Maria Serena Natale, Corriere della Sera 26/9/2013, 26 settembre 2013
«PER FARE LE GRANDI OPERE SERVE LA REGOLA DELL’ARANCIA»
«Mettiamola così: abbiamo una sola arancia e due persone che la desiderano, come accontentare entrambe?». Johann-Dietrich Wörner ha raccolto la sfida, occorrevano il rigore di una mente matematica e la pazienza maieutica dell’insegnante per scongiurare la guerra dell’arancia. Cinquantanove anni, ingegnere civile ed ex rettore dell’Università tecnica di Darmstadt, dal 2007 presidente del Centro tedesco per l’aeronautica e l’astronautica, Wörner ha coordinato e diretto i lavori del Forum di dialogo regionale istituito per risolvere il conflitto sull’ampliamento dell’aeroporto di Francoforte.
Un processo sociale articolato che per le implicazioni in termini di rappresentanza civile, dibattito democratico, impatto storico e ambientale mette in discussione il pensiero dell’antropologo francese Marc Augé sui non luoghi, quegli spazi franchi della «surmodernità» spogliati d’identità e sottratti alla relazione come autostrade e aeroporti.
L’hub di Francoforte, il più grande in Germania, è diventato negli anni il perno di un complesso sistema di relazioni maturate nel conflitto tra poteri economici e comunità locali sul progetto per la realizzazione della quarta pista annunciato nel 1998, quando era ancora viva la memoria delle proteste per la terza corsia culminate in violenti scontri con la polizia e nella traumatica uccisione di due agenti durante una manifestazione del 1987. Dalla volontà di non infliggere una nuova ferita al territorio e di rinsaldare il tessuto sociale attraverso pratiche di responsabilità condivisa è nato nel 2000 il Forum di dialogo che ha riunito associazioni dei cittadini, organizzazioni ambientaliste, sindacati, camere di commercio, istituzioni e autorità aeroportuali.
Un laboratorio di cittadinanza attiva per mediare tra istanze apparentemente inconciliabili. Professor Wörner, cosa significa essere il timoniere di un esperimento che coinvolge centinaia di persone, interroga sensibilità diverse, minaccia interessi e prerogative in un contesto polarizzato?
«Significa individuare con chiarezza problemi ed effettive possibilità d’intervento, ascoltare senza pregiudizi le ragioni di tutte le parti, trovare un linguaggio comune a più discipline, adoperarsi per essere riconosciuto come soggetto imparziale. Fui chiamato a dirigere i lavori per il mio profilo neutrale e ho sempre cercato di restare fedele a questo principio».
Quale metodo ha seguito per orientare la trattativa?
«Il metodo dell’arancia: due soggetti per un solo oggetto. Lei come risolverebbe il problema?».
Dividendo l’arancia in parti uguali...
«Ma così nessuno dei due avrà piena soddisfazione, a meno di non impostare la questione in modo da far emergere due richieste differenti. Se entrambi vogliono il frutto intero non andremo lontano, ma se uno chiede la polpa e l’altro la buccia diventa più facile trovare una soluzione. Semplificando, si sono delineati due fronti, quello favorevole al potenziamento della capacità di traffico aereo e quello contrario all’aumento dell’inquinamento acustico. Alla fine abbiamo costruito la pista e ottenuto un bando per i voli notturni tra le 23 e le 5 del mattino. Certo il processo continua, nascono nuove esigenze e non c’è mai totale pacificazione, ma abbiamo trovato una strada».
Rigore scientifico, creatività, autorità morale sono le condizioni per promuovere un dialogo autentico che sappia inglobare e superare il particolare nell’interesse della collettività?
«Le persone sono pronte al dialogo, occorre un clima che lo favorisca. In questo ha responsabilità la politica, che nel nostro caso si è dimostrata lungimirante. In presenza di grandi progetti infrastrutturali l’interazione tra cittadinanza e autorità è preminente. Quando ci si rapporta ad altri esseri umani il rigore e la creatività sono elementi essenziali ma non sempre le cose procedono in modo lineare, ciò che fa la differenza è il rispetto per tutte le posizioni».