci siamo venuti a noia.